Codigoro
23 Marzo 2017
Depositata la consulenza autoptica del medico legale Lorenzo Martinelli sui cadaveri dei coniugi Vincelli

Duplice omicidio di Pontelangorino. La madre si svegliò e provò a difendersi

di Redazione | 2 min

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Trenta chilometri andata e ritorno su un tragitto che per un terzo è fatto di strade non asfaltate e in cattive condizioni. È la situazione che alcuni cittadini che vivono in località Prati, nella frazione di Pontelangorino nel comune di Codigoro denunciano ai nostri taccuini

È stata depositata ieri la consulenza autoptica redatta dallo specialista Lorenzo Marinelli sul duplice omicidio di Pontelangorino. Le conclusioni dell’esperto incaricato dalla procura ripercorrono dal punto di vista medico legale il film della tragica notte del 10 gennaio.

La prima certezza che emerge dalle 57 pagine che oggi finiranno in mano alla procura minorile di Bologna riguarda il fatto che Nunzia Di Gianni, 45 anni, si accorse che qualcuno la stava per uccidere.

Non è dato sapere se in quelle frazioni di secondo sia stata in grado di distinguere il volto di Manuel, l’amico del cuore del figlio che aveva visto crescere negli ultimi anni. Di sicuro la donna si è svegliata e ha provato per quanto possibile a difendersi.

La sua mano presenta una ferita da difesa. Un’unghia rotta e un taglio all’altezza delle dita. Su di lei la furia omicida del minorenne si è accanita con dieci colpi sferrati con la parte posteriore dell’ascia trovata nel garage dell’abitazione di via Fronte Primo Tronco.

Alcuni colpi l’hanno raggiunta presso il solco bulbo-pontino, dove ci sono centri del respiro. Un dettaglio che, associato alla successica copertura della testa con il sacchetto di plastica, ne hanno causato la morte per soffocamento. L’esame istologico dei polmoni hanno confermato la morte per ipossia, per mancanza di aria. La donna sarebbe deceduta comunque.

L’ultimo respiro è avvenuto mentre il figlio e l’amico hanno tentato di spostarla dal letto e portarla in macchina (il piano prevedeva poi di gettare i corpi nei canali vicini per farli sparire). Le condizioni in cui versava – in fin di vita e sicuramente non più cosciente – le hanno impedito di vedere dietro quelle mani che la trascinavano il volto del figlio Riccardo.

Prima di lei, l’omicida materiale (indagato insieme al figlio di duplice omicidio volontario aggravatio dalla premeditazione e da futili motivi) si era accanito contro il padre.

Salvatore Vincelli, 60 anni, non si è accorto di nulla. I tre colpi di ascia sferrati sul suo volto ne hanno provocato sitantaneamente la morte per encefalopatia traumatica acuta e irreversibile. Il viso infatti era completamente sfigurato, con mandibola mascella e zigomi ridotti in postiglia. Particolare macabro che rende però l’idea della violenza e della forza con cui è avvenuto il massacro.

Sul suo corpo sono state riscontrate altre due lesioni minori. Una su mento e labbro, dove è rimasta impressa l’impronta delle Adidas dell’assassino, che forse cercava di scavalcarne il corpo per raggiungere la seconda vittima sdraiata di fianco; la seconda – avvenuta post mortem – nella zona lombare causata dall’impatto con un gradino mentre i baby killer cercavano invano di spostare il cadavere.

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