Cronaca
27 Aprile 2017
Opera forse di pescatori di frodo. La procura: “La pressione mediatica non aiuta le indagini"

Scritta shock su un casolare: “Igor colpisci ancora”

di Redazione | 2 min

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L’invito al killer di Budrio e Portomaggiore di colpire ancora. E, dopo aver ucciso la guardia volontaria Valerio Verri e ferito l’agente della Polizia provinciale Marco Ravaglia, l’ignoto autore spera che la prossima vittima sia un altro agente del corpo, Fabio Piva.

Gli inquirenti ipotizzano che il gesto sia da attribuire ai pescatori di frodo che imperversano nel Mezzano. E Fabio Piva, 56 anni, ispettore capo della Polizia provinciale molto attivo nel contrasto al fenomeno, diventerebbe così il bersaglio del loro macabro augurio.

Piva era già stato oggetto di minacce in un recente passato. Nel maggio dello scorso anno un pescatore di frodo già pizzicato più volte proprio dall’ispettore pubblicò su facebook un proprio selfie con in mano una pistola e un messaggio in rumeno che tradotto recitava: “Mi preparo a incontrare un ispettore della polizia provinciale per fare i conti”.

Continua nel frattempo la caccia a ‘Igor’, arrivato ormai a venti giorni di latitanza dopo il massacro di Trava di Portomaggiore. “Stiamo cercando dappertutto, ci arrivano segnalazioni anche dai posti più strani. Non è semplice riconoscere una persona che non conosci e che hai visto solo in fotografia”, commenta il procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi.

Sul suo oscuro passato emergono di volta in volta nuovi particolari. Gli ultimi in ordine di tempo li consegna il “Corriere”, che parla di corsi di yoga, serigrafia e informatica seguiti durante gli anni di reclusione nel carcere di Ferrara e a cui Norbert Feher fece riferimento nel suo ricorso al tribunale di sorveglianza di Bologna per opporsi all’espulsione.

Nel 2014, infatti, l’uomo che aveva fatto credere a tutti di chiamarsi Igor Vaclavic, nato nel 1976 in Russia a Taskent, Uzbekistan, fu espulso contestualmente alla sentenza di condanna a cinque anni e quattro mesi inflittagli nel maggio 2011 per le rapine commesse nel 2010 nell’Argentano.

Il ricorso venne rigettato e, scrive il “Corriere” Feher scrisse di proprio pugno, in stampatello, senza l’assistenza di un legale, il ricorso in Cassazione, “lamentando una decisione presa a suo dire superficialmente”, raccontando “di aver lavorato come meccanico, muratore e cameriere e di aver perso un figlia di sette anni in un incidente stradale”. E aggiungendo quella che probabilmente era l’unica verità in mezzo a tante storie inventate: “mi è stata affibbiata un’identità sbagliata”.

Intanto, sempre dalla procura di Ferrara, arriva un appello. Appello che difficilmente potrà essere rispettato dal momento che Igor è diventato il ricercato numero uno d’Italia e che la scia di sangue che si è lasciato alle spalle potrebbe allungarsi: “Tutte queste continue notizie – afferma Cherchi – e la pressione mediatica non aiutano le indagini”.

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