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26 Giugno 2017
Eleganza del Settecento europeo

Il Capriccio e la Ragione

di Redazione | 5 min

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di Maria Paola Forlani

Il Settecento vive una stagione artistica ricchissima e varia, espressione di stimoli e cambiamenti che nascono da consapevolezze culturali e conoscenze acquisite nel secolo precedente e, allo stesso tempo, da nuove ed esaltanti scoperte che accelerano i tempi di sviluppo della società civile europea in tutti gli ambiti del sapere.

La mostra, Il Capriccio e la Ragione. Eleganza del Settecento europeo aperta a Prato al Museo del Tessuto, fino al 29 aprile 2019, a cura di Daniela Degli Innocenti (catalogo SilvanaEditoriale), si avvale della determinante e prestigiosa collaborazione del Museo della Moda e del Costume della Galleria degli Uffizi, del Museo Stibbert di Firenze e del Museo Studio della Fondazione Antonio Ratti di Como, nonché di altre prestigiose istituzioni sia pubbliche che private, che hanno permesso la costruzione di un percorso espositivo unico ed inedito su un secolo così ricco e complesso come il Settecento. La mostra presenta una selezione mirata di tessuti, capi d’abbigliamento femminili e maschili, porcellane, oggetti d’arredo, dipinti e incisioni che raccontano e motivano puntualmente i continui passaggi di stili che attraversano questo secolo.

Nella parte dell’esposizione i temi riguardano l’esotismo, un contenuto importante che trae origine nel XVII secolo per effetto delle nuove conoscenze geografiche dovute ai traffici commerciali, alle ambascerie e all’azione delle missioni degli ordini religiosi nelle parti più estreme dell’Oriente, che portano all’attenzione di un vasto pubblico beni di lusso e di consumo che generano interesse e curiosità per le loro particolari e raffinate caratteristiche.

Lacche, porcellane, tessuti, dipinti su carta esprimono infatti linguaggi artistici che giocano su parametri compositivi ed estetici differenti da quelli maturati dalla tradizione europea e, pertanto, ricercati per la loro stravaganza e originalità.

I soggetti, la composizione delle scene e l’inattesa palette cromatiche determinano una profonda trasformazione del gusto verso l’esotismo che ricade sulle produzioni delle maggiori manifatture europee, coinvolgendo principalmente la produzione di beni di lusso.

Questo nuovo flusso di idee alimenta in primis l’attività delle manifatture francesi che, a fine Seicento, vivono una stagione prolifica grazie alle riforme apportate dal governo di Luigi XIV.

La Francia è la prima nazione in Europa che innesca una filiera organizzata di saperi che si declinano in tutti i settori delle arti. Artisti come Charles Le Brun, Antonio Watteau, Jean Berain, François Boucher dedicano parte dell’attività creativa alla progettazione di ornati e impianti decorativi per tessuti, decorazione pittoriche, argenterie che mediano l’ordine compositivo tradizionale con temi e forme della cultura orientale.

Dallo stile Bizzarre, al Revel, al Dentelles, la prima parte del Settecento tessile parla un francese ridondante, rococò che accosta temi mutuati dalla natura (fiori, frutta, conchiglie, paesaggi) al repertorio esotico, fino a citare l’appassionata façon del merletto che infiamma la moda del periodo. Un’estetica che si avvantaggia di un’altissima competenza tecnica che consente non solo di tradurre il dato pittorico in tessitura, ma che lavora ad arricchire i fondali monocromi su cui s’impongono gli ornati con “controfondi” che disegnano effetti minuti e preziosi. A metà secolo le proposte sfarzose promosse dalla corte francese iniziano a convivere e poi a cedere il posto ad una rinnovata attenzione all’ornato studiato sulle proporzioni degli antichi esempi. Un elemento sostanziale che genera un cambiamento di direzione nel gusto è l’avvio di campagne archeologiche, rese note al grande pubblico tramite un’editoria dedicata che documenta i resti architettonici e gli arredi mobili rinvenuti negli scavi.

Il tema delle “rovine”, inizialmente rappresenta in chiave documentaria, si dispiega in un genere carico di suggestioni emotive interpretate da scene di genere con soggetti popolari che descrivono un nuovo rapporto tra natura, umanità e arte.

L’idea classicista, pertanto, accoglie e valorizza contenuti che declinano in valori etici, sociali e politici. Tutto questo trova espressione nella predilezione di ornati che fluidificano le composizioni e, nel tessuto, le regimentano in strutture definite a “meandro”.

Nello sviluppo ascensionale di questi elementi s’inseriscono temi che permangono dalla tradizione precedente come scenette esotiche, capricci con rovine e personaggi, piccole vedute con tempietti classici, mazzetti di fiori che si dispongono nelle anse.

Le strutture del meandro prende forma di rami, nastri, pizzi, pellicce enfatizzando così la presenza reale, soprattutto negli abiti, di tali complementi.

La rarefazione degli ornati, nell’ultimo quarto di secolo, si accentua di pari passo al diffondersi del pensiero razionalista: il gusto trova nuove forme espressive nell’alternarsi di righe di diversa larghezza e colore a ghirlanda sottili e delicate. Anche gli effetti d’armatura si dislocano in direzione delle bande verticali, creando piacevoli e delicati intermezzi.

Alla fine del secolo, pertanto, la riga regimenta le strutture decorative dei tessuti fino a vanificarsi a favore del monocromo. Ecco quindi, che una nuova palette cromatica interviene a favore dell’estetica neoclassica: bianco, rosa pallido, verde acqua, celeste, giallo chiaro restituiti in toni velati. I colori appaiono sbiaditi dal tempo, imbiancati dalla polvere dei secoli.

Nel percorso della mostra sono presenti capi d’abbigliamento maschili e femminili che, contestualizzati con altri manufatti, raccontano la significativa trasformazione delle fogge di questo secolo: dai generosi volumi della robe à la français alla loro riduzione nella robe à la polonaise fino alla citazione classicista della robe en chemise. Un passaggio di forme che nell’abbigliamento segue fedelmente lo sviluppo culturale e sociale del tempo: dai fasti della corte francese alla comodità dello stile di campagna della nobiltà inglese degli ultimi decenni.

Si chiude il secolo del grande artigianato artistico, il mondo dell’industria bussa ormai alle porte.

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