Attualità
19 Giugno 2017
Sapigni: "Non sono così pessimista guardando la nostra piccola realtà locale nel quale ho visto cenni di cambiamento"

“Combattiamo la povertà con un welfare generativo e non con l’assistenzialismo”

di Redazione | 4 min

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Parole forti quelle del candidato sindaco del centrosinistra che, fiancheggiato da tutti i consiglieri di opposizione e dalla candidata Elajda Kasa, attacca il sindaco Alan Fabbri e tutta la maggioranza non solo per la cartellonistica presente in tutta la città, quanto per l'utilizzo del fondo di riserva per finanziare attività per le quali non capisce il criterio di urgenza applicato

di Mattia Vallieri

Ben 4,5 milioni di persone in Italia in povertà assoluta, più di 1 milione di minori in grave privazione e che non possono permettersi una visita pediatrica, oculistica o dentistica. Quanto basta per affermare che “le misure adottate fino ad ora per combattere la povertà sono risultate insufficienti”, come sottolinea Roberto Cassoli (Istituto Gramsci Ferrara) che ritiene fondamentale “immaginare il contrasto alla povertà non come semplice assistenzialismo, serve un welfare generativo che permetta alle persone di uscire dallo stato di emergenza. Sono cresciute le disuguaglianze in Italia e nel mondo ed assistiamo ad una Europa sempre meno ospitale e priva di strategie”.

Sono queste alcune delle considerazioni che escono dalla presentazione del rapporto 2017 della Fondazione Zancan dal titolo ‘Poveri e così non sia: la lotta alla povertà’ ed a spiegarne il titolo è il direttore Tiziano Vecchiato. “Il primo titolo che abbiamo pensato è stato ‘Poveri e così sia’ – racconta il sociologo -. Voleva essere una provocazione per descrivere l’attuale vuoto di strategia, poi abbiamo voluto dare una speranza per la sfida che non possiamo evitare”.

È lo stesso Vecchiato a ribadire a più riprese che “i numeri presentati sono impietosi ed il peggio è il fatto che i più svantaggiati sono proprio i bambini. Dai dati si descrive una società che non ha a cuore i propri figli, a cui non riusciamo a dare speranza”. Ma non solo: “C’è una crisi profonda del modello di welfare di uno dei 2 punti della non autosufficienza che riguarda l’inizio vita – attacca il direttore -. In Emilia Romagna abbiamo il massimo accesso ai servizi 0-3 anni ma si è anche vista l’impossibilità di mantenerlo e non c’è ragione per una così ampia differenza dei costi standard tra gestione pubblica, privata o di enti no profit”.

“20 anni fa ci saremmo immaginati una diminuzione della disuguaglianza e della povertà ed un aumento della solidarietà intergenerazionale ma è stato tutto sbagliato e non abbiamo capito nulla” dichiara ancora Vecchiato, affermando che l’errore sta nel “continuare a pensare alle stesse soluzioni da più di 20 anni a questa parte. Destiniamo il 60% delle spese del welfare agli anziani e circa il 5% all’infanzia, è giusto volere bene ai nostri nonni ma dobbiamo volerne anche ai nostri figli o nipoti”.

Secondo il sociologo “la scuola è stata massacrata dai tagli in questi anni e siamo i campioni europei nel dare trasferimenti ai penultimi o terzultimi e mai agli ultimi e per questo non riusciamo a ridurre le disuguaglianze. Non c’è un pregiudizio contro i trasferimenti ma dobbiamo distinguere il pronto intervento dal recupero successivo “.

Sempre sui trasferimenti il direttore della Fondazione Zancan ha un’idea precisa: “Vanno bonificati, unificati e resi più trasparenti per raggiungere le persone in difficoltà – chiosa Vecchiato -. Dovrebbero essere gestiti dagli enti locali che sono vicini alle persone sul territorio, altrimenti è solo assistenzialismo”. E ancora: “Abbiamo un’idea di welfare vecchia e superata, ci sono metodi innovativi che passano ad esempio dalle fondazioni bancarie che finanziano progetti – prosegue il sociologo -. Piano alla lotta alla povertà in Italia dovrebbe avere un carattere straordinario, simile a quello sulle case negli anni ’60, ed essere affidato ad una amministrazione garante a cui la politica dà gli indirizzi ma ne è slegata”.

A vedere la situazione un po’ più rosea è l’assessore Chiara Sapigni: “Non sono così pessimista guardando la nostra piccola realtà locale nel quale ho visto cenni di cambiamento – dichiara Sapigni -. A livello regionale il nuovo piano socio-sanitario ci fornisce una linea trasversale ed il sostegno all’inclusione attiva è il primo approccio strutturale positivo perché ci permette di coinvolgere il territorio nell’attivazione dei progetti e mette fondi che permetteranno l’assunzione di 5 assistenti sociali nel nostro distretto”.

Sul finale l’assessore ai servizi alla persone riepiloga quanto fatto dall’amministrazione sul tema sociale. “67 famiglie – conclude Sapigni – hanno beneficiato già del progetto Emporio solidale e abbiamo fatto un’importante attività sul tema degli alloggi grazie a Comune, Erp e privati e speriamo con il nuovo vescovo di poter ottenere altri comodati d’uso gratuito. Da ottobre 2016 abbiamo attivato lo sportello sociale presso la Cittadella della salute san Rocco per aiutare le persone ad individuare il corretto percorso”.

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