Attualità
5 Marzo 2017
Tante riflessioni al primo incontro della seconda giornata di Tag Festival

La ‘prepotenza invisibile’ dei cyberbulli

di Redazione | 4 min

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“Il bullismo esiste da sempre. Chi sostiene di lottare per eliminarlo dice una cosa inesatta. Conoscere questo fenomeno in modo più profondo è il primo passo per acquisire gli strumenti che possono difenderci e attenuarlo”. Tante riflessioni e anche tante schiaccianti verità sono state messe a nudo al primo incontro della seconda giornata di Tag Festival, al quale hanno presenziato numerosi gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado Bachelet, Roiti, Dante Alighieri, Alda Costa, Istituto di Argenta, Iti Copernico-Carpeggiani e Cosmè Tura di Pontelagoscuro. “In linguistica si dice che le parole danno esistenza alle cose – spiega l’avvocato e presidente dell’associazione Sos Stalking Lorenzo Puglisi, autore del libro “La prepotenza invisibile” – e le persone della mia età spesso devono fermarsi a pensare se hanno subito o assistito a fenomeni di bullismo nella loro gioventù semplicemente perché non esisteva il termine.

La caratteristica fondamentale del bullo è che non fa mai una cosa da solo. Oggi, a differenza di ieri, è cambiato molto, ma non tutto: parlo di ‘prepotenza invisibile’ perché una volta il bullo era facilmente identificabile, lo conoscevano tutti e la sua azione ‘quasi di orgoglio’ era circoscritta alla scuola o a luoghi fisici. Oggi assistiamo ad un’evoluzione subdola di un bullismo ‘cyber’, che ha conseguenze centuplicate perché usa piattaforme con un bacino d’utenza quasi incontrollabile. E quelli che prima erano i ‘compagni’ del bullo, oggi è la convinzione che ci si possa nascondere dietro al profilo fake per dire qualsiasi cosa si covi dentro”.

A fronte di tutto questo, secondo Puglisi, l’empatia è uno strumento psicologico fondamentale che bisognerebbe apprendere a partire dalla scuola e che gli adulti in primis non conoscono. Empatizzare, letteralmente la capacità di mettersi nei panni altrui arrivando a provarne lo stato d’animo, “dovrebbe essere insegnato in educazione sentimentale” nella fascia d’età di adolescenza e pre-adolescenza in cui si forma il carattere e che inciderà irrevocabilmente sulla capacità relazionale sana (o non) di quelle che poi saranno persone adulte e decisori del tessuto della società. “Gli adulti per primi – sostiene Puglisi – tendono a demonizzare i giovani ‘sempre col telefono in mano’. Io esorto questi genitori a comunicare coi propri figli sull’effettivo uso della loro tecnologia, perché se è un uso corretto, questo non fa altro che incrementare il nostro sviluppo. Il vero problema è non rendersi conto di cosa è giusto e sbagliato”.

A sostenere il processo psicologico c’è anche quello legale, e ne è un esempio il disegno di legge “a prevenzione e contrasto del cyberbullismo”proposta da Elena Ferrara, che, come spiega la senatrice Pd Josefa Idem, “rimbalza fra camera e senato”. Attualmente alla quarta lettura della camera, il disegno prevede misure di prevenzione ed educazione nelle scuole sia per le vittime che per i carnefici, anche attraverso la possibilità per il minore di chiedere al gestore del sito in questione l’oscuramento o la rimozione della ‘cyber aggressione’. Ma “non è soltanto con denunce, condanne o sentenze che si cura la propria fragilità – prosegue Puglisi – al termine delle quali la maggior parte delle volte si assiste alla replica del precedente comportamento”.

Una buona educazione, insomma, nel senso profondo del termine, ed un’approfondita conoscenza dei propri sentimenti sembra mancare nella nostra ‘era cyber’, dove non si distingue più quando è il caso o meno di compiere azioni che, quando è troppo tardi, possono avere tragici risvolti. “Ci dobbiamo riappropriare della dimensione de gioco, nello sport ma anche nella vita”, sostiene la senatrice Idem, raccontando della propria esperienza di ‘donna diversa’ in mezzo a tanti atleti uomini che non accettavano la sua maggiore capacità nello sport. “L’allenatore vedeva ma non è mai intervenuto perché vigeva l’idea che i giovani se la debbano vedere fra loro, così si temprano. Ma non è così e non va bene. Penso a quei ragazzini che vengono sfruttati nello sport per vedere se hanno già il ‘tocco d’oro’ nel piede. Neanche questo va bene. Bisogna vivere e lasciar vivere ciascuno coi propri tempi, rispettarsi l’un l’altro e conoscere buone maniere”.

Quello che tanti giovani non sanno è che un uso corretto dei social può fornire strumenti di prevenzione al bullismo, e lo spiega la responsabile Facebook Italia Laura Bononcini, rimanendo a disposizione delle curiosità dei ragazzi al riguardo, ed esortandoli “a segnalarci tutto ciò che riteniate offensivo e pericoloso, a partire dai profili fake, non ammessi dalle regole dello stesso social network”.

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