Sport
14 Maggio 2017
Dalla famiglia Colombarini sino alla Curva Ovest: tutte le figure determinanti della storica promozione in serie A

Spal in A, i volti e i cuori dell’impresa

di Federico Pansini | 8 min

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All’indomani della fine del Play-in Gold, che ha consegnato agli estensi il terzo posto per i playoff, il Cda biancazzurro ha fatto il punto della situazione sul campo e sulle iniziative sociali in casa Ferrara Basket 2018, al termine del primo anno di attività. Presenti il presidente Riccardo Maiarelli, il vicepresidente Giuseppe Cattani, i consiglieri Paolo Piazzi e Raffaele Maragno, il dg Stefano Michelini

(foto e video di Alessandro Castaldi)

Attimi, come diapositive nitide ed indimenticabili, sicuramente incancellabili. Di queste e di emozioni vibranti è fatta la prima notte della Spal in serie A. 49 anni dopo, 49 anni di una attesa lunga, interminabile, snervante. Di cadute, risalite e nuove discese agli inferi calcistici. Di poche, rare, parentesi felici e molte, troppe, zone d’ombra per un popolo caldo, fedele ed appassionato come quello biancazzurro che finalmente ieri ha potuto riprendersi il pezzo di paradiso che gli spettava.

Abbiamo già dettagliatamente raccontato della festa sugli spalti del “Liberati” di Terni, del centro di Ferrara inondato di biancazzurro, del “Paolo Mazza” aperto in via del tutto straordinaria a migliaia di tifosi che hanno accolto la squadra di rientro dalla trasferta umbra, della nottata di brindisi e festeggiamenti sino alle prime ore dell’alba.

Ecco allora che forse, staccandosi per un attimo dalla pura cronaca dei festeggiamenti che dureranno per settimane e settimane, serve ritornare sulle figure fondamentali di questo successo. Clamoroso, impensabile ed allo stesso modo meritato, costruito con una unità d’intenti trasversale delle tante, varie, componenti che appartengono al mondo Spal.

PROPRIETA’. Se la Spal, oggi, è in serie A, il primo dei meriti, la parte fondamentale di tutto, lo deve alla famiglia Colombarini. Perchè se quel 12 luglio del 2013, nel pieno di una estate afosa e per il mondo biancazzurro drammatica Simone, Francesco e tutta la famiglia Colombarini non avessero raccolto l’invito dell’Amministrazione Comunale a prendersi carico della ultracentenaria storia spallina, oggi forse i colori biancazzurri sarebbero, nella migliore delle ipotesi, relegati in un ruolo anonimo nelle serie dilettantistiche del calcio nostrano.

E invece, pur lasciando una amata creatura come la Giacomense – caratterizzata da una gestione modello non solo nella provincia ferrarese ma in tutto il panorama nazionale -, la nuova proprietà si è insediata in un ruolo scomodissimo con la stessa umiltà che ne ha caratterizzato il percorso sino ad oggi. Dimostrando, da ferraresi, di conoscere il valore anche simbolico della Spal, le tradizioni, la storia gloriosa. Restituendo la dignità persa nelle scellerate gestioni precedenti alla loro. Garantendo una solidità economica all’insegna dell’utilizzo intelligente del denaro e delle risorse. Senza mai perdere la bussola ed il controllo, aumentando la passione, cercando di migliorare e guardare al domani.

Perchè se è vero che i risultati sotto gli occhi di tutti sono quelli della prima squadra, c’è da sottolineare il lavoro di una struttura che lavora come una macchina ben oliata, in cui i ruoli di tutto lo staff, dai segretari ai responsabili dei campi sono definiti così come le competenze. Ne sono dimostrazione evidente il lavoro sul settore giovanile, e sul Centro di Via Copparo, oggi fiore all’occhiello del mondo biancazzurro e intitolato, proprio nel segno di quanto scritto poco sopra, all’indimenticabile Gibì.

Poi ci sono le sfumature caratteriali, dall’umorismo di Francesco capace in maniera unica di sdrammatizzare le esasperazioni e non eccedere nelle esaltazioni, all’equilibrio di Simone. Due facce di una stessa medaglia, vincente.

IL PRES. Walter Mattioli, il presidente che tutti i tifosi probabilmente vorrebbero avere. Perchè Mattioli incarna tutta l’essenza dell’orgoglio e della voglia del popolo spallino. L’orgoglio nel ricoprire il ruolo che fu di Paolo Mazza, la voglia di emergere dopo tanti anni di sofferenza. Ma poi c’è anche il senso di responsabilità verso quelli che a ragione chiama ‘i miei tifosi, la mia gente, i miei ragazzi della Curva’.

Ed è quel senso di responsabilità che non lo fa dormire di notte, che lo fa arrabbiare dopo una sconfitta, che fatica a tenerlo seduto al suo posto durante le partite, che lo porta a raggiungere i tifosi in Curva dopo una vittoria, che – e di questo se ne assume sempre una grande colpa – lo costringe a trascurare la famiglia. Così come sono pure e genuine le lacrime di commozione prima dello storico ritorno in serie B, o la festa di ieri sotto il settore occupato dai sostenitori estensi a Terni.

Abbracci, baci, strette di mano. Le sue ‘cazziate’ ai giocatori dopo qualche risultato negativo sono famose, ma non c’è un componente del gruppo di mister Semplici che non lo adori. Filo e collante tra proprietà, dirigenti, squadra, tifosi e istituzioni. Un lavoratore a 360°, ambizioso e sempre alla ricerca di nuovi sogni, non a caso ricorda di aver vinto, da presidente, tutti i campionati dalla terza categoria. Persona rispettata ed ascoltata nelle sedi della Federazione. Crediamo, e senza timore di smentita, di poter dire che la serie A non potrà che giovare del suo arrivo. Insostituibile.

VAGNATI E SEMPLICI. Perchè Vagnati e Semplici nello stesso paragrafo? Perchè il destino dei due è legato a doppio filo così come quello dei successi ottenuti dalla Spal negli ultimi anni. Perchè Semplici è una scelta di Vagnati, dopo la non felice esperienza con Oscar Brevi. Perchè Vagnati ha saputo intravedere nel tecnico toscano la voglia di emergere, e la figura giusta per raccogliere la Spal in un momento difficile.

E perchè ‘Leo’, da Firenze, è il volto di questa favola meravigliosa. Caratteri simili, quelli dei due. Non taciturni, ma tremendamente concentrati sul loro lavoro e sugli obiettivi: poche parole e mirate, molti fatti e concretezza. Semplici è riuscito dove nessuno è riuscito negli ultimi 20 anni, e cioè riportare la Spal in serie B. E ha dimostrato concretamente di poter essere considerato tra i migliori allenatori del panorama calcistico italiano, diventando condottiero della promozione in serie A. Un capolavoro. Costruito grazie alla solidità della società, alla simbiosi con il suo staff tecnico e, in maniera determinante, con il lavoro braccio a braccio proprio con Vagnati nella scelta dei giocatori.

Perchè per quanto rischioso, ed il calcio di esperienze in questo senso ne è ricco, cambiare per 3/4 una rosa capace di stra-vincere il campionato di Lega Pro, anche nell’approcciarsi alla serie cadetta le scelte di mercato di Vagnati sono state mirate e vincenti, sfoderando alcuni ‘colpi’ d’autore come Antenucci, Floccari e Schiattarella, ma pure il prestito di Meret e Bonifazi, la scelta di Vicari. Ed anche la cessione di Beghetto, che alla Spal ha fruttao una plusvalenza e che è stato ottimamente sostituito da Costa. E non dimentichiamo certamente la valorizzazione di Mora, Castagnetti e Lazzari, così come anche di Finotto e Zigoni e tanti altri. Il lavoro di Vagnati sul mercato, quello di Semplici e del suo staff sul campo.

Quanto poi entrambi si siano legati a Ferrara lo dimostra il modo di vivere la città quotidianamente e le lacrime a più riprese davanti ai tifosi nel pomeriggio storico di Terni. Nonostante le offerte allettanti più o meno veritiere del recente passato (per Vagnati il Parma, per Semplici diverse squadre) respinte al mittente. Presente e futuro sono a Ferrara, in serie A. Determinanti.

SQUADRA. I protagonisti della cavalcata memorabile sono ovviamente loro. Un mix perfetto tra giocatori giovani e più esperti, tutti alla ricerca di un obbiettivo personale che ha fatto la differenza: chi per la conferma nel calcio della serie cadetta dopo la gavetta in Lega Pro, chi voglioso di un riscatto, chi per fare emergere il proprio talento, chi per una avventura stimolante dopo una carriera già ricca di grandi esperienze.

Tante e diverse figure capaci da subito di aggregarsi in maniera solida, di affrontare le difficoltà naturali dell’impatto con il nuovo campionato e la nuova realtà e poi di cavalcare l’onda di entusiasmo attorno alla realtà biancazzurra, dimostrando grande attaccamento alla Spal ed alla sua realtà. Guidata magistralmente da Semplici, la squadra estense ha dimostrato in ogni occasione di avere idee di gioco, qualità tecniche e morali ma soprattutto la stessa, terrificante, voglia di emergere di chi la ha sostenuti, gara dopo gara, dagli spalti. Da anni, a Ferrara, si aspettava e si voleva questo: giocatori pronti ad uscire dal campo con la maglia sudata e sapendo di aver dato tutto. E, finalmente, Ferrara li ha trovati.

CURVA OVEST. Verissimo, l’entusiasmo che oggi si respira attorno alla Spal è quello di una città, di migliaia di tifosi che hanno contribuito e giustamente festeggiano questo traguardo. Ma in questi giorni indimenticabili, il pensiero va al cuore pulsante del tifo spallino, la Curva Ovest. Di quanto fosse meritato per loro ritorno in serie B dopo il ventennio passato a sopportare e sostenere con la stessa, incancellabile, passione i colori biancazzurri fino anche ai campi sconosciuti del campionato Dilettanti, lo abbiamo scritto spesso.

Quello della serie B era un banco di prova importante anche per il movimento di Curva, perchè lo scenario sarebbe cambiato radicalmente così come anche le tifoserie con cui i supporters biancazzurri si sarebbero dovuti confrontare. E, ancora una volta, la Ovest ha risposto in maniera strepitosa, senza mai un passaggio a vuoto. Lo dimostra soprattutto la volontà da parte di chi si muove a 360° per far vivere un movimento in così grande ascesa nell’avvicinare quanto più possibile la gente comune ad un mondo spesso demonizzato come quello della Curva. Iniziative, feste e la consueta attenzione al sociale, alla beneficenza ed alle problematiche, non solo di Ferrara, ma di tutto il paese. Il tifo è stato sempre incessante e presente, seppur non facile da coordinare proprio per le tante nuove presenze alle partite nella “Campione”.

Ma gli sforzi vengono ripagati, anche con i sogni. E quello della serie A, di trasferte che già si possono immaginare epocali come quelle di San Siro e dello Juventus Stadium è un sogno che è diventato realtà. Nel ricordo di Lillo e nell’attesa di Pietro, che sta meglio e presto, come da lui promesso, tornerà a sventolare la bandiera della Ovest. Quella del 12° uomo in campo.

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