Occhiobello
24 Agosto 2017
“Continuiamo a sostenere la via della prevenzione e dell’indagine piuttosto di quella dei veleni abbattenti", spiega Davide Diegoli

Zanzare, studi e monitoraggi per capire meglio la West Nile

di Redazione | 2 min

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Occhiobello. Una collaborazione fra Comune di Occhiobello e Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per un progetto internazionale dell’European center for disease prevention and control (Ecdc). L’ obiettivo è aumentare le conoscenze sul virus West Nile trasmesso dalla zanzara comune (Culex pipiens). Il progetto, chiamato Vector control analysis project (Veca) e al quale partecipano anche Grecia e Armenia, intende valutare l’efficacia delle tecniche di controllo del vettore del virus, cioè la zanzara comune. Occhiobello è stato scelto perché è uno dei pochi comuni italiani che applica il controllo delle zanzare basato sulla raccolta di dati privilegiando la prevenzione come sistema di lotta. Nell’ area di Occhiobello sono stati collocati due tipi di trappole che catturano zanzare di diverse specie, ma in particolare la zanzara comune.

“La possibilità di osservare lo sviluppo di un tipo di zanzara in modo ancora più selettivo – spiega Davide Diegoli assessore all’ambiente -, ci ha rivelato dove e come agire con maggiore precisione”.

“Continuiamo a sostenere la via della prevenzione e dell’indagine piuttosto di quella dei veleni abbattenti – aggiunge Diegoli –, che, in ogni caso, hanno un’ efficacia limitata rispetto a un sistema, seppur più complesso, basato sulla prevenzione”.

Grazie, infatti, a questa rete di monitoraggio, il Comune ha messo in atto azioni di controllo in aree mirate per ridurre il problema. Dall’ analisi della raccolta trappole, è emersa la presenza di numerosi esemplari di Ochlerotatus caspius in una zona rurale di via Piacentina che, assieme alla zanzara tigre (Aedes albopictus) e alla Culex pipiens, è tra le zanzare più diffuse durante il periodo estivo.

L’ insolito aumento della Caspius è stato osservato anche in altre zone del Polesine e del ferrarese, il fenomeno è dovuto alla stagione particolarmente siccitosa che ha portato a un incremento dell’ acqua nei fossi e nelle scoline, in modo del tutto artificiale, per l’irrigazione.

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