Cronaca
30 Giugno 2017
Il complice è sempre rimasto non identificato. Il rapinatore convinse due amiche a costruirgli un alibi

Scippò e schernì anziana, condannato 19enne a 4 anni

di Redazione | 2 min

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Di nuovo in aula il processo per le presunte mazzette alla Motorizzazione Civile di Ferrara, scoperte dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections grazie al lavoro degli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale, dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di indagine, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 74 persone

Le strappò la borsetta scaraventandola a terra e, andandose, le rise anche in faccia, a ridicolizzare la povera resistenza di un’anziana. È stato condannato dal gup del tribunale di Ferrara uno degli autori dello scippo avvenuto lo scorso 22 gennaio in via Solferino a Barco.

Quel giorno due uomini a volto scoperto hanno scippato una donna di 86 anni che stava rientrando in casa. La malcapitata aveva appena inserito la chiave nella toppa quando si è sentita tirare la borsetta che teneva a tracolla.

La vittima, A.T., ha offerto la resistenza che poteva e il rapinatore a quel punto l’ha scaraventata violentemente a terra. Poi, afferrato il ‘malloppo’, si è vista rivolgere il ghigno di scherno dai due sconosciuti che si sono subito volatilizzati.

Dentro alla borsa c’erano documenti personali e 200 euro in contanti. La cosa più grave furono però le conseguenze patite dall’anziana, che riportò una grave frattura al bacino che la costrinse per mesi all’immobilità.

Per quei fatti le indagini dei carabinieri si indirizzarono verso un giovane residente a Santa Maria Maddalena, Cristian Adamita, 19 anni, di nazionalità rumena.

La donna lo riconobbe dalle foto mostrate dagli inquirenti e successivamente in incidente probatorio attraverso la ricognizione personale. I tabulati telefonici poi dimostrarono la sua presenza nella zona all’ora dello scippo.

A febbraio scattarono gli arresti domiciliari per il sospettato. Il complice rimarrà fino alla fine non identificato. Il 19enne si difese sostenendo che quel giorno si trovava in compagnia di due amiche. Queste ultime si recarono in caserma per essere sentite dai carabinieri e in un primo momento confermarono l’alibi di Adamita. Attraverso intercettazioni ambientali però gli inquirenti scoprirono che in realtà le due ragazze avevano mentito per favorire l’amico. Messe di fronte all’evidenza, furono costrette a ritrattare per non avere guai con la giustizia.

E così al termine del processo di primo grado il 19enne, difeso dall’avvocato Daniela Vitali, è stato condannato su richiesta del pm Giuseppe Tittaferrante a quattro anni per rapina aggravata e lesioni (l’anziana, assistita dall’avvocato Marina Gianchetti, non si era costituita parte civile).

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