Jolanda
23 Settembre 2017
Dalla sindaca di Jolanda minacciata con l'acido “profonda amarezza” per la sentenza del giudice

Trombin: “Per non essere insultata non avrei dovuto denunciare”

di Redazione | 2 min

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Il sindaco Elisa Trombin

“Rispetto la magistratura. Ma non nascondo la mia profonda amarezza”. Sono passati tre anni da quando un suo concittadino minacciò di farle “farò del male gettandole dell’acido addosso”.

Da allora Elisa Trombin – era il 7 settembre del 2014 – è diventata uno dei simboli della violenza sulle donne e vessillo contro le tante difficoltà che le donne trovano nelle istituzioni. Il caso fece scalpore a livello nazionale, tanto da finire in parlamento e all’attenzione della commissione d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali.

L’uomo finì a processo per minacce. Il gip Piera Tassoni ne dispose l’imputazione coatta e il rinvio a giudizio in quanto responsabile di “una condotta minatoria posta in essere nei confronti del sindaco”, capace di influenzarne il comportamento e la libertà di azione. A quel processo è seguito quello per dei commenti ritenuti diffamatori dalla sindaca di Jolanda di Savoia.

Ma quel processo si è concluso in primo grado con l’assoluzione. Per il tribunale fu solo critica politica. Ora la Trombin ricorda come tre anni fa “sono stata minacciata da uno straniero che mi ha fatto sapere che mi avrebbe gettato in faccia sell’acido”.

Quella persona tra l’altro “aveva più volte tenuto comportamenti aggressivi anche nel mio ufficio di sindaco spostando mobili per protesta perché non aveva avuto l’assegnazione di un alloggio delle case popolari. Me lo ero ritrovato persino sotto casa. Tanto che la mia abitazione è stata sotto osservazione dei carabinieri per un po’ di tempo”.
La prima cittadina di Jolanda fu anche “ascoltata dalla commissione parlamentare per la violenza sulle donne. Quell’uomo è stato condannato con un decreto penale di condanna divenuto definitivo”.

Poi l’altro processo, quello per diffamazione. “Un consigliere comunale ed un’altra persona, entrambe sotto falso nome hanno osato insinuare che mi fossi inventata tutto. La procura li ha portati a giudizio ma il giudice ha sentenziato che si tratta di critica politica. In forma anonima”.

Di qui le conseguenze che ne trae la Trombin: “quindi, essendo io sindaco, per non essere insultata non avrei dovuto denunciare. Questo è l’insegnamento che ne traggo”.

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