Lettere al Direttore
26 Maggio 2017

Manchester, Negri e il senso della vita

di Redazione | 5 min

L’intervento “Poveri figli della società che non riconosce il Male” pubblicato dall’Arcivescovo uscente di Ferrara, Monsignor Luigi Negri, ha già scatenato un’ondata di critiche e probabilmente non è rimasto molto da aggiungere. Permettetemi tuttavia di cogliere questa occasione per chiarire un punto.

Monsignor Negri, in questo suo intervento (come in molti altri interventi precedenti) sostiene tre “tesi” che trovo particolarmente offensive.

Innanzitutto, secondo Monsignor Negri, le persone che non si riconoscono nella religione Cattolica (od in qualunque altra religione), rifiuterebbero la Fede per non dover sottostare agli obblighi di carattere “morale” che essa comporta (come la continenza sessuale e la fedeltà al coniuge, per esempio).

In secondo luogo, sempre secondo Monsignor Negri, queste persone non sarebbero in grado di darsi una “morale” in grado di svolgere la stessa funzione della morale preconfezionata che la chiesa cattolica ed altre religioni mettono a disposizione.

Infine, a causa di questa assenza di “senso morale”, queste persone non sarebbero in grado di dare un senso alla propria esistenza e si troverebbero quindi a vivere una vita “alla deriva”. Un’eterna ed insensata ricerca del piacere.

Ebbene, Monsignore, le cose non stanno affatto in questo modo.

Le persone che non si riconoscono nella sua Fede, od in nessun’altra, costruiscono ugualmente una propria “morale”. Lo fanno continuamente, cercando di tenere conto dei nuovi aspetti dell’esistenza e dei nuovi problemi che essa produce mano a mano che essi si presentano sulla scena. Lo fanno in modo condiviso, cercando di tenere conto del bene di tutti: tutti gli individui e tutti gli “enti” collettivi che formano questa società. In realtà, questi “miscredenti” danno continuamente forma scritta ad una larga parte di questa “morale” pubblicandola ogni settimana sulla Gazzetta Ufficiale.

Sì, Monsignore, perché proprio questo sono le Leggi di uno Stato Sovrano: sono la forma scritta che una un’intera comunità vuole dare alle proprie norme “morali”. Rappresentano lo stadio finale, ufficialmente riconosciuto dalla Comunità, del lungo processo di formazione dell’Etica.

Vede, Monsignore, Lei è perfettamente libero di adottare la “morale” che le offre la sua religione, se lo ritiene opportuno, ma non offenda noi sostenendo che, senza quella morale preconfezionata, non saremmo in grado di distinguere il bene dal male. Siamo in grado di farlo. Lo dimostriamo ogni giorno sul campo. In molti casi, siamo palesemente in grado di produrre una “morale” molto più rispettosa dell’Individuo di quanto lo sia mai stata la morale cattolica o di quanto potrà mai esserlo la morale fornita da qualunque altra religione.

Noi “senza Dio” non rifiutiamo la morale religiosa perché non vogliamo avere fastidiosi vincoli da rispettare. Rifiutiamo quella “morale” perché non è morale. Una “morale” che antepone valori esterni alla comunità umana, come la sottomissione ad una inesistente divinità, al valore dell’Individuo e della Comunità, non è una morale: è una truffa. La religione che sostiene una simile aberrazione, non è una religione: è una superstizione medievale.

Quello che è successo in occasione della promulgazione della legge sulla procreazione assistita, la famosa Legge 40 del 2004, voluta in quella forma dalla destra cattolica, è un esempio lampante di quanto ho appena detto. Quando si antepone un elemento astratto, come il rispetto della volontà di Dio, al diritto degli individui, come il diritto del nascituro ad essere protetto dagli effetti di malattie genetiche facilmente diagnosticabili, si ottiene l’abominio che abbiamo visto: una legge bocciata da tutte le Corti che hanno avuto occasione di occuparsene e disprezzata in primo luogo dall’intero genere umano perché palesemente anti-umana.

La “morale” è morale quando si prende cura dell’Individuo, della Comunità in cui esso vive e dei beni e valori che ad essi sono cari (Pianeta Terra in cima alla lista). Quando si prende cura di qualcos’altro è… qualcos’altro e non ci appartiene.

Infine, Monsignore, sappia che noi “senza Dio” non viviamo una vita senza senso. Non andiamo alla deriva.

Abbiamo una visione del mondo molto, molto diversa dalla vostra. Non è solo ugualmente degna. Fino ad ora questa visione del mondo si è rivelata molto più affidabile e molto più efficace della vostra.

È il nostro “modello della realtà” (la scienza sperimentale) quello che produce la medicina che la tiene in vita, Monsignore, non il vostro. È il nostro modello della realtà (l’illuminismo) quello che ha prodotto questa gradevole democrazia in cui anche Lei ha il diritto di parlare, non il vostro.

Il nostro modello della realtà differisce dal vostro in quasi tutti gli aspetti rilevanti ma ce n’è uno in cui la differenza è particolarmente evidente e particolarmente importante: nel nostro modello della realtà la vita non ha uno scopo. Non soltanto non hanno uno scopo predefinito le nostre esistenze individuali, come la Sua e la mia, Monsignore, ma non ha uno scopo nemmeno l’esistenza della nostra Specie e non ha uno scopo predefinito la Vita stessa, intesa come fenomeno naturale.

Nel nostro modello di realtà la vita è un fenomeno naturale spontaneo, non molto diverso dalla formazione delle stalattiti in una grotta. È soltanto più complesso ed ha conseguenze infinitamente più ampie.

Non per questo è privo di “senso”.

Il senso della nostra vita individuale è dato dalle nostre scelte. Siamo noi a fare della nostra vita qualcosa di memorabile od a trasformarla in un rottame.

Il senso dell’esistenza della nostra specie è dato dal valore che noi, come membri di essa, le attribuiamo. Come può vedere ogni giorno con i suoi occhi, Monsignore, noi tutti le attribuiamo un valore immenso.

Il senso della Vita, Monsignore, è la vita stessa. È un fenomeno naturale che non ha bisogno nè di noi nè del suo Dio per esistere. Non ha bisogno nè del nostro giudizio nè di quello di chiunque altro.

Ora che vengono delle belle giornate, Monsignore, prenda un telescopio e lo punti verso il cielo in una notte serena. Non troverà Dio tra quelle stelle ma – mi creda – non per questo troverà il vuoto.

Alessandro Bottoni

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com