Attualità
30 Marzo 2017
L'associazione "Amici della Terra" invia una diffida a Tagliani

«Il sindaco vieti la coltivazione nell’ex discarica di Ca’ Leona»

di Redazione | 2 min

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Una diffida al sindaco affinché «provveda in merito all’interdizione agli usi agroalimentari della area identificata come “discarica comunale abusiva di Ca’ Leona”».

È ciò che l’associazione ambientalista “Amici della Terra”, nella persone del suo referente estense Stefano Bulzoni, ha inviato al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.

Si tratta solo dell’ultimo atto della datata questione relativa alla gestione dei rifiuti a Ferrara, che recentemente si è rivitalizzata a seguito delle supposte rivelazioni del pentito di Camorra Nunzio Perrella alla trasmissione Nemo di Rai Due, nel cui servizio è apparso anche lo stesso Bulzoni.

E oggi proprio Bulzoni, che è da tempo molto attivo e documentato, ha deciso di invitare formalmente il sindaco a prendere provvedimenti e impedire che in un’area della ex discarica – 35 ettari su 80 – si continui la produzione agricola (oggi di grano, fino al 2015 di soia secondo quanto riporta Bulzoni).

La diffida, che è molto lunga e dettagliata, dà conto di numerosi altri esposti e di atti da cui risulterebbe che in quell’area siano stati per lungo tempo stoccati rifiuti anche pericolosi, ed è l’ideale prosecuzione di un esposto presentato a inizio 2016 da Luigi Gasparini (referente provinciale dei Medici per l’Ambiente-Isde Italia), lo stesso Bulzoni e Vanna Ruggeri, indirizzato alla procura di Ferrara, al Noe di Bologna e al Nucleo investigativo dei carabinieri di Ferrara.

In quell’atto si dava conto – come nella diffida – di alcune analisi Arpae effettuate negli anni 2003-2008 e 2009-2015 e – afferma Bulzoni – comunicate anche al Comune, in cui viene evidenziato il costante superamento dei valori limite nelle acque sotterranee di alcune sostanze: Pcb, Cvm,  Arsenico, Piombo, Nitriti, Nichel, Alluminio, Antimonio.

Bulzoni, ancora una volta riprendendo quanto già scritto nell’esposto del 2016, afferma che in alcuni campionamenti (questa volta auto-effettuati dagli ambientalisti) del terreno coltivato sia stata rilevata presenza di cromo-esavalente a concentrazioni «ampiamente fuori norma», e per questo afferma che «non è da escludersi» la sua presenza anche nei prodotti agricoli.

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