Economia e Lavoro
23 Settembre 2017
La Cia: «Contributi necessari ma non sufficienti a contenere il dilagare di alcuni specie»

Danni dalla fauna selvatica, “non bastano gli aiuti della Regione”

di Redazione | 2 min

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Cia Ferrara: “Modifiche della Pac, tempi strettissimi”

Le semine di mais, sorgo e soia sono alle porte e gli agricoltori stanno aspettando per capire se le modifiche alla Pac – il sistema di contributi europei che sostengono la produzione agricola - proposte dalla Commissione Europea diventeranno effettive in tempo, “liberandoli” da alcuni vincoli come il 4% di superficie da lasciare incolta e la rotazione colturale

Gli imprenditori agricoli regolarmente iscritti alla Camera di Commercio potranno usufruire del contributo regionale per l’acquisto di mezzi di protezione dalla fauna selvatica quali recinzioni, shelter, protezioni elettriche, acustiche e visive con sagome. La domanda dovrà essere presentata entro il 2 ottobre e il contributo massimo per azienda è di 2.500 euro, che dovranno essere spesi entro il 31 dicembre 2017. Secondo Cia – Agricoltori Italiani Ferrara si tratta di un intervento necessario, ma non sufficiente a contenere il dilagare di alcuni specie che stanno, ormai da molto tempo, provocando problemi agli agricoltori. E non si tratta solo della ben nota emergenza nutrie, perché a far danni sono anche stormi, colombe, anatre, volpi e lepri come spiega Massimo Piva, vicepresidente provinciale Cia Ferrara.

«Quando parliamo di danni provocati da fauna selvatica – spiega Piva – non si può che citare l’emergenza nutrie, che ormai non è più nemmeno un’emergenza ma una costante nel ferrarese, dove si registrano il 50% dei danni di tutta l’Emilia-Romagna. Il Piano regionale non funziona come dovrebbe, perché non è tarato per la nostra realtà territoriale, visto che il contenimento è affidato a lavoro di volontari coadiutori che lo fanno nel tempo libero e sono fortemente osteggiati dalle associazioni animaliste. Problemi noti, che non saranno risolti da contributi una tantum, anche perché in questo caso non coprono l’acquisto di gabbie e quindi sono del tutto insufficienti.

Oltre alle nutrie però ci sono stormi, cornacchie e gazze che mangiano frutta e ortaggi; colombi e tortore che raccolgono i seminati, tranciano le piante di soia in corrispondenza del terreno e danneggiano fortemente riso e grano. Anche le anatre (folaghe e germani) sono ghiotte del riso in germinazione, mentre lepri e fagiani sono capaci di fare davvero dei disastri su cucurbitacee e mais e le volpi devastano pollai e allevamenti. Queste popolazioni stanno crescendo in maniera incontrollata e i danni alle colture sono di tale entità che occorrono interventi decisi e capillari, un piano per il contenimento meglio gestito e organizzato e soprattutto specifico per un territorio ampio e diversificato come quello ferrarese. Occorre anche lasciare più libertà a chi opera in campagna, per consentire loro di fare un lavoro efficace e puntuale, altrimenti la situazione continuerà a peggiorare. Per gli agricoltori i danni da fauna selvatica non sono un fatto secondario – conclude Piva – ma molto grave perché si va ad aggiungere alla difficoltà generale di fare reddito. Se la marginalità viene erosa da fattori che non hanno niente a che vedere con la capacità imprenditoriale, ma derivano dalla mala gestione di un problema, diventa davvero difficile lavorare nel settore».

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