Sport
12 Giugno 2017
Intervista al 'patron' Simone Colombarini: casa, azienda e cuore biancoazzurro

Spal, 30 milioni per continuare il sogno

di Marco Zavagli | 7 min

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Casa, azienda e Spal. Simone Colombarini mostra l’orgoglio di famiglia, la Vetroresina, che produce laminati plastici dal 1960. Su una trave di uno dei capannoni di via Portuense a Masi Torello campeggia una “A”. È un omaggio che alcuni dipendenti hanno affisso per festeggiare la promozione di quello che in nemmeno quattro anni è diventato il secondo orgoglio di famiglia, la Spal.

Da quel luglio 2013 sembra passato un secolo, dalla gestione Butelli all’umiliazione della serie D con la “Real Spal”. In pochissimo tempo la nuova società ha portato la squadra estense nella massima serie. E i patron del nuovo corso sono stati capaci di mantenere sempre un basso profilo. Piedi per terra e quel senso di umiltà che sa di antico. Si riconosce in questa lettura?

Sicuramente. Ricordo che una delle preoccupazioni principali mia e di mio padre quando abbiamo deciso di fare il salto dalla Giacomense alla Spal era la consapevolezza di finire al centro dell’attenzione, cosa alla quale non siamo mai stati abituati. Prima, con i grigiorossi, anche se eravamo arrivati in Lega Pro, eravamo a capo di una squadra di paese che per forza di cose non aveva quella attenzione mediatica che ci è piovuta addosso oggi, con la stampa nazionale e anche quella internazionale che parlano di Spal. Abbiamo sì accettato di prendere in mano la società, ma non proprio volentieri, perchè il nostro stile di vita non contemplava e non contempla avere addosso tutti questi riflettori.

Avevamo paura di non essere in grado
di soddisfare le aspettative dei tifosi

Eppure le soddisfazioni incassate dovrebbero ripagare il ‘fastidio’.

Ci sono stati aspetti negativi e aspetti positivi che abbiamo valutato. Tra i primi c’era anche la paura di non essere in grado di soddisfare le aspettative dei tifosi. Sapevamo che con la Giacomense anche un eventuale passo falso sarebbe stato accettato senza problemi. Ferrara era una piazza nuova. Eravamo consapevoli del fatto che tutti si aspettavano il grande ritorno in serie B. Ci siamo chiesti se ne eravamo capaci. Tra gli aspetti positivi c’era invece la volontà di provare a ritrovare quel sodalizio tra tifosi, città e squadra che si era perso nel tempo e c’era tutto un settore giovanile che si sarebbe perso.

Basta la parola “programmazione” per spiegare questo salto?

Con i risultati sportivi siamo andati oltre alle aspettative. Per noi programmazione vuol dire far il passo che ci si può permettere. Vuol dire cercare di migliorare tutti gli anni senza esagerare e avere sempre sott’occhio il budget con il quale confrontarsi.

Quest’anno su quale budget potrete contare?

La voce principale saranno gli introiti di Lega. Con questi, uniti agli incassi del botteghino e agli sponsor pensiamo di avvicinarci ai trenta milioni di euro.

Si parla di due o tre colpi di mercato, con giocatori con esperienza da serie A che possano integrarsi in un gruppo già collaudato. C’è qualcuno che vorrebbe a Ferrara?

Non mi permetterei mai di fare il lavoro di Vagnati, anche perchè non ne ho le capacità e non voglio entrare nel suo campo. Per prendere un giocatore devono essere convinti lui e Semplici. Io non interferirò mai nelle loro scelte. L’importante è che vengano giocatori motivati e che si inseriscano nello spirito di gruppo che in questi anni è stata la chiave dei nostri successi. Chi viene deve combattere per la causa, deve contribuire a mantenere quell’armonia che c’è tra squadra, tifosi e società.

Spirito di gruppo e armonia. È questo il segreto che spiega come sia possibile che un giocatore come Manuel Lazzari, che appena quattro anni fa militava in Eccellenza, oggi sia un nome ambito da piazze come Bergamo che quest’anno giocherà l’Europa League?

Manuel Lazzari è cresciuto assieme a società e lo portiamo come un simbolo perché è con noi dai tempi della Giacomense. L’ambiente ha contributo sicuramente a farlo crescere. Poi ci vogliono le qualità, le basi, la voglia e la determinazione di crescere e prendere il massimo dall’ambiente che ti circonda. Lazzari ha appreso tanto dallo staff tecnico, penso soprattutto a come ha migliorato la fase difensiva. Lui si è calato nel gruppo con lo spirito giusto; sapeva di dover migliorare in alcuni aspetti e lo staff lo ha aiutato ad essere consapevole dei propri mezzi. In questo ambiente c’è la possibilità per tanti giovani di crescere. Anche per questo sono molto importanti i giocatori esperti che si vanno a scegliere: devono calarsi nella dimensione dello spogliatoio. Nella scelta guardiamo soprattutto a questi aspetti.

Così è stato anche per Floccari.

Prima di prenderlo ci abbiamo pensato più di due volte, vuoi per l’età e vuoi per la categoria di provenienza. Ci hanno detto che era un ragazzo splendido e che si sarebbe messo a disposizione del gruppo. Così è stato, ed è diventato un valore aggiunto importante da gennaio in poi per le sue qualità di giocatore e per le sue qualità umane.

Cosa ha provato sul palco di piazza Trento Trieste?

Una sensazione strana. Sapevamo subito, già durante l’anno, che stavamo lottando per un traguardo assolutamente impensabile solo pochi mesi prima. Non è stato il coronamento di un sogno, ma la conferma che la nostra programmazione ha dato i risultati migliori possibili, dissipando così quei dubbi che avevamo all’inizio. Quello che pensavamo di ottenere l’avevamo già ottenuto prima con la conquista della B, quindi quello che adesso stiamo facendo è un di più. Dobbiamo prenderne atto e partire sapendo dove siamo. Oggi pensiamo alla salvezza.

Qual è allora il coronamento del sogno?

Il vedere il grande entusiasmo che si è creato in città, il vedere l’entusiasmo dei bambini che si allenano al centro. Spero che quell’entusiasmo ci possa essere anche se in un futuro, che mi auguro arrivi il più lontano possibile, non saremo più in serie A. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra e ricordarci che dal punto di vista economico Ferrara esprime una realtà che non rientra certo nelle 20 maggiori città italiane.

Il coronamento del mio sogno? Vedere
il grande entusiasmo che si è creato in città
 

Su questo fronte avete cercato alleanze in altre forze economiche locali?

No, ma credo che abbiamo dimostrato la nostra disponibilità a chiunque voglia affiancarsi a livello societario. Al momento abbiamo raccolto tante adesioni a livello di sponsor. Noi daremo la priorità alle aziende ferraresi per creare un nocciolo duro che possa rimanere nel tempo.

Veniamo a questi giorni. In molti hanno storto il naso per la prelazione troppo breve e in tanti già temono di non poter avere l’abbonamento.

Faremo quel che sarà necessario fare. Se servirà qualche giorno in più lo concederemo senza problemi. Per il resto la capienza dello stadio è quella. E devo dire che l’anno scorso mi è dispiaciuto moltissimo vedere che mille, duemila, tremila persone non hanno potuto accedere allo stadio. E preciso che non è un discorso di introito, anzi. Per le ultime partite abbiamo provato a far concedere deroghe e la società si è messa a disposizione per installare nuove telecamere, misure di sicurezza ecc. E posso garantire che alla fine il costo che abbiamo avuto è stato superiore a quello dei biglietti in più venduti. Ma a noi interessava accontentare quanti più tifosi possibili. Quest’anno a disposizione avremo 3400 circa biglietti in più. So che probabilmente non saranno sufficienti per ogni partita, ma questa è la situazione con cui dobbiamo confrontarci.

La prelazione? Se servirà qualche giorno
in più lo concederemo senza problemi

E il prezzo degli abbonamenti?

Lo stiamo definendo. A breve lo comunicheremo. Ovviamente un ritocco verso l’alto è necessario per poter affrontare non dico con tranquillità ma con un po’ più di possibilità il prossimo campionato e centrare il nostro obiettivo che è la permanenza nella massima serie.

Un’ultima parola su Mattioli. Mi sembra sia diventato uno ‘di famiglia’. Quanto c’è di suo in questa ascesa?

Noi ci siamo trasferiti qui a Masi San Giacomo come azienda nel 1990. Abbiamo iniziato a sponsorizzare nel ’93 la squadra locale, allora la Giacomense era in prima categoria. Lì ci siamo conosciuti. Mattioli ha sempre portato avanti la squadra vedendo in Vetroresina lo sponsor che negli anni, aumentando la categoria, era in grado di aumentare il legame economico. Questo fino alla promozione in Lega Pro, quando siamo entrati nella compagine della società e abbiamo iniziato a prender parte alla gestione diretta della squadra. Da allora il rapporto si è rafforzato sempre più e possiamo dire che Walter è una persona di famiglia. Quanto al suo contributo, beh, c’è tutto di Mattioli in questa ascesa. Fino a due o tre anni fa si divideva tra lavoro e sport; da un anno e mezzo si impegna al cento per cento alla gestione della squadra. E, mi creda, vi si dedica anima e cuore 24 ore al giorno”.

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