Cronaca
22 Luglio 2017
Omicidio di Valencia. Lo sfogo di Giulio Cenci e la richiesta alle autorità di fare giustizia

“Perdono Eder, ma non andrò al funerale di mio fratello”

di Marco Zavagli | 3 min

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Perdona chi è accusato di essere l’assassino di suo fratello, ma non andrà al funerale. Giulio Cenci, fratello di Marcello, scrive ai giornali una lettera densa di sentimenti. Sentimenti che vanno dall’amore per il caro scomparso alla rabbia per chi ha preferito voltarsi dall’altra parte.

Sentimenti che spesso cozzano con le “regole e convenzioni della società”. Regole e convenzioni che “ci dicono tutto: come dobbiamo vivere, cosa dobbiamo fare, come ci si comporta in ogni situazione. Le regole e convenzioni dicono anche come ci si deve sentire quando muore un fratello e che necessariamente si deve andare al suo funerale”.

Ma Marcello non c’è più, “nè qualunque cosa io possa fare o dire potrà ridarmelo”. Per questo Giulio Cenci ha scelto di non rispettare “le ‘vuote regole’ che altri hanno scritto per me e, in conseguenza, non sarò al suo funerale”.

Giulio sostiene che “è l’amore che mi legava a mio fratello che mi ha dato la forza di collaborare con le autorità perché sia assicurato alla giustizia il suo carnefice e non mi sono nemmeno sottratto quando è toccato a me l’ingrato compito di riconoscere la salma, già martoriata dalla autopsia spagnola”.

Adesso però dice di no: “non voglio sottopormi a quella che sento essere solo una vuota convenzione, che sarà certamente un sacramento per i credenti ma rappresenterà, per i più, una ‘sfilata’ alla quale probabilmente parteciperanno anche molte persone che sapevano quali erano i propositi di Eder e, ciononostante, si sono girati dall’altra parte per non vedere”.

I funerali che oggi si terranno alle 15.30 nella chiesa di Pontelagoscuro sono dunque “una vuota manifestazione per salutare un ragazzo morto che, per tanti versi, si è pubblicamente ignorato quando era vivo. Ed allora, in definitiva, è meglio se mi fermo qui e mi limito a ricordare Marcello com’era, da ultimo quando venne in Italia per conoscere Romeo, mio figlio appena nato, e successivamente per accompagnarlo al battesimo da padrino”.

Giulio ricorda quei giorni (che coincisero con l’ultima aggressione da parte di Eder proprio sotto la casa dei genitori, lo scorso dicembre). “Ho parlato con lui e sono stato fiero di vedere un uomo, maturo e serio dirmi: fidatevi delle autorità. L’ho stimato per quanto fosse risoluto. Lui ha scelto. E se così è, allora vogliano le Autorità fare Giustizia, che sia di esempio a tutti. Altrimenti, parlare di regole e convenzioni altro non sarà che una vacua ipocrisia”.

Il fratello parla allora di chi ancora è un presunto omicida, Eder Guidarelli Mattioli, il coetaneo di Marcello che conosceva da oltre vent’anni e prova “a fare ciò che ciascun uomo dovrebbe almeno tentare di fare: perdono Eder. Lo perdono per la sua fredda lucidità nel pianificare gli eventi. Lo perdono per la cattiveria nel perseguitare Marcello, visto che sapeva che mio fratello è sempre stato educato al rifiuto della violenza. Lo perdono persino per non aver mai avuto il coraggio di guardare Marcello negli occhi, visto che lo ha sempre e solo aggredito alle spalle”.

“Ho chiesto di partecipare personalmente alla autopsia italiana – conclude Giulio – per accompagnarlo nel suo ultimo difficile viaggio, ma non mi è stato concesso. Ora chi deve fare…faccia”.

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