Eventi e cultura
27 Luglio 2017
Intervista a Elena De Curtis, la nipote del principe della risata, a Ferrara per presentare il libro della madre Liliana

Totò in famiglia, tra pubblico e privato

di Redazione | 7 min

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È appena stata a Bologna, dove la Cineteca ha presentato la versione restaurata de “I due marescialli”, nei prossimi giorni andrà a Ischia perché quest’anno, durante la tradizionale Festa a mare agli scogli di Sant’Anna, fra le barche allegoriche della baia ce ne saranno anche tre dedicate a suo nonno, il Principe della risata, Antonio De Curtis.

Elena De Curtis, figlia di Liliana ed ‘erede al trono’ della risata, è arrivata a Ferrara martedì per presentare il libro di sua madre, “Totò mio padre” (edito da Rizzoli) nella serata conclusiva della rassegna letteraria cittadina “Autori a corte”.

Estense.com ne ha approfittato per un’intervista in esclusiva non solo sul volume, una nuova edizione arricchita di un lavoro della metà degli anni Novanta, ripubblicata nell’anno del cinquantenario della scomparsa di Totò.

Per Liliana De Curtis, oggi 84enne, la presenza del padre è ancora “così viva” da spingerla ad “arricchire con nuovi episodi” la storia “di un padre e di una figlia che nei loro contrasti si sono amati”, un omaggio al padre, al marito, all’uomo, all’artista, per restituirne “la profonda umanità” e narrarne “l’inquieta esistenza”, “il racconto della tua vita con gli occhi di una figlia” – come scrive nell’introduzione che è anche una sorta di lettera-dedica – “gli unici che hanno potuto guardare oltre il sipario che nascondeva la tua anima”.

“È un libro particolare, perché mamma fa il punto del rapporto che c’è stato fra loro due, una grande storia d’amore fra padre e figlia – racconta Elena De Curtis – per mia madre mio nonno ha rappresentato qualcosa di enorme e lo stesso è stato per lui: come si dice a Napoli, “i figli so’ piezzi ‘e core”. Il libro racchiude gioie, dolori, incomprensioni”, ma è anche una sorta di bilancio di una figlia diventata adulta e genitore a sua volta, “che si rende conto dei suoi errori e di aver fatto a volte soffrire il padre”.

E il rapporto che lega Elena De Curtis a sua madre Liliana sembra essere molto simile a quello fra quest’ultima e il celeberrimo padre: “Io sono la più piccola, ho un rapporto un po’ diverso rispetto ai miei due fratelli, quasi simbiotico, anche per questo forse ho preso in mano il testimone del suo lavoro su mio nonno. Dall’altra parte c’è la voglia di riscoprire la figura del nonno in tutta la sua complessità: per me è sempre stato ‘nonno’, un componente della famiglia, ma ora più indago la sua persona più mi rendo conto di tutto quello che ha rappresentato e rappresenta quest’uomo”.

“Più indago la sua persona più mi rendo conto di tutto
quello che ha rappresentato e rappresenta quest’uomo”

Tutto è nato due anni fa, quando Elena ha accompagnato Liliana a Ostuni, dove Enzo De Caro stava facendo “un percorso sulla vita di Antonio De Curtis”.

Poi nel 2016 Elena ha fondato l’Associazione Antonio De Curtis in arte Totò per “portare avanti il lavoro di mia madre e reperire e preservare tutto il materiale su mio nonno, oltre a quello che già possediamo in famiglia”.

Il primo grande risultato è stata la mostra antologica “Totò genio”, che ha realizzato insieme ad Alessandro Nicosia e Vincenzo Mollica, “estimatore e collezionista di oggetti di Totò”: inaugurata a Napoli, ma itinerante – ora è a Santa Marinella con alcune immagini inedite di Totò e Rossellini, poi andrà a Lugano – racconta il genio di Totò visto da altri geni, come per esempio Pasolini e Fellini, con il quale c’era già un progetto di film insieme, e ancora Dario Fo che “fu uno dei primi a riscoprire mio nonno e a descriverne le peculiarità”.

Quest’anno, il cinquantesimo della sua scomparsa, è stato “un anno molto intenso”, un boom di celebrazioni in tutta Italia, gli è “stato restituito il posto che gli spetta come grande artista italiano del Novecento”. Un riconoscimento dimostrato anche dalla laurea honoris causa in discipline dello spettacolo conferitagli lo scorso aprile dall’Università Federico II di Napoli. Secondo la nipote Totò “si sarebbe divertito e avrebbe sbeffeggiato” questa ‘laura’ come l’avrebbe chiamata, ma come Antonio De Curtis “credo sia il giusto tributo a questa persona che continua a regalarci gioia”.

Ora il prossimo passo è il museo, di cui Liliana De Curtis parla anche nel libro “Totò mio padre”: “è un desiderio di mia madre e la mostra ci ha aiutato a capire come potrebbe essere realizzato”.

Sia per Liliana, sia per Elena è impossibile scindere l’uomo dal personaggio, Antonio De Curtis da Totò, “il volto dalla maschera”, anche perché come affermò lui stesso in un’intervista: “è Totò a darmi da mangiare”.

E’ sempre rimasto molto umile e riservato, non si è mai dimenticato da dove proveniva

Però nel tempo “Totò ha un po’ schiacciato Antonio De Curtis”: “non solo un attore di film comici, ma un attore di teatro, un poeta, un autore di canzoni, un vero e proprio artista”. Ecco l’obiettivo di questo libro e dell’impegno di figlia e nipote: far riscoprire tutte le sfaccettature di questa icona del Novecento italiano.

“Lui non credeva di arrivare ad avere questo successo – confida Elena De Curtis –, sapeva che voleva fare l’attore, che questa era la sua passione, ma non avrebbe mai pensato di diventare l’icona ‘Totò’, ecco forse perché è sempre rimasto molto umile e riservato, non si è mai dimenticato da dove proveniva”. Lui non si mai dimenticato del Rione Sanità, dove era nato, e di Napoli, era un “passaggio obbligato; e a Napoli da sempre c’è “il popolo di Totò”, per Napoli “nonno è una persona di casa, un parente stretto”: “la sua tomba è custodita da più di vent’anni da una famiglia napoletana e sui quaderni che abbiamo messo per chi lo va a trovare ci sono frasi bellissime, dai fidanzati che gli raccontano del loro primo incontro alle madri che chiedono come risolvere i problemi con i figli, ai bimbi che gli lasciano le caramelle”.

È la famiglia supplementare con la quale quella di Liliana ed Elena ha dovuto imparare a convivere: la figlia nel libro confessa che a volte è stato difficile ed è stato un peso essere la figlia di una sorta di mito, ma “alla fine invece di soffocarmi, mi rassicura”, scrive. Per Elena non è stato così: “non è stato affatto un peso condividere il nonno con il suo pubblico, anzi. Per lui io ho una sorta di rispetto reverenziale, forse anche perché non l’ho mai conosciuto”.

Fra i molti aneddoti, scritti nel libro oppure narrati dalla madre e dalla nonna, Elena De Curtis ce ne ha voluti regalare due, uno sulla vita di scena e uno sulla vita privata. Il primo, neanche a farlo apposta, riguarda proprio lo spettacolo di rivista con il quale Totò è venuto anche qui a Ferrara, al Teatro Verdi. “Anna Magnani, con la quale ha recitato in una rivista e con la quale era molto amico anche se si punzecchiavano spesso, si lamentava del fatto che lui le rubasse un po’ la scena e che i riflettori fossero sempre puntati su di lui; allora una sera la accontentò e le disse “Io stasera esco al buio”, ma il pubblico lo sentiva comunque, la sua presenza scenica non era diminuita. Anna disse: “Me l’hai fatta ancora una volta!””.

Il secondo, sulla vita privata, dimostra la grande generosità di Totò, che faceva beneficenza in modo anonimo, “mettendo il denaro sotto le porte dei bassi di Napoli, perché non voleva che nessuno gli dicesse grazie”. A Napoli il principe De Curtis “andava sempre dallo stesso sciuscià – lustrascarpe, ndr – e gli dava la famosa banconota da diecimila lire. Poi per tre quattro mesi non scese più in città e quando tornò per farsi lustrarsi le scarpe e fece per dargli la solita banconota, lo sciuscià gli disse: “Principe, voi siete mancato tre mesi, io ci contavo sul vostro denaro”. Mio nonno rispose “Hai ragione” e senza batter ciglio tirò fuori dalla tasca altre trentamila lire.

“Totò è riuscito a riunire tutti gli italiani, del nord e del sud, ricchi e poveri”

Per chiudere, non poteva mancare la domanda: secondo lei cosa di suo nonno continua a far ridere generazione dopo generazione anche a di cinquant’anni dalla sua morte?

“Totò è riuscito a riunire tutti gli italiani, del nord e del sud, ricchi e poveri, Totò è per tutti. Tutti si ritrovano nelle situazioni che ha creato, ha giocato con gli italiani e con l’italiano, in modo da farli ridere di se stessi, ha fatto emergere elementi comuni al di là del tempo a tutti gli italiani, ma non solo perché hanno fatto rassegne dei suoi film in Germania e ho trovato locandine in Polacco”.

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