Attualità
26 Marzo 2017
Numerose le perplessità poste dai genitori ai rappresentanti della ditta per la refezione scolastica ferrarese

Mangiare bene a scuola, “l’utopia di Cir Food?”

di Redazione | 3 min

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‘Mangiare bene a scuola’, oltre ad essere una delle tematiche più scottanti fra i genitori ferraresi, è anche il titolo e il filo conduttore del primo incontro fra i referenti della ditta Cir Food, che gestisce la quasi totalità dei pasti nelle scuole della città, e gli esponenti delle scuole, nonché, ovviamente, i genitori. L’incontro è stato organizzato dall’assessore Felletti, e inviato ad alcuni genitori “dopo che da tempo abbiamo chiesto che se ne discutesse in modo diretto e concreto”.

“La ristorazione collettiva – introduce la dirigente dell’Istituzione pedagogica per le famiglie Donatella Mauro – è un fenomeno complesso, perché distribuire i pasti a migliaia di bambini comporta di per sé un numero di problemi, accorgimenti e attenzioni che viene centuplicato rispetto a quelli già normalmente presenti quotidianamente nella preparazione di un pasto per 60 o 100 bambini. Negli ultimi anni poi – aggiunge il direttore dell’Istituzione Scolastica Mauro Vecchi – si stanno accumulando anche molte richieste di natura culturale, religiosa o di dieta che vanno ad aggiungersi e a porre una situazione ancora diversa”.

Uno scenario, quello di Cir, che sicuramente incide sulle numerose polemiche messe a nudo dai genitori, molti dei quali dichiarano di chiedersi “se far mangiare bene a scuola il proprio figlio sia forse un’utopia”. La qualità del pane è forse una delle prime conseguenze dirette ed esemplificative dei problemi che la ristorazione collettiva deve affrontare, perché “per anni abbiamo avuto un fornaio di San Giuseppe di Comacchio che produceva pane fresco, locale e biologico come richiesto dal capitolato – spiega la responsabile commerciale di Cir Ferrara – che però è fallito. Avevamo trovato un secondo fornaio, ma non soddisfaceva le nostre richieste per quanto riguarda la quantità. Attualmente quindi non esiste sulla piazza ferrarese un fornaio in grado di produrci 5 mila panini biologici”, motivo per cui Cir Food ha optato per il Forno Trilli di Modena, evidentemente non apprezzato dai genitori che, con tanto di incarto e panino portato da scuola, hanno constatato che “arriva duro e talvolta congelato”.

Il problema della provenienza non si limita al pane, che “tutto sommato viene da Modena e non dall’Australia”, puntualizza Vecchi; si estende infatti anche alla carne, sulla quale dopo una prima perplessità di Rita Marchi riguardo la certezza dei genitori sull’effettiva provenienza, si ha conferma che viene dalla Francia. “Nel capitolato è prevista la provenienza italiana o, quando questa non sia sufficiente, dalla comunità Europea – argomenta la responsabile, che con il sostegno di alcuni genitori spiega come il capitolato, ossia i termini fissati per la somministrazione dei pasti, nasca dalla richiesta dell’utente, in questo caso il Comune di Ferrara”.

Sembrerebbe finora un problema relativo alla quantità di produzione, che risolvere non risulta semplice, ma alcuni genitori chiedono chiarimenti anche sul discorso carenza e spreco di cibo, che sembra non mancare, ma finire per metà buttato in quanto non mangiato dai bambini. “Il tema dell’appetito dei bambini – prosegue Rita Marchi – è spesso legato alla distribuzione dei pasti della loro giornata che comincia a casa. Sappiamo che la fretta della mattina porta a saltare la colazione o farla frugale, ma così facendo capita che i bambini si trovano affamati per la merenda di metà mattina, alla quale mangiano più del dovuto, e sazi per il pranzo”.

L’incontro, primo di una serie che “speriamo possa aprire un dialogo concreto per il raggiungimento di soluzioni”, ha visto anche la partecipazione di docenti, in difficoltà sulla frequente variazione del personale Cir, che “ostacola e ritarda l’arrivo dei pasti”, ai quali sono state segnalate le figure di Manuela Antonellini ed Elisa Menegatti a cui fare riferimento.

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