Attualità
8 Marzo 2017
Le donne di Ferrara a braccia conserte per far valere i loro diritti

“Se non valiamo, noi ci fermiamo”

di Redazione | 2 min

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E’ stato un vero e proprio momento di fermo quello in Piazza Trento e Trieste in cui tutte le donne, con un appello allo scattare di mezzogiorno, si sono unite a braccia conserte. Il momento simbolico è stato però preceduto da tante considerazioni, letture, poesie, arte e musica, ognuna delle quali ha posto l’accento sugli otto slogan principi della giornata di mobilitazione dell’8 marzo.

Inneggiando quindi alla libertà delle donne – dall’ingiustizia, di lavorare, dalla violenza, dal sessismo, nelle differenze, di raccontarsi, di muoversi e restare – i docenti dell’Università di Ferrara Alfredo Alietti e Cristiana Fioravanti hanno proposto due letture, mostrandosi favorevoli a temi quali lo sdoppiamento del cognome, ossia la possibilità di distinguere il cognome materno da quello paterno. Una denuncia alla questione discriminatoria sulle donne migranti da parte di Alietti è stata poi sostenuta anche dal presidente Arci Ferrara Paolo Marcolini, che rende pubblico “quanto anche all’interno dell’Arci la presenza delle donne sia un sostegno di estrema importanza”.

E’ venuto poi il momento della musica, coordinato da Eleonora Telloli, operatrice sociale all’interno del progetto Luna Blu del Centro Donna Giustizia, che, dopo aver letto e interpretato narrazioni sulle donne vittime di violenza, ha dato il via ad un momento di flash mob in cui si è danzato “coinvolgendo chiunque volesse e passasse di lì”. Ma le danze si sono interrotte alla chiamata di Eleonora: qualche minuto a braccia conserte, prima del grido all’unisono “Se non valiamo, noi ci fermiamo”.

“Un momento davvero coinvolgente – racconta Eleonora – in cui ho visto le donne molto unite ma anche gli uomini. Si sono fermati tutti, ragazzini, anziani, maschi e femmine. E questo è un buon segno, perché non è una questione di donne, ma di comunità, di intenti”.

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