Attualità
12 Maggio 2017
Si parlerà di automazione e banche dati in un convegno che sposerà informatica e medicina

La sanità 4.0 in arrivo a Ferrara

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

Se già la tecnologia sta diventando sempre più di casa anche negli ospedali italiani, a partire dalla cartella sanitaria elettronica, è tanto altro che la rivoluzione 4.0 porta con sé nel connubio tecnologia e medicina, protagonista del convegno “Sanità 4.0 – Automazione e banche dati”, promosso dalla Direzione Sanitaria Ausl di Ferrara, che si terrà sabato 13 maggio dalle ore 9 presso la Sala della Musica.

“Nonostante la realtà di Ferrara sia caratterizzata da eccellenze che vengono per lo più dall’Università – afferma il direttore sanitario Ausl di Ferrara Mauro Marabini – noi come azienda territoriale siamo inclini ad orientare le nuove tecnologie per un potenziamento decisivo dell’assistenza domiciliare”. E’ a partire da tecnologie già esistenti che si illustreranno le possibili applicazioni in medicina, come dai semplici smartphone, “ormai di più delle persone”, a fianco dei quali si può investire “in pochi presidi per pochi euro”.

Con uno smarphone o un tablet, per esempio, è possibile ottenere una serie di informazioni come la frequenza cardiaca o la saturazione del sangue, tramite un sistema d’immagine del volto del paziente, senza nessun contatto. Ancora, tramite un’app per smartphone è possibile prescrivere farmaci anticoagulanti per esempio per chi ha trombosi. Campi in cui, come spiega il direttore della sezione di Medicina e Chirurgia Traslazionale Paolo Zamboni, “negli ospedali degli Usa avanzati c’è il 70% di errore medico, che si annullerebbe con l’utilizzo di questa app. Condurremo uno studio pilota all’Università nei 6-7 reparti che possono scontrarsi con questa realtà e potremo vedere il risultato nella nostra piccola realtà ferrarese”.

Anche dispositivi come il pace-maker sono in via di trasformazione, in particolare il direttore di Cardiologia Biagio Sassone parlerà di particolari “defibrillatori, simili al pace-maker ma molto più complessi, in grado di fornire un servizio sanitario a distanza”. Questi apparecchi, oltre a riuscire a fermare un arresto cardiaco, agiscono sulla precocità, ossia sono in grado di fornire informazioni (quali l’accumulo di liquido nel polmone e quindi l’avvio verso uno scompenso cardiaco), due settimane prima che lo scompenso avvenga. Il tempo necessario per gli infermieri di valutare la veridicità del dato, di informare medico e paziente, e fare eventuali controlli.

“In Europa 15 milioni di pazienti sono affetti da scompenso cardiaco cronico – illustra Sassone – e di questi il 5-10% è un candidato all’impianto di defibrillatore. Questo vuol dire che ci sono 400 defibrillatori per ogni milione di abitante, sostituendo così i 3-4 controlli all’anno necessari e che non sarebbero sostenibili dal sistema sanitario attuale. Questo con il risparmio anche dell’utenza per quanto riguarda i trasporti, fino al 24%”.

Tutto questo sarà inquadrato a livello tecnico dall’ingegnere clinico Giampiero Pirini, che fornirà una chiave di lettura di queste tecnologie, per le quali “esistono decreti legislativi che trattano espressamente di dispositivi medici”. Occorre quindi innanzitutto saper distinguere cosa lo è e cosa no, ed essere consapevoli che il proliferare delle tecnologie genera automaticamente una quantità di dati che devono essere gestiti e “messi a sistema”, integrati cioè con la cartella clinica. E’ necessario dunque un controllo altrettanto efficiente, soprattutto per quanto riguarda la cyber-security, il rischio cioè di essere “hackerati” o della fruizione dei dati da parte di chi potrebbe essere non ben intenzionato.

Venerdì 26 maggio si terrà inoltre, presso la Sala Zarri al Palazzo del Governatore di Cento, un focus sulla morte improvvisa nello sport, un tema secondo Sassone “su cui ormai non si può più dire no al decreto Balduzzi”, che prevede l’obbligo della presenza di defibrillatori automatici in tutte le società sportive, che siano esse professionali o dilettantistiche.

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