Cronaca
19 Settembre 2017
In manette anche Wally Bonvicini, paladina di tante lotte contro Carife ed Equitalia, alla quale si erano rivolti anche tanti ferraresi

Nascondevano capitali all’estero dietro il paravento di un’associazione antiusura

di Redazione | 4 min

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(immagine di archivio)

Una associazione antiusura senza scopo di lucro che fungeva da paravento per portare all’estero i patrimoni di evasori fiscali. E tra i principali componenti di quella che gli inquirenti considerano una associazione a delinquere, una paladina di tante lotte contro banche (anche Carife) ed Equitalia, alla quale si erano rivolti anche tanti ferraresi.

Le indagini della Guardia di Finanza di Parma, coordinata dalla procura della stessa città (dove ha sede l’associazione anti-usura, denominata Federitalia), al termine di oltre due anni di riscontri hanno portato all’arresto di otto persone (4 in carcere e 4 ai domiciliari), all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 26 e alla notifica a un notaio e un imprenditore dell’interdizione allo svolgimento di attività professionali e di impresa.

A questo si aggiunge il sequestro della sede dell’associazione antiusura, di 7 società, 3 conti correnti e partecipazioni societarie di 41 persone giuridiche, 16 immobili, 2 siti internet e disponibilità liquide per quasi 7 milioni di euro.

A finire in manette, ora in carcere a Modena, è stata anche Wally Bonvicini, 65 anni, candidata sindaco di Parma nel 2012 con la lista “Buongiorno Italia! Siamo voi!”, presidente di Federitalia. Con lei ci sono sei cittadini italiani e una persona originaria del Senegal, al momento latitante.

Wally Bonvicini è conosciuta a Ferrara per una serie di querele nei confronti di Carife ed Equitalia. La donna ha assistito negli ultimi cinque anni diversi ferraresi in denunce contro usura e pressione fiscale delle banche nei confronti delle imprese tramite la sua associazione, autonominatasi “a tutela dei cittadini”, che offriva tra le altre cose – recitavano i suoi annunci – “perizia gratuita sulle cartelle Equitalia” e “perizia gratuita a tutti i correntisti di Carife sui conti correnti onde richiedere la restituzione degli interessi anatocistici dal 1952”.

E invece Federitalia, secondo le accuse, intentava le cause per guadagnare tempo (usufruendo della sospensione di ogni procedura esecutiva offerta dall’articolo 20 della L. 44/99, il fondo di solidarietà vittime dell’usura) e trasferire i capitali dei clienti all’estero, appropriandosene. Per questo motivo, le denunce querele venivano riproposte senza sosta per anni e davanti disparate procure nazionali nonostante finissero sistematicamente in archiviazione per infondatezza.

In particolare, l’associazione offriva, tra gli altri, “servizi” finalizzati ad impedire od ostacolare le procedure esecutive – avviate da enti pubblici per debiti verso l’erario (tribunale, ex Equitalia o altri enti di riscossione) o da soggetti privati – nei confronti dei patrimoni personali o aziendali dei debitori. Questi ultimi attraverso il consorzio criminale, stipulavano numerosi negozi giuridici simulati o fraudolenti – fra cui numerosi trust con società con sede legale fittizia in Slovenia, Senegal e Croazia – al fine di sottrarre i patrimoni al fisco o a un eventuale sequestro da parte dell’autorità giudiziaria.

L’operazione, scattata sabato scorso per il pericolo di fuga degli indagati, ha visto impegnati centinaia di finanzieri che hanno eseguito oltre agli arresti anche sequestri patrimoniali e perquisizioni, oltre che a Parma, anche ad Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e, in particolare, a Ferrara.

Il sistema di frode, unico nel suo genere, mirava ad approfittare della debolezza psicologica di alcuni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest’ultimi, non solo laute parcelle per l’avvio della “procedura criminale” offerta dall’associazione, ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo, anche sotto forma di “vitalizio”.

La restituzione, però, non avveniva mai o solo in parte in quanto, successivamente, gli indagati si rendevano irreperibili: è il caso di una imprenditrice che, nelle dichiarazioni rese ai finanzieri, ha dichiarato di essere stata persuasa a versare la somma di 300.000 euro su conti intestati ad una società senegalese con la promessa, non rispettata, di restituirgliela sotto forma di vitalizio mensile non tracciabile.

In altri casi vari gli imprenditori, avendo deciso di non pagare Iva e altre imposte sui redditi, hanno affidato i propri patrimoni all’associazione e adesso sono tutti indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. È il caso, ad esempio, di un’azienda di pavimenti in legno che non aveva versato l’Iva per 60mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240.000 euro.

La Finanza ha calcolato milioni di euro spostati su società estere, in particolare in Slovenia, Croazia e Senegal, attraverso l’apertura di trust o l’affitto di rami d’azienda o la cessione di quote societarie. Le attività economiche, tuttavia, continuavano senza soluzione di continuità agli occhi dei clienti: una volta creata sulla carta la società estera, infatti, veniva contestualmente aperta una unità locale in Italia che, ovviamente, coincideva con la sede della società o azienda originaria.

Il tutto grazie alle competenze professionali di un notaio compiacente.

Nel corso dell’indagine la Guardia di Finanza di Parma ha individuato ben 49 trust nonché riscontrati 71 cessioni di quote societarie, 12 affitti immobiliari, e 3 cessioni di rami di azienda, a fronte di debiti tributari non pagati per milioni di euro.

I reati di cui sono accusati gli indagati vanno dalla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, fino alla calunnia.

Il nome dell’operazione, “Parola d’ordine”, deriva dalla traduzione francese del nome delle tre società senegalese, slovena e croata “Motdepasse” che fungevano da “bacinella” di raccolta dei contanti incassati dagli indagati.

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