Politica
30 Luglio 2017
La risposta del coordinamento provinciale di Mdp alla proposta di Marattin per evitare il conflitto d'interessi

Hera-Atersir. Articolo 1: “Vendere le azioni non è la soluzione”

di Redazione | 3 min

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di Coordinamento Provinciale Articolo 1 – Movimento Democratici e Progressisti

Le risposte sin qui succedutesi alle sollecitazioni rivolte da Luigi Marattin all’Amministrazione Comunale circa l’opportunità di vendere le azioni Hera nella disponibilità dell’Ente, risolvendo così un conflitto di interessi non certo recente, ci suggeriscono la necessità di qualche supplemento riflessivo.

Andrebbe ricordato che l’ipotesi della cessione di quote societarie delle partecipate è tutt’altro che un inedito, ma una costante che attraversa, spesso ideologicamente, il dibattito pubblico, manifestando sintonie molto frequenti tra le proposte avanzate dal centro-destra e diverse soluzioni indicate da alcuni esponenti del Partito Democratico. Lo spettro delle privatizzazioni diffusamente evocato come antidoto miracoloso contro sprechi e inefficienze, ci pare abbia di questi tempi mostrato, in quanto agli esiti desiderati, non poche perversioni. La vocazione esclusiva alla massimizzazione del profitto è incompatibile con gli obiettivi di interesse generale che dovrebbero caratterizzare alcune aziende. Basti citare quello straordinario presidio socio-sanitario ancora rappresentato dalle nostre Farmacie Comunali, le quali si adoperano, proprio in virtù del loro profilo pubblico, per garantire alla cittadinanza una insostituibile prossimità.

Ci pare dunque paradossale che per dismettere la duplice veste di controllore e controllato, consentita dal quadro normativo attuale, si debba necessariamente procedere alla cessione di un patrimonio azionario, peraltro in larga parte vincolato da un patto di sindacato che ne imporrebbe la vendita solo ad altri Comuni. Il persistere di tale imposizione cautelativa ha garantito sin qui il prevalente pubblico di quello che, a ragione, può essere considerato uno dei più rilevanti gestori dei servizi pubblici locali della nostra Regione e del nostro territorio provinciale.

Non è pertanto difficile comprendere che l’oggetto della discussione non riguarda semplicemente il recupero nell’immediato di risorse significative, ma allude ad una assicurazione sul futuro che coinvolge centinaia di lavoratori e la possibilità stessa di decidere come gestire diversi servizi, ai quali il legislatore ha voluto riconoscere una rilevanza economica, pur configurandosi essi come una assoluta necessità per la collettività.

Vendere ora, come accadde nel 2013 quando si realizzò un incasso non certo massimizzante, significherebbe non solo ignorare il corso del titolo in costante crescita, ma compiere un atto i cui effetti finanziari si esaurirebbero nella contingenza e senza significativi benefici per l’esposizione debitoria comunale.

Per converso, e questo è a nostro parere l’aspetto tematico che richiederebbe maggior lungimiranza, qualora si procedesse nella direzione indicata da taluni la Città alienerebbe saperi difficilmente recuperabili e rinuncerebbe a facoltà decisionali che si riveleranno decisive a ridosso delle ormai ravvicinate scadenze dei contratti servizio. Non si può continuare ad ignorare che nel 2011 i cittadini si espressero a larga maggioranza su diversi quesiti referendari, uno di questi riguardava segnatamente l’obbligatorietà della gara per definire l’affidamento dei servizi pubblici locali. Il responso elettorale rimosse quell’imperativo, evidentemente perché i più ritennero pericoloso escludere altre prospettive, non si commetta ora un errore altrettanto preclusivo.

*Coordinamento Provinciale Articolo 1

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