di Cecilia Gallotta
Al suono della campanella delle 13.30 molti dei 2600 studenti ferraresi decidono di consegnare il tema della prima prova di maturità, per la quale è previsto un minimo di sei ore di elaborazione, e che, come sospirano i primi ragazzi fuori dai portoni delle loro scuole, “comunque sia, è andata”.
Ad andare per la maggiore è stato il saggio breve (tipologia B), soprattutto per quanto riguarda la traccia socio-economica, che affrontava il delicato ed attuale tema del lavoro, e “di come lo sviluppo delle nuove tecnologie influisca su di esso”, come spiega Emiliano Sandri della 5^Q del Liceo Scientifico A. Roiti, che auspica “la nascita di nuove tipologie di lavoro ancora sconosciute per contrastare l’automazione di alcuni lavori dovuta all’avvento delle nuove tecnologie”.
Un tema su cui gli studenti si sentono in qualche modo “i diretti interessati”, e per il quale “è inutile continuare a sostenere un paradigma economico che ci obblighi a scegliere tra il lavoro e l’automazione – sostiene Adam Sami della 5^S del liceo classico Ariosto, a fronte del quale ipotizza l’affermazione di una società non repressiva sul modello di Marcuse.
Della tipologia ‘saggio breve o articolo di giornale’, era prevista anche una traccia in ambito artistico-letterario, di fronte alla quale, soprattutto gli studenti del liceo classico, hanno tirato un sospiro di sollievo riconoscendo alcuni dei nomi “più studiati durante l’anno e la notte precedente”: Leopardi, Pascoli e Montale hanno dunque aiutato molti con la loro visione della natura “come rimedio alla corruzione dell’uomo”.
Di grande attualità anche il saggio storico-politico su “disastri e ricostruzioni”, in cui la distruzione della città di Montecassino viene paragonata alla distruzione provocata dai recenti terremoti, e di fronte alla quale, come ha scritto Mattia Mazzini di 5^S, “c’è sempre una ricostruzione”.
Poco successo è stato invece riscosso dall’analisi del testo (tipologia A) anche presso l’Istituto Einaudi, fuori dal quale alcuni studenti di 5^B “non si aspettavano certo Giorgio Caproni”: il poeta livornese del Novecento con la sua lirica ‘Versicoli quasi ecologici’, è risultato infatti sconosciuto alla maggior parte degli studenti, disattendendo le loro speranze su Pirandello, in cima ai pronostici del ‘toto-tema’.
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