Uno scorcio di via Rambaldi
Si è aperto con l’udienza filtro di lunedì il processo a carico di Carlo Dedoni – “l’incubo di via Rambaldi” – e della moglie Virginia Cerasi, imputati a vario titolo per minacce, atti persecutori e atti osceni: una specie di ‘stalking di quartiere’.
Il giudice Varatan Giacomelli ha ammesso le liste testimoniali presentate dai difensori degli imputati (gli avvocati Gianluca Filippone per Dedoni e Riccardo Ziosi per Cerasi) e delle parti civili (rappresentate dall’avvocato Patrizia Micai), chiedendo però di sfoltirle un po’ per non allungare troppo i tempi del processo.
Dedoni – che è agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato una pena a un anno, con braccialetto elettronico, per aver massacrato un suo vicino di casa – era presente in udienza, portato dalla polizia penitenziaria.
La vicenda è quella nata con il caso del gatto Poirot per poi culminare quando Dedoni, picchiò a sangue il 61enne Gian Roberto Luzi davanti alla sua abitazione, adiacente a quella dell’aggressore.
Luzi, la moglie Rita Volpi, insieme a un’altra coppia di vicini, Antonio Faedda e Cristina Vici, si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Patrizia Micai e hanno chiesto di sentire come testmoni delle persecuzioni, minacce, violenze e offese che hanno subito i vicini della porta accanto. Almeno fino a gennaio 2017 (periodo di riferimento nel processo).
Si ritorna in aula il prossimo 12 ottobre.
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