Lettere al Direttore
19 Agosto 2017

Obiezione di coscienza e ong

di Redazione | 2 min

Gentile direttore,

fa piacere sapere che l’arcivescovo ricordi il diritto all’obiezione di coscienza su aborto ed eutanasia, e auspichiamo che su questi temi, come sull’utero in affitto e le unioni civili, faccia sentire un po’ di più la sua voce, su altri temi forte, insistente e stentorea.

Tuttavia l’equivalenza tra il diritto all’obiezione di coscienza nel caso di aborto e quella delle Ong alla presenza dei militari sulle loro navi non sta in piedi, caro monsignore. Perché nel primo caso si tratta di rifiutarsi di collaborare ad un’ uccisione diretta (l’obiezione di coscienza non è una “trasgressione” della legge), mentre rifiutarsi di sottostare ad una legittima richiesta dello Stato che, in nome della trasparenza e della legalità, intende mantenere la sicurezza ed evitare la tratta degli esseri umani, è una patente violazione della legge.

Dire il contrario significa implicitamente sostenere che lo Stato italiano vuole l’uccisione degli immigrati. Lo Stato non ha vietato alle ONG di intervenire, ma le ha dato delle regole da rispettare, tra cui la presenza di militari per sorvegliare le loro attività, visto proprio che c’è il fondato dubbio che, come riconosciuto dallo stesso mons. Perego, le ONG abbiamo “potuto favorire ingenuamente o consapevolmente il traffico di esseri umani”.

Per cui in questo caso l’obiezione di coscienza non è applicabile, ma risponde solo ai desiderata delle ONG. Che razza di obiezione di coscienza è quella di chi, accusato di agire contro la legge, afferma di avere il diritto di non venire controllato da nessuno, neppure dall’autorità legittima?

Quanto all’esempio del suo predecessore, il vescovo Ruggero Bovelli, che avrebbe agito disarmato, ancora una volta Perego fa una terribile confusione: non capisce la differenza che esiste tra l’azione di un singolo cittadino, magari cattolico, e lo Stato, cioè l’autorità pubblica, e neppure la differenza che passa tra un fatto avvenuto in un momento straordinario, in tempo di guerra (aprile 1945), e un fenomeno da gestire in modo ordinario, in tempo di pace, con continuità e metodo.

Cordialmente

Sara Gilli

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