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22 Marzo 2017
Dell'artista la Fondazione Magnani-Rocca ospita una mostra fino al 2 luglio

Depero il mago

di Redazione | 5 min

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Fortunato Depero (Fondo 1892-Rovereto 1960) che nella sua vita ha continuamente forgiato idee, trasformandole e riproponendole attraverso una piena libertà creativa, è sopravvissuto all’oblio guadagnandosi il diritto di durare nella memoria collettiva ben oltre la sua vita terrena. Di questo artista la Fondazione Magnani-Rocca ospita una mostra fino al 2 luglio 2017 dal titolo Depero il mago. Oltre cento opere tra dipinti, le celebri tarsie in panno, i collage, abiti, mobili, disegni, progetti pubblicitari, per celebrare il geniale artefice di un’estetica innovativa che mette in comunicazione le discipline dell’arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura al desing, al teatro.

La mostra è frutto della collaborazione istituzionale fra il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e la Fondazione Magnani-Rocca, ed è curata da Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi (catalogo SilvanaEditoriale).

Album

La Rovereto asburgica d’inizio secolo scorso è un vivace centro intellettuale solcato da fervori irredentisti ed è la città di formazione di Fortunato Depero, trasferitosi qui da Fondo in Val di Non nel 1902. L’artista dal 1904 al 1909 frequenta la scuola Reale Elisabettiana, un istituto a indirizzo tecnico e di arte applicata; nel 1910 in seguito alla mancata ammissione all’Accademia di Belle Arti di Vienna, è apprendista presso la ditta di marmi Gelsomino Scanagatta, specializzata in scultura funeraria.

Oltre a mostrare i suoi lavori in qualche piccola esposizione presso la cartolibreria Giovannini di Rovereto il giovane Depero viene coinvolto da Mario Rizzoli – appassionato irredentista, compagno di Cesare Battisti, nell’elaborazione di un album fotografico dedicato alla sua valle, e offerto “al Touring-Club-italiano strenuo propugnatore del rimboschimento d’Italia”, costituito da 50 fotografie ornate con disegni e fregi, cariatidi o telamoni utilizzati come elementi architettonici. Il lavoro dell’album, realizzato nel 1912, ha avuto nella vita di Depero degli sviluppi importanti: non è stato vuoto esercizio decorativo ma allenamento foriero di inattesi esiti futuri. Quello con Rizzoli è il primo di una lunga serie di sodalizi che costellano l’arco della vita dell’artista a partire da Giacomo Balla; Gilbert Clavet, Gino Gori, Fedele Azari, Mario Alberto Ponis, Davide Campari, fino a Remo Albertini e Giuseppe Veronesi.

Il soggiorno a Roma con l’amata Rosetta Amadori, dove ripara allo scoppio del primo conflitto mondiale, offre la svolta alla sua arte: l’incontro con Giacomo Balla rende possibile un’intesa che lo porta all’accoglimento in seno al movimento futurista e alla stesura del manifesto Ricostruzione futurista dell’universo nel 1915, il programma di una radicale trasformazione del mondo che coinvolge tutte le espressioni figurative. La produzione di un grande numero di testi, arredi, e giocattoli dà impulso anche a una nuova promozione dell’artista attraverso l’editoria e la fotografia.

Teatro

Nel novembre del 1916 Sergej Pavlovič Djagilev, impresario dei Balletti russi, aveva affidato a Depero la realizzazione di scene e costumi per Le Chant du rossignol tratto da una fiaba di Hans Christian Andersen L’usignolo dell’ imperatore e musicato da Igor Fëdorovinskij Stravinskij. Proprio in quel periodo nel suo atelier di Viale Giulio Cesare 52 a Roma, l’artista incontra Gilbert Clavet – svizzero colto e facoltoso, il quale invita l’artista con Rosetta ad Anacapri, incaricandolo di illustrare la sua novella, Un istituto per suicidi. In mostra, si può ammirare, il collage non firmato,  riferibile a Ballerini nella sezione lavori in carte colorate è riconducibile all’invenzione visiva dei costumi per le Chant du rossignol costruito con una felicità compositiva e di colore degna di nota.

La nascita delle marionette si concretizza a Capri nel 1917: “ebbi un lampo d’intuizione: Applicare le ultime soluzioni plastiche al teatro delle marionette. Liberandomi dell’elemento uomo, conseguii la massima autonomia e la massima libertà nelle mie amatissime costruzioni viventi, e così nacquero i miei Balli plastici, primo organico tentativo realizzato in collaborazione con Clavel della rivoluzione e plastica del mondo.”

Casa

Nell’immediato dopoguerra quando torna a Rovereto Depero vuole lasciarsi alle spalle gli anni del primo conflitto mondiale e decide d’improvvisare il primo laboratorio creativo, in diverse successioni fino a Casa Kappel, denominato la casa del mago… Parteciperà alla Mostra internazionale delle arti Decorative di Monza nel 1923; ma l’evento culminante è la sua presenza nel 1925 all’Exposizione internazionale al Grand Palais di Parigi, dove espone con Giacomo Balla e Enrico Prampolini.

Depero espande il ruolo degli interni attribuendo loro molteplici funzioni, dalla casa al padiglione, dal negozio, alla fiera, fino a luoghi di divertimento e intrattenimento.

A causa dell’esperienza produttiva ed espositiva emerge nell’artista la necessità di pubblicizzare efficacemente le proprie attività, reclamizzando se stesso come primo prodotto, attraverso autoscatti, carta da lettere intestata, cartelli da apporre all’ingresso di sale espositive, come quelli eseguiti per la “Casa d’Arte Futurista” sia a Rovereto che a New York. Negli anni venti sviluppa una autonomia inventiva unica ed esauriente, che sfoggia specialmente in campo pubblicitario. Campo che gli consente di ampliare l’ambito della visione e rappresentare un nuovo sistema di interpretare il mondo, significativi, in questo senso, i disegni realizzati per la ditta Campari.

New York Depero’s Futurist House

Sebbene Depero abbia guardato all’America come alla patria d’adozione, alla mecca della modernità, affrontando quell’avventura con determinazione, gli anni americani sono di fatto molto duri. Quell’esperienza, diventa un progetto trasversale nel quale l’artista riveste diversi ruoli: progettista, arredatore, scenografo, pubblicitario senza decidersi a rinunciare a nessuno di essi.

Epilogo

Già nel 1952 Depero scrive al sindaco di Rovereto Veronesi, per proporgli la sistemazione della propria pinacoteca in un edificio che abbia un settore storico – il museo – e una parte più viva e dinamica – la galleria -, con una bottega annessa.

Finalmente, nel febbraio del 1956 gli viene affidato il palazzo ex Monte dei pegni, sito di fronte alla scalinata del castello.

Il 1 agosto 1959 il museo apre alla presenza delle autorità cittadine e dell’artista.

Depero muore il 29 novembre 1960.

Nel 1987 la Galleria-Museo Depero diviene parte integrante del Museo d’Arte Moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Il museo, oggi Casa d’arte futurista Depero, e la sua attività coniugano il senso auto-reclamistico e celebrativo, a cui Depero non ha voluto rinunciare nell’ultima fase della sua vita, con il segno rivoluzionario della “ricostruzione futurista dell’universo”.

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