Recensioni
14 Giugno 2017
Le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentano il lavoro del grande artista americano

Philip Guston and the Poets

di Redazione | 5 min

Leggi anche

Cosa sapere sul microblading per sopracciglia: durata e informazioni pratiche

Le sopracciglia hanno un scopo importante: incorniciare gli occhi e valorizzare lo sguardo. Anche le mani più esperte di trucco, sanno che senza un’arcata sopraccigliare curata difficilmente si potranno ottenere risultati eccellenti. Ecco perché consigliamo di prendere in considerazione il microblading

di Maria Paola Forlani

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentano il lavoro del grande artista americano Philip Guston (1913 – 1980) attraverso un’importante mostra che ne indaga l’opera ripercorrendo un’interpretazione critico-letteraria.

Intitolata “Philip Guston and the Poets”, la mostra propone una riflessione sulle modalità con cui l’artista entrava in relazione con fonti di ispirazione, prendendo in esame cinque poeti fondamentali del XX secolo, che fecero da catalizzatori per gli enigmatici dipinti e visioni di Guston. Cinquant’anni della carriera artistica di Guston vengono ripercorsi esponendo 50 dipinti considerati tra i suoi capolavori e 25 fondamentali disegni datati 1930 fino al 1980, ultimo anno della vita dell’artista.

Si tracciano quindi paralleli tra i temi umanistici, riflessi in queste opere e il linguaggio di cinque poeti: D.H Lawrence (Gran Bretagna, 1885 – 1930), W.B. Yeats (Irlanda 1865 – 1939), Wallace Stevans (Stati Uniti, 1879 – 1955), Eugenio Montale (Italia, 1896 – 1981) e T.S Eliot (Gran Bretagna, americano di nascita, 1888 – 1965).

L’ esposizione “Philip Guston and poetes”, aperta fino al 3 settembre è curata da Kosme de Barañano.

La mostra è una “prima” di Philip Guston nella città che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera ed è al tempo stesso un omaggio alla relazione dell’artista con l’Italia. Sin da giovane, nel realizzare murales guardava gli affreschi rinascimentali come ispirazione e di fatto questo suo amore per la pittura italiana rimase come leitmotive di tutta la sua carriera.

Muso Mayer, figlia dell’artista e presidente della Fondazione Phyilip Guston, ricorda: “In occasione dell’esposizione di Guston al Padiglione degli Stati Uniti alla biennale di Venezia del 1960, mio padre portò mia madre e me in Italia prima della mia partenza al college. Venezia e le Gallerie dell’Accademia furono la nostra prima tappa. Più di mezzo secolo dopo, ho ancora forte il ricordo del suo amore per i grandi capolavori dell’arte italiana. Mio padre sarebbe profondamente commosso e onorato per questa meravigliosa opportunità di esporre i suoi lavori nella galleria di pittura che egli tanto amava”.

L’enorme influenza che l’Italia ha avuto su Guston e sulla sua pittura è messa in rilievo grazie all’allestimento concepito dai curatori per le Gallerie dell’Accademia. Nel 1948, un giovane Guston visitò l’Italia per la prima volta, dopo aver ricevuto il Prix de Rome.

Come racconta la figlia, vi ritornò ancora nel 1960, allorchè il suo lavoro venne esposto alla Biennale di Venezia, e ancora nel 1970 per una residenza d’artista a Roma. Questo ulteriore viaggio italiano avvenne in seguito all’ondata di critiche sollevatesi attorno alla sua prima mostra di pittura figurativa a New York. Le tele più esistenziali di Guston, ritenute da alcuni “crude” e da “cartoon”, sono permeate dall’influenza della tradizione culturale e artistica italiana: dalle vedute urbane antiche e moderne che popolano la sua serie dedicata a Roma, passando i riferimenti ai film di Federico Fellini. Il lavoro dell’artista mostra un grandissimo debito verso i grandi maestri italiani: Masaccio, Piero della Francesca, Giotto, Tiepolo, e De Chirico, al quale riserva un omaggio in “Pantheon” del 1977. E, ancora, sono esposti dipinti ispirati al Rinascimento, lavori che alludono a Cosmè Tura e a Giovanni Bellini, e opere realizzate da Guston durante i suoi viaggi.

Philipe Guston è uno dei più grandi ed originali artisti dell’arte del XX secolo. Il suo impegno nel produrre opere che nascono da emozioni e da esperienze vissute sviluppa un coinvolgimento emotivo che rimane vivo nel tempo. La leggendaria carriera di Guston copre circa mezzo secolo, dal 1930 al 1980 e i suoi dipinti, soprattutto quelli dell’ultimo periodo, continuano a esercitare una potente influenza sulle giovani generazioni di pittori contemporanei.

Nato a Montreal da una famiglia di ebrei russi emigrati, Guton si spostò in California nel 1919 con la famiglia. Frequentò per breve tempo l’Otis Art Istitute di Los Angeles nel 1930, ma al di fuori di questa esperienza non ricevette mai una vera e propria educazione formale. Nel 1935 Guston lasciò Los Angeles per New York, dove ottenne i primi successi con la Works Progress Administracion che commissionava murales agli artisti nell’ambito sociale e politico degli anni Trenta, i suoi dipinti e murales evocano forme stilizzate di De Chirico e Picasso, motivi provenienti dalla tradizione dei murales messicani e dagli affreschi delle dimore storiche del Rinascimento. L’esperienza di pittore di murales permise a Guston di sviluppare il senso della narrazione su ampia scala cui sarebbe ritornato nei suoi ultimi lavori figurativi.

La mostra “Philip Guston and the Poets” è rganizzata per nuclei di opere messe in relazione con una selezione di scritti e di poesie dei cinque poeti. Iniziando da D.H. Laurence, con il suo saggio del 1929 “Marging Picture”, la pittura di Guston è presentata da un’esplorazione del suo mondo di immagini, che si muove dalla riflessione sull’atto creativo a quello sulle possibilità contenute nella pittura. Con opere che appartengono sia al suo lavoro giovanile che a quello più maturo, la mostra si addentra nel percorso intimo di Philip Guston verso una “consapevolezza visionaria”. Cioè il rapporto, sempre in evoluzione, con forme, immagini, idee, e la loro manifestazione fisica.

Per quanto riguarda la relazione con gli scritti di Yeats, il viaggio di Guston alla ricerca di una visione personale della pittura avviene in particolare attraverso il poema “Byzantium” del 1930. Come in Yeats anche nell’evoluzione artistica di Guston sono presenti riferimenti all’agonia e alla purificazione. L’artista si allontana dai confini rarefatti del modernismo, dal linguaggio dell’astrazione e dei canoni della New York School per andare verso una struttura pittorica più espressiva, che egli rintraccia nella figurazione.

Dell’italiano Eugenio Montale, con cui Guston condivide una poetica del frammento che si esprime attraverso simboli tragici e potenti, per arrivare a Wallace Stevens e T.S. Eliot (cui Guston fa esplicito riferimento nel dipinto del 1975 “ East Coker – T.S.E”), l’esposizione offre una ricognizione letteraria della metafisica, degli enigmi e della ricerca di significato così come essi appaiono nel lavori di Guston. L’opera di Guston viene presentata in relazione dell’ambiente poetico, invece che in sequenza cronologica o di tendenze, come invece accade nelle rassegne più tradizionali.

L’approccio curatoriale di “Philip Guston and The Poets” consente dunque una rilettura, e una riconsiderazione per certi versi inedita, del suo lavoro.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com