Attualità
21 Settembre 2017
Per i sindacalisti Corrado Oddi e Natale Vitali l'idea è realizzabile seguendo però alcuni 'accorgimenti'

Bibliotecari in Gad: “Da provocazione a progetto concreto”

di Redazione | 3 min

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“La “provocazione” lanciata in questi ultimi giorni di mandare 12 bibliotecari in zona Gad è decisamente utile e stimolante e merita un approfondimento, se si vuole trasformarla da suggestione a possibile progetto concreto”. Commentano così Corrado Oddi, Rsu Comune di Ferrara e bibliotecario, e Natale Vitali, segretario generale Fp Cgil Ferrara, la provocazione culturale lanciata da liberi professionisti, insegnanti, abitanti del quartiere e altri cittadini in seguito alla notizia dell’arrivo del militari nella zona Gad.

La riflessione viene ripresa dai due sindacalisti che ne hanno avvertito l’esigenza soprattutto a fronte dell’imperversare di indicazioni semplicistiche e di vere e proprie speculazioni politiche intrise di razzismo e xenofobia”. “Se non si parte da qui – affermano – dalla necessità di ricostruire un tessuto di convivenza coeso e solidale – a maggior ragione nel momento in cui comunque ci misureremo sempre più con il dato strutturale dell’immigrazione-, non ci potranno essere risposte significative anche al giusto bisogno di sicurezza che proviene dalle persone e che il necessario intervento contro i comportamenti delinquenziali non è in grado da solo di soddisfare”.

Sulla proposta di avere nella Gad un punto bibliotecario, Oddi e Vitali convengono “che quest’ipotesi potrebbe contribuire, assieme ad altri interventi, a creare una nuova vivibilità del territorio, ad ampliare i momenti di aggregazione dei cittadini, vecchi e nuovi, a promuovere una possibilità di incontro tra esperienze e realtà differenti, anche dal punto di vista culturale ed etnico”.

Perchè ciò possa diventare progetto concreto e innovativo, occorre però “assumere almeno due coordinate di riferimento di fondo”. “La prima – spiegano – è che dar vita ad un punto bibliotecario al Gad non può essere semplicemente una replica dell’esperienza attuale del polo bibliotecario cittadino: esso va concepito in modo nuovo, più come luogo di incontro, di animazione culturale, di socializzazione delle esperienze presenti nel territorio, di mediazione interculturale che come sede di prestito e circolazione del patrimonio librario (che, ovviamente, pure ci vuole). In questo senso un punto bibliotecario all’interno del Gad potrebbe essere anche momento di sperimentazione per una nuova idea strategica dell’intervento culturale nella città, entro cui riposizionare anche il polo bibliotecario. E’ quanto abbiamo provato a sostenere almeno da un anno in qua nel confronto con l’Amministrazione comunale, a dire il vero riscontrando scarsa comprensione dello spirito che animava questa nostra posizione, e anche pubblicamente, ricevendo repliche ingenerose e fuorvianti. Leggiamo ora di un’intenzione dell’Amministrazione comunale di aprire una nuova biblioteca nell’area sud della città da collocare nel Palazzo degli Specchi: una buona notizia, frutto forse anche dalle riflessioni da noi avanzate, ma che ha bisogno di essere riempita di contenuti concreti, attraverso un confronto che continuiamo a chiedere, con l’idea che da lì si possa determinare un investimento effettivo di risorse economiche e di valorizzazione del lavoro di chi opera nelle biblioteche”.

L’opzione di un possibile punto bibliotecario in zona Gad dovrebbe però essere preceduta da un confronto “largo e partecipato”, che sarebbe la seconda coordinata sulla quale muoversi. “Vediamo tale confronto largo e partecipato – spiegano – anche come premessa per una forma di gestione che sia capace di coinvolgere chi ha le responsabilità di gestione di tale servizio, i lavoratori e le loro rappresentanze, gli utenti e i cittadini, le loro associazioni e le comunità presenti nel quartiere. Quello a cui pensiamo è di costruire una sede che veda presenti l’Amministrazione comunale, le rappresentanze dei lavoratori, quella delle associazioni e delle comunità per dare gambe a quella che può essere una nuova esperienza. In modo tale da realizzare sul serio un progetto fondato sul fatto che la cultura è bene comune, costituisce luogo d’incontro tra le persone, produce ponti e non erige muri. E tutto ciò come patrimonio da mettere al servizio per il Gad e per tutta la città”.

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