Alan Fabbri e Barbara Paron
Vigarano. “Tutti i Comuni devono fare la loro parte? Sì, facciano come noi: la smettano con le politiche del porte aperte a tutti, che significa far entrare per la maggior parte dei clandestini e si occupino di questioni più importanti, quelle lasciate in eredità dal terremoto”. Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione, risponde al ‘grido d’allarme’, apparso sulla stampa ferrarese, del sindaco di Vigarano Mainarda Barbara Paron all’arrivo di nuovi profughi in paese.
“Prendo atto della difficile situazione in cui si trova il primo cittadino, di fatto vittima delle sue stesse politiche: il suo Comune – spiega il leader del Carroccio emiliano-romagnolo – , poiché parte del cratere sismico, poteva rifiutare l’arrivo di nuovi ‘profughi’ in base agli accordi del 2014. Invece assistiamo a un fedele allineamento di Paron alle direttive nazionali, che però va esattamente contro alle esigenze della cittadinanza che amministra, ora e in futuro: un bell’esempio di gestione lungimirante, complimenti”.
Fabbri ricorda al sindaco di Vigarano come “l’agenda di un Comune colpito dal terremoto abbia ben altre priorità. Bondeno, Cento e Finale che hanno rifiutato nuovi arrivi, lo dimostrano: alla luce di questo, sosteniamo la candidatura di Roberto Lodi a sindaco di Terre del Reno. Il rilancio della provincia di Ferrara, in termini produttivi e sociali, non passa certo dalla scriteriata linea guida del porte aperte per tutti”.
“Uno slogan gradito al mondo delle cooperative sociali, che in realtà ne hanno fatto un prospero business, come dimostrano i grandi numeri della cosiddetta ‘accoglienza’, oltre che diversi casi di cronaca. Uno slogan di cui evidentemente si fa portatrice anche Giulia Bertelli, reponsabile welfare del Pd ferrarese – sottolinea Fabbri – che non perde occasione per ricordarci quanto sia bello e doveroso far arrivare di fatto una marea di clandestini. Ricordo che in questo modo si alimenta soltanto un ricco giro di affari per coop e affini. Alla faccia della solidarietà da anime belle”.
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