Economia e Lavoro
16 Marzo 2017
La protesta di Usb contro la "pessima riforma che porterà a compimento la distruzione della scuola pubblica"

Sciopero, da Ferrara a Roma per dire no alla “buona scuola”

di Redazione | 3 min

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Per dire no alla Buona Scuola, “la pessima riforma partorita da Renzi e allevata dal governo Gentiloni a cui tra una settimana piacerebbe portare a compimento il progetto di distruzione della scuola pubblica”, Usb insieme a Cobas, Unicobas, Anief e Federata, proclama lo sciopero generale del personale della scuola per venerdì 17 marzo.

Alle “otto leggi delega che smantellano i diritti, secondo la logica di una scuola aziendalista al servizio esclusivo del mercato, e producono precarizzazione”, i sindacati rispondono con altrettante grandi manifestazioni a Roma, Torino, Bologna, Napoli, Bari, Cagliari, Palermo e Catania, alle quali si affiancheranno i presidi in tutte le altre città.

Alla protesta aderisce anche l’Usb Ferrara che, con una delegazione composta da una decina di rappresentanti, andrà nella capitale per manifestare il proprio dissenso alla legge 107. Una seconda rappresentanza ferrarese si mobiliterà a Bologna per far sentire la propria voce in più piazze.

Lo scopo dello sciopero nazionale è che “questo governo sia costretto a prendere atto che il no del 4 dicembre, al quale i lavoratori della scuola hanno dato un contributo determinante, era anche un segnale forte contro la Buona Scuola. Con arroganza, Gentiloni e Co hanno voluto licenziare lo stesso le otto leggi delega che, nel loro insieme, completano il processo di distruzione della scuola della Repubblica, azzerando il diritto allo studio e smantellando definitivamente la qualità dell’istruzione pubblica e statale, svilendo ancora una volta il ruolo e l’impegno dei lavoratori della scuola”.

Un “no potente” non solo alle deleghe, ma anche a “meccanismi perversi e distruttivi studiati contro i lavoratori, come la chiamata diretta, l’assegnazione su ambito e non su scuola, il bonus docenti, la formazione fortemente orientata dall’alto e lesiva della libertà di insegnamento, la messa a regime dell’alternanza-scuola lavoro e degli Invalsi. Tutti stratagemmi che segnano la caduta irreversibile dell’autonomia didattica e il totale asservimento dei lavoratori al potere crescente dei dirigenti scolastici”.

E ancora, si pretende che “si cominci a vedere la fine del più lungo blocco contrattuale di questa Italia, destinando i fondi del “merito”, della carta del docente e anche del fondo di istituto alla contrattazione nazionale per un aumento che garantisca a docenti e Ata il recupero non meno di quel 20% di salario perso; sia garantita l’assunzione su tutti i posti disponibili in organico di diritto e di fatto per i precari che vantano almeno 36 mesi di servizio; e che venga ampliato l’organico del personale Ata e ci sia l’eliminazione delle restrizioni nelle nomine dei supplenti”.

La richiesta del ritiro di tutte le otto deleghe si accompagna alla bocciatura dello “stravolgimento della legge 104 e alla iperburocratizzazione del percorso di riconoscimento delle ore di sostegno, che sembra pensato apposta per impedire alle famiglie di vincere le cause contro il Miur nei tribunali, come è accaduto negli ultimi anni ogni qualvolta lo Stato non garantiva un numero sufficiente di ore di sostegno. Per questo la rete delle 65 associazioni di famiglie con persone con disabilità (oggi 101) ha aderito allo sciopero del 17 marzo. Nell’anno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della legge 104 non è possibile tacere e veder tornare indietro il nostro sistema scolastico”.

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