Economia e Lavoro
12 Marzo 2017
I sindacati dei chimici promettono lo sciopero se Yara non tornerà sui propri passi

Petrolchimico. Festeggia l’8 marzo con il licenziamento

di Redazione | 4 min

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Una lettera su carta intestata ricevuta il 7 marzo che le annuncia che l’azienda per la quale lavora da tanti anni ha deciso all’improvviso di fare a meno di lei. Seguita a 24 ore di distanza, proprio in concomitanza con l’8 Marzo, festa della donna, dal provvedimento di licenziamento, motivato con ragioni organizzative ed economiche.

Succede a Ferrara, all’interno del polo chimico. A decretare la fine del rapporto di lavoro è Yara. A subirlo l’ormai ex capo del personale, quadro di primo livello, che in passato non era stata oggetto di sanzioni dal punto di vista disciplinare o di valutazioni negative sulle capacità lavorative.

Un fulmine a ciel sereno anche per i colleghi della dipendente, tanto che ieri, venerdì 10 marzo, si sono tenute due assemblee sindacali dei lavoratori di Yara.

“Dalla discussione – affermano le rsu e le segreterie territoriali di Filctem, Femca e Uiltec di Ferrara – è emersa con forza la contrarietà di lavoratori e sindacato rispetto alla grave scelta di operare il licenziamento della collega”. Un colpo di mano, avvenuto tra l’altro – ulteriore motivo di attrito -, senza preavvertire la rsu e ricercare una soluzione volta alla eventuale ricollocazione della lavoratrice.

Altro punto di doglianza è la motivazione, definita “pretestuosa” dai sindacati, dal momento che “Yara Ferrara non è per nulla in condizioni di difficoltà economica grazie al buon andamento del mercato e agli investimenti compiuti nel 2016”.

L’improvviso licenziamento fa temere inoltre un possibile seguito. Yara nell’ultimo anno, ha deciso tagli al personale per 800 milioni di euro in tutti i propri siti produttivi sparsi nel mondo. Su Ferrara ha investito qualcosa come 70 milioni di euro per migliore gli impianti. Investimenti che hanno dato i propri frutti, nonostante un calo del prezzo dell’urea a livello di mercato.

“Se questo è l’atteggiamento aziendale, quali saranno gli effetti del ventilato tentativo di ridurre fortemente i costi fissi in Yara, a Ferrara e nel mondo?” si chiedono infatti le sigle della chimica. “Tagli che tra l’altro vengono minacciati nel nostro sito in presenza di importanti risultati industriali determinati anche dallo sforzo delle persone”.

Di fronte  a queste premesse, i sindacati proclamano lo stato di agitazione e contestualmente chiedono di aprire un confronto con l’impresa per revocare il licenziamento e individuare un percorso per trovare soluzioni alternative.

Di fronte a un diniego, il prossimo passo sarà lo sciopero dell’intero petrolchimico: “vista la gravità dell’azione messa in campo dall’impresa, il sindacato attiverà tutte le rsu di stabilimento affinché si organizzino le iniziative a sostegno della vertenza dei lavoratori di Yara. Allo stesso tempo il sindacato si impegna a coinvolgere le istituzioni e la politica locale, in maniera che possano dare il loro contributo in questa fase vertenziale”.

“Pensavamo di aver superato la vicenda dei licenziamenti forzati di L.Basell – chiude la nota, ricordando il precedente di Basell, con il licenziamento repentino di due lavoratrici (la cui vertenza porterà poi al ‘caso Fiorini’) – e che non avremmo più rivisto all’interno del nostro sito simili azioni fuori dalla nostra cultura sindacale e dall’approccio “etico e responsabile” spesso sbandierata dalle multinazionali del sito”.

Sul caso interviene anche Renato Finco, segretario unione comunale del Pd di Ferrara, che parla di “situazione sconcertante” e di  “comportamento negletto e grave” di Yara, specialmente alla luce delle recenti parole del Presidente della Repubblica che, proprio l’8 marzo, “ci ha rammentato che  una società è più giusta con il rispetto e il lavoro delle donne”.

“La scelta di non aver voluto informare le rsu e le organizzazioni sindacali – prosegue Finco -appare non comprensibile e getta un’ombra inquietante sul futuro delle relazioni interne e apre uno scenario di incertezza per tutti i lavoratori della società multinazionale. Questa situazione colpisce maggiormente  perché  mentre si hanno segnali di ripresa da parte delle aziende insediate nell’area del petrolchimico il licenziamento crea preoccupazione tra i lavoratori venendo così ad alterare il dialogo proficuo che si sta creando tra le diverse rappresentane sia delle imprese che dei lavoratori”.

Finco assicura che il Pd di Ferrara “sosterrà con convinzione la posizione delle organizzazioni di categoria e si adopererà per  favorire la soluzione di questa ingiustizia nonchè per sottoporre all’attenzione delle istituzioni ogni possibile intervento risolutivo”.

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