Sport
18 Giugno 2017
“I tifosi della Spal si meritano questa promozione per tutti i magoni che hanno dovuto mandare giù”

Maurizio Bedin e quel gol sotto la Ovest

di Redazione | 5 min

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Maurizio Bedin muove i primi passi nel mondo nel calcio, nell’A.C. Reschigliano, squadra di Campodarsego in provincia di Padova, prima di essere notato e tesserato dalla Juventus. Resterà due anni nelle giovanili della squadra bianconera prima di tornare a casa. Giocherà nelle giovanili del Padova, dove nel 1997 a soli diciassette anni fece il suo esordio in serie B collezionando nove presenze.

Venne successivamente acquistato dall’Udinese che lo inviò in prestito in diverse squadre di serie B e serie A tra le quali Monza, Lecce e Sampdoria. Nel 2001 rientra alla base, dove, però colleziona solo cinque presenze in due anni circa di serie A con i friulani. Dopo una stagione in B al Cosenza, culminata con la retrocessione della squadra calabrese, nel 2003 si trasferisce al Padova, dove rimane per ben quattro stagioni segnando anche i suoi primi due gol fra i professionisti. Seguono altre esperienze, più o meno fortunate, sino a quando viene ingaggiato dalla Spal, nel 2009, per affrontare il campionato di Prima divisione.

Alla Spal, Maurizio, colleziona settantasette presenze e un gol. Non sazio di una carriera da giramondo, a trentasei anni decide di tornare a casa, e con la fascia da capitano al braccio trascina il Campodarsego alla promozione dal campionato di Eccellenza a quello della Serie D. Successivamente ha fatto il corso per diventare allenatore e attualmente allena una squadra del settore giovanile del Campodarsego.

Piace ricordare che il 19 luglio, il Campodarsego sarà una delle prime avversarie della Spal durante il ritiro estivo a Tarvisio, ma Maurizio non ci sarà perché ha appena cambiato squadra.

Ciao Maurizio, come va? Giochi ancora, giusto?

Ciao, sto benissimo. Sì, nonostante abbia preso il patentino per poter allenare, mi sento in splendida forma, e sto giocando. Se il fisico me lo permetterà, vorrei continuare a farlo ancora per un paio di anni.

Sei tornato a giocare “a casa tua”?

Sì, queste ultime due stagioni ho giocato nel Campodarsego. Difendere la maglia del Campodarsego è come difendere la propria casa. Inoltre, in questi ultimi anni, la società nei periodi estivi organizza un campo estivo e alleno i ragazzini. Mi piace molto e penso sarà il mio futuro lavoro appena deciderò di appendere gli scarpini al chiodo. Per l’anno prossimo, ho appena accettato una nuova sfida, tenterò di riportare lo Spinea Calcio in Eccellenza.

Ti saresti mai aspettato di vedere la Spal in A? Cosa pensi di questa impresa?

Penso nessuno se lo sarebbe mai immaginato. Penso sia il giusto premio per i tifosi e la piazza. Si meritano questa promozione in serie A, per tutti i magoni che hanno dovuto mandare giù. I tifosi hanno sofferto tanto negli anni passati, e in un paio di questi, mio malgrado ero presente e quindi si meritano queste gioie e di vivere anni felici in campionati prestigiosi come la serie A e B.

Il merito di questa doppia promozione?

Secondo me è da ripartire tra il gruppo di giocatori che è sceso in campo ogni settimana, il direttore sportivo e il presidente, i quali son stati veramente bravi a costruire, modellare e rinforzare un gruppo, comprando ogni anno giocatori utili e umili, senza mai snaturarne l’ossatura portante. Il successo è stato quello di essere riusciti a dare continuità al progetto, inserendo elementi validi anno dopo anno.

Come dovrà attrezzarsi per fare bene anche in serie A?

Dovrà mantenere la mentalità vincente che il mister è riuscito a trasmetterle al suo arrivo. Sarà importante anche il pubblico di Ferrara, con la sua passione e calore, spesso potrà rilevarsi decisivo. Sarà il dodicesimo uomo in campo. Secondo me, il campionato di serie A, in questi ultimi anni si è livellato verso il basso e anche una neopromossa può tranquillamente salvarsi.

La Spal due anni fa ha pescato in serie D dall’Este, Andrea Beghetto, che ha poi venduto al Genova. Al Campodarsego, ci sono giovani calciatori interessanti che consiglieresti?

Ho visto che la Spal spesso fa affari in Veneto. Sì, secondo me ci sono due giovani di qualità che potrebbero far parte della rosa della Spal. Uno è Alessandro Buson, difensore classe ’96 e l’altro è Igor Radrezza, attaccante classe ’93.

Raccontaci il ricordo più bello e quello più brutto del tuo periodo alla Spal?

La risposta è scontata. Momento buio, la retrocessione. Ancora oggi ho l’amaro in bocca nel raccontarlo. Grazie a mister Vecchi e a un gruppo splendido, sul campo c’eravamo salvati, poi siamo stati penalizzati e retrocessi. Siamo stati quasi un anno senza percepire lo stipendio, e questo ha fatto sì che si formasse un gruppo unito, dove tutti ci siamo aiutati e supportati a vicenda. Molti ristoratori ci hanno offerto pranzi senza farci pagare un euro, e anche tanti tifosi ci hanno aiutato economicamente. I tifosi vedevano quanto eravamo attaccati alla maglia e che l’impegno da parte nostra, durante la settimana e alla domenica era sempre massimo.

Momento bello, il gol che segnai alla Cavese, al Mazza sotto la curva Ovest. Me lo ricorderò sempre.

Sotto la divisa ufficiale, indossi ancora la canotta con la scritta “I Believe in Jesus”? Da dove nasce la tua fede in Gesù?

Certamente che la indosso, Gesù è sempre con me. Fino a quando non mi sono convertito e non ho conosciuto Gesù, in maniera forte, vedevo il mio lavoro come una fonte di guadagno e basta. Successivamente, Gesù, mi ha fatto capire che mi aveva messo a disposizione il talento di saper giocare a calcio e attraverso il calcio potevo testimoniare che lui c’è e che può dare una mano a chi ne ha bisogno.

Vuoi fare un saluto ai tifosi?

Più che un saluto ai tifosi voglio fare un grosso in bocca al lupo di pronta guarigione a Pietro Verri che è colui che mi ha affibbiato il nomignolo di “Don” quando arrivai a Ferrara. Ho saputo che si sta riprendendo e ne sono felicissimo. Mando un abbraccio e un saluto a lui e tutti quei tifosi della Spal che in quei mesi bui trascorsi a Ferrara, ci hanno aiutato, incitato e supportato.

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