Economia e Lavoro
31 Marzo 2017
Il toccante dramma della crisi economica messo a nudo dalla pellicola del regista Fabrizio Cattani proiettata al cinema Apollo

“Cronaca di una passione”, quando lo Stato costringe gli imprenditori a gesti estremi

di Redazione | 3 min

Leggi anche

Mazzette alla Motorizzazione. Trentotto scelgono l’abbreviato

Di nuovo in aula il processo per le presunte mazzette alla Motorizzazione Civile di Ferrara, scoperte dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections grazie al lavoro degli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale, dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di indagine, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 74 persone

di Cecilia Gallotta

E’ indubbiamente una cronaca. Lo spaccato di una realtà amara e terribilmente vicina ad ognuno di noi quella raccontata da Fabrizio Cattani nella sua pellicola sui gesti estremi cui tanti imprenditori sono giunti in questi anni a causa della crisi economica, arrivata sul grande schermo di Ferrara nel cinema Apollo. Una serata organizzata dalla Confartigianato col patrocinio della Camera di Commercio, e una produzione dedicata alle imprese “in maniera diversa”, vicina agli imprenditori che ancor prima sono esseri umani, e che possono tutti rispecchiarsi nella storia, realmente accaduta, che Cattani propone: la “Cronaca di una passione”.

La passione, quella della vita, è improvvisamente sottratta ad una felice coppia di coniugi di terza età, interpretata da Vittorio Viviani e Valeria Ciangottini: lui, esodato dal licenziamento a due anni dalla pensione, vive accanto all’impresa di ristorazione della moglie, prima che un’improvvisa cartella esattoriale di Equitalia ne sentenzi la presagita fine. Così, improvvisamente, la coppia, con tutte le proprie abitudini, le proprie radici, le amicizie secolari, il figlio e i nipotini, i sorrisi e la buonanotte “da 40 anni”, si ritrova con un pignoramento della casa, che viene messa all’asta a causa dei contributi non versati della moglie, che ha preferito pagare i propri dipendenti dalla tasca della propria pensione, non essendo in possesso del denaro necessario.

Di fronte ad uno Stato che mette la burocrazia prima dell’umanità, i due coniugi si barcamenano in sistemazioni di ogni tipo, chiedendo “se almeno è possibile avere un letto matrimoniale, perché siamo sposati da 40 anni”. E invece no. Non è possibile, perché ci sono delle procedure. “E’ un sistema al contrario quello in cui viviamo” spiega il regista durante un confronto che ha fatto seguito alla proiezione, ed è il sistema in cui il protagonista trova lavoro attraverso un bando, di solito dedicato ai giovani con difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, che però si interrompe ancora nella fase di tirocinio, a causa di attività illecite su alcune pratiche.

La vergogna, l’imbarazzo, ma ancor più la perdita di dignità raggiunge il suo apice quando, per “non perdere il lavoro”, gli viene proposto di richiedere una falsa invalidità psichica per vincere un bando destinato ai disabili. “Siamo in una giungla” recita la direttrice Asl, “ma se questo è l’unico modo per avere da mangiare, preferisco morire di fame”, le fa eco un magistrale Vittorio Viviani nel ruolo del coniuge. Altrettanto encomiabile Valeria Ciangottini – famosa per aver recitato ne “La dolce Vita” – che assieme a Viviani rende fortissima l’unione coniugale, ora più che mai bisognosa di non spezzarsi. L’unione della famiglia, simbolo della “prima forma d’impresa”, è riconosciuta anche da Confartigianato – fautrice della serata – come contrapposta alla sottrazione della vita che i due coniugi subiscono.

“Perseguire il miglioramento economico della propria famiglia – afferma il presidente della Camera di Commercio Paolo Govoni – vuol dire perseguire il miglioramento economico del proprio territorio”. Una riflessione carica di umanità, che pone un accento introspettivo anche sul valore affettivo del lavoro e dell’amore, spesso considerati la faccia di due medaglie diverse. L’umanità della trama si trova concretizzata anche nella realizzazione della pellicola, “girata in 18 giorni – racconta il regista – perché quelli erano i giorni lavorativi che potevamo avere. Ce la siamo interamente autoprodotta, con un budget di 70 mila euro (considerate che di solito per un film ce ne vogliono circa 800 mila), e questo perché non avrebbe avuto incassi al botteghino. Non rispecchia l’intrattenimento evasivo che ci vuole per gli incassi, e così, grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa produzione senza percepire una retribuzione – attori compresi – siamo riusciti a realizzare un film che ritengo andasse fatto, su un tema che la grande distribuzione tace”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com