Attualità
29 Agosto 2017
L'arcivescovo in visita alla parrocchia di S. Agostino. "Dobbiamo dare testimonianza di come si può vivere bene"

Mons. Perego: “Convivenza forzata tra diversi: molto prima della Gad”

di Redazione | 2 min

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“Nei luoghi dove più acute sono le ferite causate dall’abbandono, dal disagio, dalla convivenza forzata tra diversi, due sono le strade che ognuno può scegliere: quella della chiusura e dell’egoismo, o quella dell’incontro e della comunione. Vie entrambe rischiose, ma che, nel loro sviluppo, mostrano la propria aderenza, o meno, alla realtà”.

Con queste parole l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Gian Carlo Perego ha aperto la sua visita alla parrocchia di Sant’Agostino, in occasione della festività del vescovo d’Ippona. “Così è sempre stato – prosegue il monsignore – e così è, a maggior ragione, nel nostro Paese in questo periodo storico di migrazioni di massa. Nella nostra città, prima che il Gad diventasse luogo-simbolo di queste contraddizioni, un altro quartiere, quello che vede come perno Viale Krasnodar, rappresentava nel bene e nel male tutto ciò”.

Una realtà senza tempo, che ricorre nella storia fin dai tempi in cui “l’impero romano stava morendo sotto l’immoralità e per l’incapacità di difendersi dai popoli invasori”, come riporta il parroco don Michele Zecchin, introducendo la Santa Messa, dall’opera di S. Agostino redatta nel quinto secolo, che esorta i propri fedeli, intimoriti dalle invasioni e incapaci quindi di pensare a Dio come un padre che li protegge, a non rinunciare al fondamento della nostra fede”.

“Oggi siamo in una situazione simile – prosegue l’arcivescovo – si parla di invasione, di perdita della nostra identità. Non la chiusura e l’odio, però, permetteranno di affrontare questa situazione, ma la testimonianza. Mai come oggi siamo chiamati a testimoniare la novità dell’amore cristiano: le persone che ci incontrano devono poter dire ‘guardate come vivono bene’. Oggi la città di Dio è la città che fa della cultura dell’incontro la realtà più vera e importante, altrimenti diventa la città dell’uomo, dove a dominare è l’individualismo, l’egoismo, l’avidità, dove si è incapaci di ricostruire la propria comunità”.

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