Attualità
28 Marzo 2017
Ferrara pioniera in regione nella sperimentazione del metodo Riabilitango

La tangoterapia contro l’Alzheimer

di Redazione | 3 min

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Nel 2009 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità, ora diventa anche patrimonio della salute: è il Tango argentino al centro del nuovo progetto di Associazione malati di Alzheimer (Ama) di Ferrara per il sostegno delle famiglie dei malati di Alzheimer. Al via il progetto pilota di Tangoterapia con il metodo “Riabilitango”, di cui Ferrara è pioniera in Emilia Romagna, che ha lo scopo di utilizzare il linguaggio del corpo e del ballo per sviluppare una maggiore integrazione della persona malata nell’ambiente circostante, limitandone la stigmatizzazione e l’isolamento.

“La nostra associazione è nata nel 1998 a scopo volontaristico e opera a sostegno delle famiglie di malati di Alzheimer fornendo servizi indispensabili- spiega la presidente di Ama Paola Rossi- tra cui la consulenza legale e psicologica ai familiari dei malati. Il paziente è seguito fin da subito dal centro disordini cognitivi ma è gestito completamente dai familiari, che spesso si trovano in difficoltà. Il nostro è un progetto pilota in Emilia Romagna: questo tipo di attività è già stata praticata su malati di Parkinson o persone colpite da ictus, ma siamo noi i primi a provarla sui malati di Alzheimer. Il centro disordini cognitivi dell’ospedale sant’Anna si aspetta da questa attività un miglioramento del tono dell’umore e la riduzione di disturbi psico- comportamentali”.

Il progetto sarà rivolto a 15 pazienti con patologia di Alzheimer allo stadio iniziale selezionati dal centro disordini comportamentali del Sant’Anna. Le lezioni si svolgeranno dal 30 marzo al 1 giugno al centro sociale ricreativo ‘Il Parco’ di via della Canapa,4 tutti i giovedì dalle 16 alle 17.

Il metodo ‘Riabilitango’ si fonda sull’unione tra competenze sanitarie e l’uso di passi, esercizi di tecnica e musica del Tango argentino, che non vengono modificati, ma scelti e adattati in base alle potenzialità dei pazienti e alle loro problematiche. Questo metodo è nato nel 2012 per volontà di Marilena Patuzzo, coordinatrice infermieristica in ambito riabilitativo e docente all’Università degli Studi di Milano. A Ferrara le lezioni saranno coordinate dalle insegnanti Elisa Mucchi e Giulia Casadio, con l’assistenza di Mauro Giorgi e supportati dai volontari di Ama, Asp e cooperativa Serena. Alle persone coinvolte nel progetto verranno somministrati questionari di valutazione ad inizio e a fine attività e i dati raccolti verranno elaborati dal centro disordini cognitivi e presentati a settembre in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer.

“Il lavoro sarà da costruire insieme, parlare di tango è in un certo senso limitante: lo scopo è quello di capire quale linguaggio usare con queste persone, si proverà infatti con un linguaggio meno parlato e più fisico, per avere un punto d’incontro con i malati”, ha affermato l’insegnante di danza Elisa Mucchi.

“L’Alzheimer è una malattia e un fatto sociale: l’invecchiamento della popolazione porta ad un peggioramento delle condizioni di vita collettive, e questo è un problema. L’altro problema è legato al linguaggio, alle parole che utilizziamo per definire qualcosa di inferiore, in particolar modo in dialetto- conclude Simone Merli, assessore allo sport del Comune di Ferrara-: ‘Sei un mongolo’, ‘Sei da Cottolengo’, ‘Scusa mi sono dimenticato, ho l’Alzheimer’ sono termini associati a malattie e ad un centro che ospita persone con gravi disabilità, utilizzati spesso a sproposito dimenticando che dietro queste espressioni c’è una patologia seria e ci sono soprattutto persone. Il linguaggio fa la malattia e aggrava una condizione, si deve stare attenti a come si usano le parole e al contesto in cui le si utilizza, perché si rischia di disegnare una condizione di inferiorità della persona che si trova davanti a questa malattia, che può colpire tutti, e accade quotidianamente”.

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