Eventi e cultura
28 Luglio 2017
Palazzo della Racchetta hab ospitato l'ultimo appuntamento della rassegna letteraria con Ivano Marescotti ed Elena De Curtis

Comicità made in Italy ad ‘Autori a Corte’

di Redazione | 4 min

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È stato un ‘one man show’ misto fra Holliwood e la Romagna quello offerto martedì sera a Palazzo della Racchetta dall’istrionico Ivano Marescotti. Il conosciuto e amato attore romagnolo è venuto a Ferrara per presentare la sua personale versione di “Pierino e il lupo”, la celebre fiaba in musica di Prokofiev. Insieme a lui, come ospite d’onore della serata conclusiva della rassegna “Autori a corte”, Elena De Curtis, nipote del principe della risata Antonio, in arte Totò, che ha presentato la nuova edizione del libro di sua madre Liliana, “Totò mio padre”, ripubblicato da Rizzoli in occasione del cinquantenario della morte dell’artista partenopeo (leggi l’intervista in esclusiva).

Quella di Marescotti è una versione particolare di “Pierino e il lupo”, o meglio “Pirèta e è lòpp”: “ho tradotto direttamente dal russo di Prokofiev in dialetto romagnolo” e, infatti, è completo di testo a fronte. Il libro, corredato di cd, raccoglie il lavoro svolto dal Duo Clavier e da Ivano Marescotti attorno al progetto “Suoni da favola”. “Mi sono divertito tantissimo a farla, perché è stata inventata per insegnare ai ragazzi a suonare gli strumenti musicali e ogni personaggio è uno strumento diverso” e l’attore ha il compito di fare da trait d’union: “di solito gli attori si limitano a fare la voce fuori campo, io invece faccio teatro, mi muovo con la musica come se fossi un cartone animato”, come in Fantasia di Walt Disney.

Eppure, fino a 35 anni “non avevo nessuna passione per il teatro o la recitazione”: poi “ho deciso di licenziarmi dall’ufficio tecnico del comune di Ravenna dove lavoravo per fare l’attore”. A spingerlo a lasciare il certo per l’incerto? “La disperazione – ironizza Marescotti – non volevo più fare il lavoro che facevo”. “Quando l’ho detto a mia mamma si è messa a piangere – scherza – io ero il primo della famiglia a fare l’impiegato, tutti prima di me erano stati braccianti. Figuratevi quando le ho detto che lasciavo il posto fisso per fare l’attore: si è messa a piangere ancora di più. Non sarà un caso se nel nostro dialetto non c’è nemmeno una parola per tradurre dell’italiano ‘attore’. O meglio – continua – ce ne sono due: una è l’equivalente di ‘commediante’, ma si usa nel detto “Ha una fame da commediante”; l’altra invece è ‘artèsta di cino’, cioè ‘attore dei film’: dalle stalle alle stelle insomma”.

E lui ne sa qualcosa, dato che al suo attivo ha anche alcune pellicole holliwoodiane, come per esempio “King Artur” di Ridley Scott, con Clive Owen e Keira Knightley. “Mi hanno chiesto se sapevo cavalcare e io ho mentito spudoratamente: non avevo mai visto un cavallo in vita mia. Per le scene in campo lungo non ci sono stati problemi, hanno usato gli stuntman”, ma quando ha dovuto girare le scene da vicino i nodi sono venuti al pettine: “per fortuna il cavallo non stava abbastanza fermo, impallava l’inquadratura e quindi alla fine mi hanno messo a cavalcioni di una cassetta, tanto l’importante era il mio mezzo busto”. “Al cinema, dove sembra tutto vero, in realtà è tutta finzione”, non è come a teatro “dove la convenzione crea un mondo in cui è tutto vero: nessun matto si sognerebbe mai di dire “Ma quello non è Amleto, lo conosco, è Marescotti””.

E per il teatro Marescotti ha detto no persino a Mel Gibson, che lo aveva scelto per interpretare Ponzio Pilato nel colossal “The passion”: “Ho fatto il provino e Gibson mi ha scelto, ho accettato e mi sono fatto sostituire nello spettacolo che stavo portando in tournée con Vito, io facevo Peppone e lui don Camillo. Poi però tutta la produzione è slittata, comprese le mie scene, perché… la Madonna era rimasta incinta e la pancia cominciava a vedersi. Non si poteva girare con Maria con il pancione, però io dovevo iniziare un altro spettacolo teatrale” e così Marescotti ha fatto il gran rifiuto e a Gibson ha detto: “The next time Mel”.

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