Situazione sempre più rovente in Carife per i dipendenti rimasti, circa 700, per i quali ieri avrebbe dovuto tenersi il tavolo di trattativa sul contratto integrativo, rinviato invece alle ore 15 di oggi giovedì 20 aprile.
Situazione rovente perché, da quanto trapela, Carife sembrerebbe intenzionata a far decadere i trattamenti economici del contratto integrativo, con conseguente riduzione dello stipendio. Resterebbero insomma solo le voci del contratto nazionale di lavoro, con taglio drastico di tutte le voci della contrattazione di secondo livello. Ma ciò che è ritenuto più grave è che, secondo indiscrezioni, vi sarebbe l’intenzione di inserire qualche quadro di alto livello con aumento conseguente di retribuzione, rendendo così ancora più evidente le disparità di trattamento fra colleghi ‘motivati’ e ‘demotivati’.
Anche per questo i sindacati sono pronti non solo a proclamare lo stato di agitazione, ma a dare il via a manifestazioni di protesta incisive nel caso le indiscrezioni dovessero tramutarsi in certezze al tavolo di trattativa odierno, procedura sindacale da seguire obbligatoriamente.
Con il contratto integrativo scomparirebbero, o verrebbero comunque modificate profondamente, diverse voci come l’indennità di rappresentanza, l’indennità di disagio, il contributo ai figli portatori di handicap (che a seconda del carico fiscale va dai 1033 ai 1550 euro l’anno), la misura dei buoni pasto, che passerebbe al valore di 1,81 euro, e l’indennità di cassa, il cui valore si dimezzerebbe. Resterebbe invece la polizza sanitaria, ma con la nuova compagnia UniSalute , l’attuale compagnia che assicura trattamenti ai dipendenti Bper, con cui l’accordo è in via di perfezionamento. Una perdita, per le tasche dei dipendenti ‘sopravvissuti’, quantificata dai mille agli 8mila euro annui, a seconda dell’anzianità.
Intanto la rabbia serpeggia fra i dipendenti Carife che, dopo aver visto l’esito degli accordi con Carichieti, dove si sono evitati licenziamenti e sono stati previsti incentivi economici, hanno sempre più la sensazione di essere trattati come figli di un dio minore.
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