Lettere al Direttore
30 Marzo 2017

Spal, profumo nuovo e antico

di Redazione | 4 min

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… I versi di Giovanni Pascoli mi fanno pensare al profumo  di serie A, che si respira in una città di nuovo permeata dall’orgoglio e dalla passione  per i colori bianco-azzurri , in un clima che  mi ricorda il profumo antico della massima divisione.

Che tempi! Il portiere aveva il numero 1, il terzino destro il numero 2, il terzino sinistro il numero 3, lo “stopper” il numero 5, il “libero” il numero  6 , il “mediano di spinta” il numero 4….

Ero studente del Liceo “Ariosto” e,fra i miei docenti,ebbi anche il “mitico” Giordano Romagnoli, che ci raccontava, tra un caffè doppio che si faceva portare dai bidelli e una sigaretta accesa con il mozzicone della precedente, di una rissa che lo vide coinvolto anni prima , quale tifoso spallino, durante un’amichevole giocata a Rovigo.

I soldi erano pochi e, per risparmiare, acquistavo il biglietto della Curva Popolare Est, considerata l’equivalente del “loggione” teatrale.

Mi ritrovavo sugli spalti con mio fratello Leonardo,con Renato, Maurizio,Alfredo,Gianni e Gilberto ed eravamo mescolati ai tifosi avversari, poiché allora non esisteva un “settore ospiti”. Tanti gli sfottò, ma zero incidenti. Il nostro beniamino era Gabriele Cantagallo, un portierone che, a differenza del gelido Galli,  rispondeva calorosamente ai nostri cori. E incitavamo sempre Maurizio Moretti detto “Moro” (un duro stopper che mordeva alle calcagna gli avversari) , Ivano Bosdaves (un friulano dalla falcata potente che giocava con il numero 11) e Giulio Boldrini (ultimo “libero” in serie A), che spazzava l’area senza misericordia, dopo che Paolo Mazza aveva inutilmente provato a far giocare Massei in quel ruolo.

Ricordo le trasferte, povere e avventurose, con i treni e i pullman bianco-azzurri, oppure con auto traballanti.

Assieme a tre amici mi recai a Brescia con una “600” guidata da Mario Tamassia, il quale non ci aveva avvisato che il finestrino di sinistra (lato viaggiatore) era difettoso e una volta abbassato non si sarebbe più rialzato. Era d’inverno e tornammo a casa raggelati, nel cuor della notte, dopo un viaggio a passo di lumaca. E rammento e i soprannomi che la curva aveva affibbiato ad alcuni giocatori. Reja si era guadagnato l’epiteto di “machinon”  perché risultava potente ma lento a “carburare”, Bagnoli era diventato “Cagnoli” per via dello stile efficace ma non proprio elegante, Massei “il professore” e Dell’Omodarme era diventato “Quelluomodorme” perché, nonostante fosse un dribblomane impenitente, ogni tanto si assentava dal gioco e pareva assopito.

Durante la partita non mancavano gli incitamenti (si fa per dire) agli “spinzini” e d’inverno, per combattere il freddo, si battevano i piedi e si  beveva il “ponce”, venduto da un omino vestito di bianco, che nei periodi caldi girava con la cassetta dei gelati.

Curiosi erano gli slogan pubblicitari trasmessi dall’altoparlante (tipo : “Chi legge MEN è uomo due volte), così come la pubblicità un po’ criptica dei profilattici, che appariva sulle pagine verdine di “Stadio”.

A un quarto d’ora dalla fine del secondo tempo si aprivano le porte dello stadio e anche i più poveri ( o i più tirchi) potevano gustare uno scampolo di partita.

Avevamo fondato anche l’OSCAR CLUB (con striscione cucito da mia madre) e una volta, causa influenza, non andammo al “Comunale”. Ma un cronista notò l’assenza dello striscione e lo collegò alle polemiche sul ruolo di Massei. Come ci sentimmo importanti!

Assistei anche alla famigerata sconfitta casalinga con il Napoli, causata dai tre rigori fischiati contro la Spal dal Signor Concetto Lo Bello da Siracusa e ricordo che dalle radioline a transistor, che tutti tenevano all’orecchio per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”, Roberto Bortoluzzi, dallo studio centrale, esortava “lo sportivissimo pubblico di Ferrara” a recuperare la calma evitando incidenti.

“Cantagallo, Tomasin, Bozzao…”. Ora il profumo antico degli ultimi anni in serie “A” si fonde con il profumo nuovo che ci fa sperare (un po’ di scaramanzia non guasta) in un traguardo che nessuno osava immaginare.

Ma, da Cantagallo a Meret, il cuore è sempre bianco-azzurro e il grido è quello di sempre: FORZA SPAL!

Mario Gallotta

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