Attualità
2 Luglio 2017
Negri: "Ius soli istituto inesistente in Stati civili e democratici" ma si sbaglia

Ius Soli, monsignor Negri ‘rimandato’

di Redazione | 3 min

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Il disegno di legge sullo Ius Soli continua a fare discutere, anche a Ferrara. Dopo le dichiarazioni del nuovo arcivescovo Gian Carlo Perego, è il suo predecessore, Luigi Negri ad esprimersi nel merito. Lo fa con un intervento apparso sabato su “La Nuova Bussola Quotidiana”, sito di informazione cattolica.

I toni usati sono diametralmente opposti. Perego aveva favorevolmente osservato l’iter del ddl come “una realtà che non farebbe che migliorare e facilitare i percorsi di partecipazione e d’integrazione”. Il vescovo emerito Negri lo definisce invece un “meccanismo istituzionale che elude l’incontro tra coloro che integrano e coloro che vengono integrati, nel punto più significativo dell’integrazione: la concessione della cittadinanza”.

Nell’esprimere tutto il suo scetticismo verso la bozza di legge, monsignor Negri commette qualche imprecisione. Scrive infatti che “è stato sufficientemente notato che questo tipo di istituto è praticamente inesistente nella maggior parte degli Stati civili e democratici”. Ma in realtà forme di Ius Soli puro, temperato o “doppio” esistono in diversi Stati “civili e democratici”, come ad esempio: Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito, Belgio, Olanda e Svizzera.

Ma non finisce qui, mons. Negri commette un’altra inesattezza. Infatti il vescovo emerito prosegue dicendo: “[…] È da condannare una cittadinanza conquistata senza nessun sacrificio. Acquisire per diritto automatico la cittadinanza ti dà tutti i diritti senza che tu abbia neanche espresso il desiderio di assumere quella struttura di doveri propria di ogni cittadino italiano”. Il ddl però non prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza, tutt’altro.

Dal disegno di legge sono previste diverse modalità di ottenimento della cittadinanza, nessuna delle quali sembra essere una “conquista senza nessun sacrificio”. Il principio detto “Ius soli temperato” prevede infatti la concessione della cittadinanza, per nascita, ai figli, nati nel territorio della Repubblica, di genitori stranieri se almeno uno di loro ha un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo e risulta residente legalmente in Italia da almeno 5 anni. Il principio non si applicherà ai cittadini europei, visto che il permesso di lungo periodo è previsto solo per gli Stati extra Ue.

L’altro modo per ottenere la cittadinanza italiana, per i minori stranieri nati in Italia o entrati entro il dodicesimo anno, che abbiano “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”, a condizione che siano stati promossi. I ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, potranno ottenere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e aver frequentato “un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo”.

A questi percorsi si aggiunge la necessità di presentare anche la dichiarazione di volontà di un genitore del minore all’ufficiale dello Stato Civile del Comune di residenza entro il diciottesimo anno d’età. Pare chiaro come il meccanismo previsto dal nuovo ddl in discussione al Senato sia certamente più inclusivo, ma di certo non “automatico” come sostenuto da mons. Negri che, visti i tempi di esami, a questo punto si meriterebbe di essere quantomeno… “rimandato”.

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