Bello sarebbe che il 1 maggio, a Ferrara, si cominciasse a festeggiare al di là delle ritualità e delle rivendicazioni, come un giorno che unisce tutti i soggetti del mondo del lavoro, quindi dipendenti come liberi professionisti, creativi come artisti, imprese come sindacati. Perché in fondo l’obiettivo è per tutti il medesimo: una società in cui gli individui, le famiglie, progettino il futuro, senza la paura costante di perdere quello che hanno spesso al di sotto della soglia della dignità. Ci avviciniamo al 1 maggio con l’abolizione dei voucher, su cui come Confartigianato abbiamo espresso la nostra contrarietà, perché non ha per nulla debellato l’evasione, al contrario ha tolto possibilità di introito a chi aveva necessità. Accanto c’è tutto un mondo, soprattutto quello dell’assistenza famigliare, che con il prolungarsi della durata della vita, cui non corrisponde sempre un aumento delle qualità della stessa – a causa del proliferare di malattie degenerative – andrebbe programmato, presidiato, costruito, dando sbocchi anche occupazionali e formando competenze. Senza fare un eccessivo affidamento sul volontariato, che è diventato una stampella, che sopperisce, che anzi si sostituisce spesso ai livelli istituzionali, ma deve tornare ad avere il suo valore primario. Invece, parlando di lavoro, che dovrebbe essere un diritto costituzionalmente garantito, si cade nella ‘lotta’, sempre tra impresa e dipendenti. Quando andrebbe considerato che c’è stato un ribaltamento delle parti, visto che ad oggi è il lavoro a mantenere lo Stato. Serve un vero progetto, che vada oltre la raccolta di denaro, di imposte. E che preveda, anzi, la loro diminuzione. Fin qui, il lavoro che c’è, è quello garantito dalle imprese, come quelle da noi rappresentate, che resistono facendo affidamento anche su valori morali, sull’impegno e sulla lealtà che si instaura tra titolare e dipendente. Più che interventi per la disoccupazione servono politiche attive per creare le condizioni di aumento e possibilità di lavoro. E non sono solo gli incentivi. Non sono il Jobs Act, il cui fallimento è stato conclamato. Non serve correre sempre dietro agli effetti, ma alle cause, serve prevenirle. Il lavoro non è solo salario, è inserimento sociale, è sentimento di appartenenza, di partecipazione, è garanzia di avere una pensione che consenta agli anziani di pagare un affitto. La morosità sta diventato un’altra piaga. Il lavoro viene citato in ogni contesto, elettorale e non solo. Però, ogni anno, da anni, siamo all’anno zero. Come Confartigianato, ci impegniamo a lanciare nei prossimi mesi un’iniziativa pubblica, nella nostra sede, mettendo insieme politica, sindacati, associazioni di categoria, volontariato, per declinare tutte queste necessità. Auspicando l’avvio di un percorso condiviso. Ricordando che al centro, sempre, c’è l’individuo e il suo diritto alla realizzazione.
Giuseppe Vancini
segretario generale Confartigianato