Spettacoli
10 Marzo 2017
Il giornalista spara a zero su tutti, da Renzi (e suo papà) a Salvini. Si salva solo il Papa "ben lontano dai complotti"

Travaglio contro le ‘penne alla bava’: “Non mi manca Berlusconi”

di Elisa Fornasini | 8 min

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Marco Travaglio

Berlusconi nei panni di Marlon Brando, Monti come salvatore della patria, D’Alema nelle vesti di sex symbol. Sono solo alcuni dei personaggi politici nati dalle ‘penne alla bava’ che popolano “Slurp”, la trasposizione teatrale dell’omonimo libro di Marco Travaglio in scena sabato 11 marzo al teatro Nuovo di Ferrara. In questa orgia di ‘leccaculismo’ e ‘zerbinocrazia’, il direttore del Fatto Quotidiano spara a zero contro giornalisti, politici, imprenditori, manager, ma soprattutto contro il virus della piaggeria che sta rovinando l’Italia. E che, nello spettacolo, fa ridere molto, molto amaramente.

A lavori fatti, che nomi aggiungeresti alla lunga sequela dei lecchini di professione?

Partiamo dalla meravigliosa sostituzione di Renzi con Gentiloni. Tutti quelli che leccavano Renzi, ora che è caduto, dicono che ha sbagliato tutto mentre Gentiloni è quello che ci vuole per questo Paese. E’ scandaloso che due premier con stili così opposti ricevano servi e encomi dagli stessi, in grado di dire tutto e il contrario di tutto. Come successe con Napolitano appena caduto da presidente. Renzi è stato lodato come un giovane dinamico, arrogante, solo al comando; dopo le sue dimissioni è stato osannato Gentiloni perché non se ne poteva più di questi ritmi da capogiro, di questa arroganza, finalmente arriva un premier pacato che non parla mai, non prende decisioni, sonnecchia invece che scattare.

Il problema è cambiare idea o cambiare bandiera?

Il problema è mettersi dalla parte di chi comanda in quel momento. Ho cambiato anche io opinione su Renzi, quando è arrivato sembrava un fattore positivo di cambiamento poi è diventato il contrario di se stesso. Nessuno osa metterli in discussione, solo quando scendono dal piedistallo si trova il coraggio di criticarli ma ormai è troppo tardi. Processare i morti non serve a niente, bisogna criticare i vivi. Per fare cadere un governo ci vorrebbero campagne di stampa libera mentre i fatti stanno succedendo, non a funerali avvenuti,

Il materiale, tra vivi e morti, non manca. Qual è l’antidoto per uscire da questo meccanismo perverso?

Per avere la stampa libera ci sono due strade: aspettare che i giornalisti svolgano i loro doveri, stando con il fiato sul collo ai politici (ma questa è una strada illusoria, senza uscita) o che tutti gli interessati all’informazione (utenti, lettori, telespettatori, radioascoltatori) si facciano carico dell’informazione, dato che è un diritto del cittadino e un servizio essenziale. Protestare è un diritto e un dovere, soprattutto in questi tempi di crisi dell’editoria e della carta stampata: mai come in questo momento, infatti, gli editori e i direttori stanno attenti alle lamentele. Imparare a dubitare e a decodificare il linguaggio della cortigianeria si traduce in una sana contestazione che li costringerebbe a rendere un’informazione più corretta. Nello spettacolo anche la risata è utile a immunizzare chi fruisce i mezzi dal danno della piaggeria: oggi è più facile ridere di Berlusconi e degli altri personaggi ridicoli, ma quando erano in uniforme si prendevano sul serio.

Non ti manca un po’ Berlusconi?

Non mi manca per niente ma non ho gli stessi sentimenti di quando era padrone dell’Italia. E’ come la diffusione dell’anticomunismo dopo la caduta del muro di Berlino, quando non si pagava nessun prezzo ad essere anticomunisti semplicemente perché non c’erano più comunisti. E’ facile ma inutile combattere il nemico quando il nemico ha già perso, io preferisco le battaglie contro i vivi. Per questo combattere adesso Berlusconi è inutile, bisognava farlo quando faceva danni: ora fa ridere e fa pena, non è lui il problema dell’Italia. Basta con il calcio dell’asino.

Allora quali sono i problemi ‘vivi’ del nostro Paese?

Sono tanti e per risolverli servirebbe capire da dove nascono, invece noi combattiamo i sintomi pensando siano la causa per via di un deficit di comunicazione. Quando è scoppiato lo scandalo Consip, tutti hanno additato come problema la giustizia ma questa era solo un termometro, il virus era ed è l’illegalità. Stesso discorso per Mani Pulite, usato come sinonimo di Tangentopoli. Ma non è così: Mani Pulite è la cura, Tangentopoli è il male. Ho appena pubblicato l’edizione aggiornata del mio libro però non c’è nessun reale cambiamento: in questi 25 anni si è fatto di tutto perché non si ripetesse Mani Pulite, nel senso di agire nell’illegalità senza farsi beccare, così la corruzione non ha fatto altro che galoppare.

Hai citato lo scandalo Consip, nel mirino il papà di Renzi. Oggi ne parlano tutti, ma tutto è partito dal Fatto. Ti risulta che qualcuno abbia citato la fonte visto che il tuo spettacolo parla anche di deontologia?

No, tutti fanno finta di averlo scoperto. La cosa preoccupante è che quando Marco Lillo ha pubblicato i primi articoli, gli altri giornali non parlavano dello scandalo ma del perché il Fatto avesse tirato fuori quello scandalo in quel momento, accusandoci di aver fatto un favore alla Raggi. Eppure quasi tutti i casi sulla giunta Raggi li abbiamo tirati fuori noi. E bisogna dividerli per gravità: un conto è fare due nomine sbagliate, un altro è truccare appalti milionari con tangenti e manovre. Questo è un caso enormemente più grave ma la stampa si sta già ritirando per far dimenticare questi affari col governo.

Tornando al governo, secondo te, “a naso”, come dici tu sul palco, Giuliano Ferrara come ha accolto Gentiloni?

Lo ha accolto bene, come ha accolto tutti gli altri. E’ ancora convinto che Renzi abbia un futuro quindi fa un po’ di moine ma Gentiloni è solo una parentesi da richiudere al più presto per tornare al suo idolo, all’erede di Berlusconi, per salvare l’Italia dal futuro barbarico a 5 stelle. Chi tifa il ritorno del patto del Nazareno non può che tifare Renzi, con Silvio come padre insieme al figlio Matteo.

Rimanendo in tema Renzi, come vedi questa conferenza programmatica che porterà al congresso?

Mi aspetto un programma che sia l’ennesimo elenco di promesse. Sarà difficile distinguere il congresso dalla campagna elettorale. Renzi ha sempre governato come se fosse in campagna elettorale, su questo era molto simile a Berlusconi. Un leader che non governa mai ma è sempre a caccia di voti, che non fa nessun tipo di programmazione delle politiche ma va avanti a bonus, regali, mance che gli possano portare più voti. E’ un grave limite buttare via soldi per risultati immediati, un mordi e fuggi, un pannicello caldo di fronte a un male grave.

Arrivando a un tema più ferrarese, il vescovo Negri è giunto alla pensione ma continua a far parlare di sé. E’ dell’altro giorno l’intervista dove ipotizza un maxi complotto ai danni di Benedetto XVI, c’entra anche il Fatto in questa cospirazione?

In realtà fu un collega del Carlino a beccare quella famosa conversazione in treno dove Negri si augurava una pronta dipartita dell’attuale papa. Poi girò la notizia a noi, noi la pubblicammo e il vescovo scagliò tuoni e fulmini per dire che non era vero, ma la sua posizione in merito è chiara. Questo complotto mi sembra solo un delirio, Ratzinger ha dimostrato di essere più avanti rispetto alla politica e al mondo della Chiesa stessa. Ci è voluto coraggio per fare questa mossa, verrà ricordato nella storia come un grande Papa, sempre fedele a Francesco. Una scelta lucida lontana ben lontana dai complotti.

Se Ratzinger verrà ricordato come un grande Papa, chi verrà ricordato come un grande politico?

In questi 25 anni l’unico premier che ha governato bene è stato Prodi nel suo primo mandato del ’96-’98. E’ l’unico governo di cui non mi sono vergognato. Per questo è stato osteggiato dai suoi, perché era meno a caccia di adulazioni e piaggeria. Gentiloni invece è un brav’uomo senza il piglio necessario per fare il premier, non ha i numeri o le condizioni per prendere iniziative. Comunque penso che si sarebbe dovuto andare a votare tanto tempo fa.

E se andassimo al voto oggi cosa succederebbe?

Bisogna vedere chi arriva prima e fa la proposta di formare il governo, se nascerebbe una coalizione destra-Pd o Pd-M5S (come voluta da Emiliano, più vicino al movimento). Mi auguro che Di Maio non guardi in direzione Lega, la Lega non ha un’idea di come si governi un Paese; Salvini parla solo di immigrati, offre soluzioni facili ma non sa nient’altro. L’importante è che chiunque vinca vada alla ricerca di energie positive. In un sistema tripolare è inevitabile che ci siano delle coalizioni, l’importante è che sia tra i migliori e non tra i peggiori come fatto fino adesso.

Parli spesso dei peggiori, hai una speciale ‘classifica’ del male?

Stento a trovare lati positivi nella Lega di Salvini, quella di oggi non è lontana parente di quella delle origini di Bossi. Il M5S ha dei lati brillanti e positivi con rappresentanti inesperti e veloci ad imparare, vedi la figura efficace di Appendino. A Roma ha incontrato delle difficoltà, ma è un movimento positivo che intercetta il malcontento in maniera democratica senza trasformarlo in xenofobia come Trump. Andrea Orlando invece non ha carisma ma è una persona perbene, mi auguro che riesca a scalare il Pd anche se sarà difficile perché è il partito di Renzi. Emiliano e Orlando sono già scappati con la nomina di Renzi, che si presenta come se non fosse successo nulla. Ormai non si capisce che differenze ci siano tra Pd e Forza Italia. Di tutto questo parleremo nello spettacolo, dove Giorgia Salari leggerà gli encomi di ognuno. E’ la parte più comica ma partiremo fin da Mussolini per far vedere che la cortigianeria non è mai cambiata in 100 anni.

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