Attualità
15 Aprile 2017
Giorgio Ferroni, ideatore della kermesse, racconta da cosa è nata l'idea e quali sono i risultati raggiunti

Weekend della pace. “Ferrara, un modello da esportare”

di Redazione | 3 min

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Giorgio Ferroni

A una settimana dal Weekend della Pace, tenutosi lo scorso fine settimana a Ferrara, si può trarre un primo dettagliato bilancio riguardo a un evento che ha fatto parlare di sé ben oltre le mura estensi.

L’ideatore della kermesse pluricolorata è Giorgio Ferroni, giovane avvocato ferrarese oltre che presidente del Lions Club Estense. Con questa iniziativa che ha coinvolto centinaia tra collaboratori e volontari, ha innanzitutto dimostrato che l’ente che presiede non si limita a organizzare cene di gala e aste di beneficienza. «Tutt’altro, devo ancora riprendermi dalla fatica di una manifestazione che ha coinvolto oltre 10mila persone – sorride Ferroni -, naturalmente siamo tutti estremamente soddisfatti di com’è andata questa prima edizione. Il tempo ci ha dato una mano, così tre giorni abbiamo visto una grandissima partecipazione di alunni, giovani di diverse fasce di età, semplici cittadini e tantissimi turisti».

Facciamo un passo indietro. Com’è nata l’idea dell’evento?
«Già gli anni scorsi raccoglievamo i disegni dei ragazzini delle scuole sul tema della pace. L’anno scorso abbiamo avuto circa 800 adesioni, ma soprattutto abbiamo registrato il fortissimo entusiasmo dei più piccoli su questo tema. In più il Comune di Ferrara ha da tempo un proprio logo come Città della Pace. Abbiamo pensato che tutto questo andasse valorizzato, perciò, insieme ad alcuni assessori e alla disponibilità degli altri Lions Club ferraresi che ringrazio, abbiamo deciso di colorare l’intera città con i colori dell’arcobaleno»

Nella fattispecie?
«Bè, innanzitutto è stato fondamentale il coinvolgimento delle scuole, con la bellezza di 17 istituti operativi sul progetto e migliaia di ragazzini felici di prendervi parte, anche grazie a Paola Chiorboli, coordinatrice del progetto. Poi, visto che avevamo in mente un evento aperto a tutte le fasce di pubblico, abbiamo chiesto la partecipazione attiva di negozianti, aziende, associazioni, artisti, oltre alle istituzioni con il patrocinio, tra gli altri, della Regione Emilia Romagna e dell’Unesco»

Un evento sulla pace in un contesto internazionale che forse non si poteva presentare meno congeniale, tra le drammatiche testimonianze dalla Siria e la crisi diplomatica tra Usa e Russia
«Verissimo, segno che la pace va costruita partendo da precisi investimenti sociali e culturali»

Quali?
«Intervenendo sui bambini, sui giovani, su coloro che tra alcuni anni avranno in mano il futuro del mondo. Credo sia un dovere del mondo istituzionale e della scuola, quello di impartire insegnamenti fondamentali in questo campo, oltre a promuovere il confronto civile»

In che modo avete declinato questi principi nell’arco del festival?
«Secondo vari gradi. I più piccoli attraverso i disegni, ma anche tramite musica, concerti, sport, con l’esibizione della scherma quale esempio di duello nobile. E ancora con l’impegno diretto delle forze dell’ordine, in particolare di Prefetto e Questore, che hanno spiegato le dinamiche della sicurezza. La pace si costruisce giorno per giorno sulla base della tolleranza, dell’integrazione e del dialogo. Importante e significativo è stato anche il confronto interreligioso, con il rabbino e i rappresentanti della chiesa e del mondo islamico»

A questo punto immaginiamo starete pensando al futuro della manifestazione. Con quali obiettivi?
«Abbiamo lanciato un segnale forte, ricevendo appezzamenti un po’ ovunque, anche a livello nazionale. Ora l’obiettivo è accreditarci come città capitale della pace. Non un titolo da custodire gelosamente, ma un modello nato per essere copiato ed esportato ovunque».

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