Cronaca
27 Maggio 2017
L’agente ferito in lacrima ai figli di Verri: “Ho perso una persona meravigliosa”

Igor. Lo strazio di Ravaglia: “Pensavo lo prendessero”

di Marco Zavagli | 3 min

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“Il primo pensiero è per la famiglia Verri. La perdita di loro padre, che per me è stata perdita di un grande amico…”. La voce si strozza in gola. Escono le prime lacrime. È un calvario forse ancor più difficile del percorso di riabilitazione che sta seguendo. Parlare per la prima volta in pubblico dopo quell’8 aprile è difficile, molto difficile per Marco Ravaglia.

L’agente della polizia provinciale ferito da Norbert Feher è al tavolo assistito dalla moglie Cinzia Gasparetto e dal professor Nino Basaglia, direttore del Centro di Riabilitazione San Giorgio di Ferrara. Accanto ci sono anche l’avvocato Alberto Bova nelle vesti di consigliere provinciale e il comandante del corpo Claudio Castagnoli.

“Dopo un anno e mezzo che collaboravamo insieme si era creato un rapporto meraviglioso con una persona meravigliosa che era vostro padre” prosegue Ravaglia rivolgendosi a Francesca ed Emanuele, i figli di Verri, presenti in aula. Loro ascoltano per la prima volta l’intero film di quel giorno.

“Quel sabato – ricorda Ravaglia – stavamo svolgendo un servizio di pattugliamento di prevenzione contro bracconaggio e addestratori di cani”. Quando avvistano il Fiorino bianco con a bordo “Igor”. Ravaglia e Verri pensano sia un bracconiere. Lui li vede e fugge. “Si allontana, come ho visto fare tante volte da addestratori di cani o pescatori di frodo”. In prossimità di un incrocio “Igor” affianca l’auto e si ferma sulla sinistra.

“Lo seguiamo, rimango dietro di lui di circa dieci 15 metri per ostacolare un’eventuale fuga. Dico a Valerio di aspettare a scendere. Come ho aperto la porta mi è arrivata questa gragnola di colpi in rapida successione, il primo al braccio, li altri due non li ho nemmeno sentiti. Quando sono arrivati i medici dell’elisoccorso ho chiesto a loro quanti colpi avessi ricevuto”. Prima di sparare il killer “mi ha urlato porco, faccia di merda”.

Il racconto prosegue e arriva l’omicidio. Cado a terra di fianco alla macchina, intanto che sono a terra sento la voce di Valerio che scende dalla macchina e gli grida “disgraziato, maledetto, hai sparato a un agente della polizia provinciale” e lì è partito il colpo che gli è stato fatale. Nel giro di pochi secondi mi è a ridosso. Ho pensato di non portare a casa la pelle, con un piede mi ha girato il volto e ho pensato di chiudere gli occhi, trattenere il respiro e fingermi molto. mi ha tolto pistola e caricatore di riserva. È tornato in macchina, per passare mi ha spostato dalla strada e se ne è andato”.

A quel punto Ravaglia deve agire. “Sono rimasto lì qualche secondo; ho provato ad alzarmi sulle gambe, sono riuscito ad arrivare sulla strada e la fortuna ha avuto che arrivassero delle macchine. è una strada poco battuta a quell’orario lì; se non fossi riuscito ad alzarmi non ci avrebbero trovati se non dopo tanto tempo. Mi sono fatto dare il telefono e ho chiamato il mio comandante, poi il comandante dei carabinieri che avevo sentito poco prima, quindi ho chiamato mia moglie e il 118. Dopo pochi minuti è arrivata Cinzia e poi l’elimedica e lì ho pensato che forse riuscivo a portare a casa la pelle”.

Ravaglia ora è esausto. La moglie Cinzia gli tiene il braccio. Il comandante Castagnoli fatica a trattenere la commozione. Tocca ai giornalisti fare domanda. Si aspettava che dopo tutto questo tempo Igor potesse essere ancora latitante? “No, pensavo che lo avrebbero preso, vivo, molto prima, ma rimango fiducioso sull’operato dell’Arma, che ha la massima fiducia mia e di mia moglie”. Avevate capito chi vi trovavate di fronte: “Non avevamo assolutamente capito che si trattasse di Igor”. Siete stati avvisati del pericolo? Sia Ravaglia che Castagnoli abbozzano un “no”, prima che Bova, avvocato oltre che consigliere provinciale, li stoppi: “ci sono risposte che sarebbero ovvie ed evidenti, ma ci sono delle indagini in corso”.

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