Economia e Lavoro
18 Luglio 2017
Fai Cisl annuncia un'intervista sulle reali condizioni di lavoro nell'azienda che asserisce di non trovare italiani disponibili

Giovani e agricoltura, “diamo voce ai lavoratori”

di Redazione | 3 min

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Nel recente dibattito in merito al lavoro in agricoltura e alla scarsa reperibilità nella provincia ferrarese di lavoratori italiani nel settore, interviene anche la Fai Cisl che è rimasta “amareggiata per alcune affermazioni apparse sulla stampa nei giorni scorsi”.

A partire dalle dichiarazioni dell’agricoltore Mario Preti, il quale “asserisce teorie che non corrispondono alla realtà”. “Innanzitutto dà una immagine dei giovani italiani veramente squallida – commenta Paolo Fabbiani, segretario generale della Fai Cisl -, che non intendiamo accettare ed alla quale vorrei rispondere dicendo che molti giovani giustamente cercano di inquadrare il loro futuro in un certo modo, attraverso lo studio o la ricerca di un qualcosa di più stabile; ma non va dimenticato che ci sono giovani che invece trovano nell’agricoltura il loro futuro, senza trascurare la difficoltà ad adattarsi ad un lavoro comunque faticoso. Naturalmente come in ogni settore, ci sono anche qui giovani che fanno del lavoro agricolo una soluzione tampone (come succede anche in altri settori come il commercio e turismo ad esempio)”.

“Questo non è di certo un reato – sottolinea Fabbiani -, mentre lo è quando la persona che sia italiana o straniera, giovane e/o studente, lavora senza essere retribuito come da regolare contratto, non gli vengono segnate le giornate di lavoro effettivo, con grave perdita contributiva e di disoccupazione, le ore lavorate non corrispondono a quelle effettivamente retribuite e quando le tutele contrattuali rimangono fuori dall’azienda”.

“Non è la prima volta che lavoratori italiani e stranieri si trovano in competizione per un posto di lavoro – nota il sindacalista -, oppure si verificano casi di tensione scaturiti dalla necessità di mantenere il proprio lavoro e non essere sostituiti da qualche datore di lavoro che propone una tariffa più bassa di quella in vigore nei contratti provinciali (ricordo gli anni dal 2005 al 2007 le tensioni sociali espresse anche al Prefetto, in quanto erano non poche le situazioni in cui i lavoratori stranieri erano al lavoro senza tener conto delle ore fatte, con casi anche di lavoro 7 giorni su 7)”.

Ma il problema su cui il segretario della Fai Cisl vuole dibattere, “sta nelle affermazioni dell’agricoltore Mario Preti in cui sostiene di pagare tutto in regola, secondo le tariffe e in base agli adempimenti di legge, come le altre aziende. Peccato che come sindacato la Fai-Cisl ha avuto nel tempo un riscontro opposto, anche in aziende situate nella sua zona (ricorrendo anche al giudizio del tribunale)”.

A tal scopo, il sindacato annuncia che “nei prossimi giorni daremo parola ai lavoratori che erano in quelle aziende con una intervista sulle reali condizioni di lavoro. La necessità di flessibilità, non deve diventare un paravento – chiosa Fabbiani -, il vero tassello mancante è una vera operatività gestionale tra domanda e offerta, dove possa esserci un controllo sulla applicazione contrattuale e sanare i rapporti di lavoro non chiari. Noi ci siamo mai negati nel cercare una soluzione condivisa”.

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