Sport
16 Settembre 2017

Sergio Brio. “L’ultimo stopper” si racconta a Ferrara

di Redazione | 3 min

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di Andrea Mainardi

Una carriera vissuta con la maglia della Juventus ‘cucita’ addosso tra successi, gioie e dolori di un ‘bambino’ di Lecce diventato poi un grandissimo del calcio italiano. È questo quello che racconta l’autobiografia di Sergio Brio, scritta in collaborazione con Luigia Casertano ed edita da Grauss Editore.

L’opera letteraria ‘L’ultimo stopper’ è stata presentata, tra le altre locations, anche a Porotto durante la tradizionale festa del Pd sui campi sportivi della Vigaranese X Martiti. Il ricavato della vendita del libro inoltre andrà interamente in beneficenza alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro. A spiegare la nascita dell’opera è stata l’autrice Luigia Casertano: “Questa è un’idea nata a cena con amici comuni, ma non nascondo che non sia stato facile convincerlo a scrivere un’autobiografia. Ho incontrato diversi giornalisti sportivi che mi hanno aiutato con diverse testimonianze. Abbiamo raccontato episodi diversi, dai più belli e divertenti ai più difficili come la tragedia dell’Heysel. Ho potuto scoprire una persona come Sergio che ha inseguito e realizzato il suo sogno con passione senso di sacrificio, ho trovato in lui una grandissima umanità”.

È poi il momento dell’ospite tanto atteso, Sergio Brio, non prima delle foto e degli autografi di rito: “Conosco poco Ferrara ma un mio caro amico di Torino nativo di Portomaggiore e che è scomparso lo scorso anno, me ne ha sempre parlato benissimo. Questa biografia parla di me un bambino nato a Lecce che giocava a pallone sotto casa. Nel mio stesso palazzo abitava l’allora portiere titolare della squadra della mia città, e riuscii a convincere mia madre a parlargli per farmi fare un provino nel Lecce. Andò bene e mi presero, lì conobbi un allenatore che fu importantissimo per me come Attilio Adamo e feci tutta la trafila delle giovanili fino ai diciotto anni. Fui vicino all’essere venduto in Prima Categoria per quattrocentomila lire ma mi opposi e riuscì a debuttare in prima squadra. Da allora fui convocato anche nelle nazionali giovanili e tante squadre tra cui Milan, Fiorentina, Juventus e Cesena si interessarono a me. L’allora presidente della Juventus Boniperti riuscì a battere la concorrenza del Milan pagando ottanta milioni di lire per me, e mi trovai in una squadra piena di grandissimi campioni come Zoff e Scirea. Dopo dodici anni pieni di successi, mi dedicai brevemente alla carriera di allenatore, mentre oggi sono nel mondo della comunicazione collaborando con Radio Rai dove mi sto togliendo molte soddisfazioni”.

Sergio Brio è stato uno dei pochissimi giocatori al mondo a vincere tutti i titoli di club possibili vivendo momenti davvero intensi. Tra questi vanno citati il primo rigore tirato (e segnato) dopo il pareggio ai supplementari nella Coppa Intercontinentale del 1985 contro l’Argentinos Juniors: “Ero davvero stanco, ma ricordo gli incoraggiamenti di Trapattoni che mi aiutarono a segnare”, e la tragedia dell’Heysel di Bruxelles sempre nel 1985. In quella finale di Coppa dei Campioni infatti ben trentanove tifosi della Juventus persero la vita: “Venimmo a conoscenza del numero reale di morti solo tre ore dopo la partita – racconta Brio – credo che il pensiero debba sempre andare alle famiglie di coloro che non ci sono più senza strumentalizzare questa terribile vicenda”. L’ex stopper esprime inoltre il proprio pensiero sulla Juventus di oggi: “C’è ancora del gap da colmare per vedere la Juventus tra i top club d’Europa, il fare solo plusvalenze non si coniuga col vincere. Giocatori come Khedira, Mandzukic e Dani Alves sono ‘saldi’ di grandi squadre, per vedere la differenza che c’è stata nella finale di Champions League contro il Real Madrid basta confrontare le sostituzioni delle due squadre”.

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