Attualità
6 Giugno 2017
Il sistema di Ferrara per ora funziona ma, ammonisce il bibliotecario Corrado Oddi, il Comune sta disinvestendo portandolo verso il declino

Biblioteche, cronaca di una morte annunciata?

di Redazione | 5 min

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Una realtà oggi ancora in vita ma votata al declino, per effetti più globali ma anche per importanti mancanze locali che rischiano di far perdere ‘morire’ il sistema bibliotecario ferrarese. È quanto denuncia Corrado Oddi, bibliotecario alla Bassani del Barco, Rsu del Comune di Ferrara.

Secondo Oddi, «la città di Ferrara continua a mantenere un buon sistema, complessivamente inteso, di biblioteche ed archivi di gestione comunale. Esso, nel corso del tempo, è stato costruito su un utile equilibrio tra conservazione del patrimonio librario e promozione della pubblica lettura, e tra centro e periferia, basato sull’integrazione tra la biblioteca Ariostea e le 4 biblioteche di quartiere ( Bassani a Barco, Rodari in via Bologna, Luppi a Porotto e Tebaldi a S.Giorgio), a loro volta in connessione più vasta con tutte le biblioteche esistenti nel territorio provinciale».

Sembra tutto perfetto, ma così non sembra: «Questo punto di partenza non può però occultare debolezze e rischi di declino e impoverimento che si manifestano anche nella nostra realtà – prosegue Oddi -. Alcuni di questi rimandano a fenomeni di carattere più generale, come il calo della lettura, che ha, a sua volta, a che fare con il duplice impatto della crisi economica-sociale e le trasformazioni profonde in atto nel mondo della comunicazione- informazione- modelli della produzione culturale. Tutto ciò non è certamente interamente risolvibile in sede locale, ma richiede che si definisca una nuova progettualità rispetto ad un sistema che è stato pensato parecchi anni addietro o, perlomeno, che ci si interroghi e si discuta su cosa sarebbe necessario mettere in campo per guardare al futuro».

Peccato che, almeno secondo il bibliotecario, «non solo non c’è traccia di niente di questo nel dibattito culturale e politico nella città, ma, addirittura, ci tocca vedere scelte da parte dell’Amministrazione comunale che hanno un carattere regressivo e di disinvestimento per quanto riguarda il settore delle biblioteche e degli archivi. In questi ultimi anni, intanto, sono fortemente diminuite le risorse per l’acquisto dei libri destinate alle biblioteche – afferma Oddi, che entra nel dettaglio -: sia nel 2015 che nel 2016 sono stati messi a disposizione, complessivamente per tutte e 5 le biblioteche, 40.000 euro per anno, mentre ancora nel 2010 e 2011 tali risorse ammontavano, rispettivamente, a 80.000 e 100.000 euro. Nè si può dire che i 50.000 euro stanziati dall’Amministrazione comunale per il 2017 costituiscono una seria inversione di tendenza rispetto al dimezzamento dei finanziamenti registratosi in questi anni, che, non a caso, ha avuto conseguenze negative anche rispetto al calo dei prestiti dei libri in quest’ultimo biennio».

Altro tema, ma ovviamente collegato è quello che riguarda il personale: «Non c’è attenzione, per usare un eufemismo, sul fatto che i pensionamenti delle persone che lavorano nelle biblioteche mettono a rischio la continuità del servizio, soprattutto nelle biblioteche di quartiere: da qui alla fine del 2017 sono previsti ulteriori 3 pensionamenti alla biblioteca Bassani e almeno altri 3 ( di cui 2 nelle biblioteche decentrate) nel 2018. Sembrano piccoli numeri, ma se si ragiona sul fatto che oggi alla Bassani sono presenti complessivamente 12 addetti e altri 6 nelle restanti 3 biblioteche di quartiere, non ci vuole molto a concludere che, nel giro del prossimo biennio, è a rischio la tenuta delle 4 biblioteche di quartiere. Anche qui non basta dire, come ha sostenuto l’Amministrazione comunale in un recente incontro sindacale, che, avendo sostituito 3 persone che hanno raggiunto l’accesso alla pensione in questi primi 6 mesi dell’anno nell’insieme del servizio Biblioteche e Archivi, rispetto agli altri 6 si valuterà la possibilità di procedere ad ulteriori 2 inserimenti nel corso del 2018. Come è evidente che restringere alla mera sopravvivenza le biblioteche di quartiere, se pure si riuscirà, non solo comporta un inevitabile peggioramento del servizio offerto ai cittadini, ma implica mettere in discussione quell’equilibrio cui ho accennato prima tra centro e periferia, proprio nel momento in cui, invece, anche alla luce dei processi in corso, servirebbero più presidio, partecipazione e attivazione sociale in tutto il territorio».

La critica diventa, infine, più “sistemica”: «Non si sfugge all’impressione – osserva Oddi – che tali scelte provengano anche da una concezione, che purtroppo si è maggiormente radicata in questi anni, che la produzione di cultura è soprattutto legata ai grandi eventi e che l’“investimento” in cultura si misura, in primo luogo, con la capacità di indurre attrazione turistica, secondo una logica che anche la cultura va vista sulla base del reddito che riesce a trasferire in città. Non so spiegarmi altrimenti il fatto che, mentre si riducono le risorse economiche e di lavoro per le biblioteche e gli archivi comunali, contemporaneamente, solo per il 2017, la stessa Amministrazione comunale finanzia 29 “eventi culturali” con 1 milione e 500.000 euro. Intendiamoci: non ha senso costruire una discussione e, tantomeno, una contrapposizione tra “grandi eventi culturali” e cultura diffusa nel territorio, anche perché possono essere funzionali tra loro, se c’è un filo progettuale che li lega. Probabilmente, però, non è peregrino far notare che c’è una certa sproporzione nella distribuzione delle risorse tra i diversi soggetti e le diverse modalità che intervengono nel sistema culturale».

«Insomma – prosegue il bibliotecario -, occorre evitare di trovarci di fronte ad un progressivo ripiegamento e impoverimento del sistema bibliotecario della città e dover semplicemente costringerci alla “cronaca di una morte annunciata”. Per l’intanto, sarebbe utile che l’Amministrazione comunale compisse altre scelte e che si producesse una discussione larga sul nostro sistema bibliotecario e sulla produzione e diffusione della cultura nella città. Chissà – conclude – magari verrebbero fuori idee interessanti e un futuro da costruire insieme».

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