La procura di Ferrara ha richiesto la proroga dei termini per completare le indagini sul crac Carife, fascicolo aperto a seguito della dichiarazione d’insolvenza della vecchia banca cittadina.
In quell’occasione – a febbraio 2016 – gli atti vennero inviati alla procura per valutare eventuali azioni penali per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta e gli inquirenti si stanno concentrando sulle ipotesi della dissipazione e della distrazione del patrimonio della vecchia Carife nel periodo compreso tra il 2008 e il 2015.
Oltre alla richiesta di proroga dei termini per le indagini, resa necessaria dall’elevata complessità della vicenda, l’altra novità è che sono stati formalizzati i nomi degli indagati – prima era ancora a carico di ignoti -, 27 in tutto, tra vecchi dirigenti e membri del consiglio di amministrazione, con l’invio degli avvisi di garanzia. Questo significa che arriverà a breve il momento di compiere gli ‘atti garantiti’, quelli in cui gli indagati hanno il diritto di partecipare e difendersi.
Si tratta di un filone d’indagine diverso da quello ormai arrivato alla fase finale che riguarda l’aumento di capitale del 2011 – per il quale i pm Stefano Longhi, Barbara Cavallo e il procuratore capo Bruno Cherchi sono quasi pronti ad inviare la notifica di chiusura indagini e la richiesta di archiviazione per alcune posizioni – anche se evidentemente alcuni indagati sono i medesimi.
Il procedimento penale per il crac è parallelo anche a quello civile, nato dall’azione di responsabilità per 100 milioni di euro promossa dai commissari Antonio Blandini e Giovanni Capitanio all’epoca dell’amministrazione straordinaria.
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