Attualità
1 Marzo 2017
Secondo il consigliere provinciale Nicola Rossi i dati mostrano pesanti difficoltà per l'agricoltura, rischi idraulici e sicurezza della popolazione

Il problema nutrie è diventato un’emergenza

di Redazione | 3 min

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“I dati a nostra disposizione confermano come il problema nutria nel territorio ferrarese stia diventando sempre più pesante, sia per i danni all’agricoltura, sia per i rischi idraulici e la sicurezza della popolazione, oltre che per i molti cittadini che vedono orti e giardini invasi da questi roditori”.

A dirlo è Nicola Rossi, consigliere provinciale con delega alla caccia, pesca e ambiente. “Da 102 chiamate d’intervento di agricoltori del 2015 – prosegue Rossi – siamo saliti alle 750 dello scorso anno, senza contare le richieste per essere abilitati a intervenire direttamente sul proprio fondo attraverso le gabbie o lo sparo”.

Di fronte a questo problema la Provincia fa quello che può, è in sintesi l’allarme lanciato dal consigliere provinciale che analizza punto per punto una situazione all’insegna di risorse insufficienti.
A cominciare dalla Polizia provinciale, sempre più a corto di risorse e di personale, nonostante un impegno costante di presidio di un territorio vasto e con compiti che spaziano dalla sicurezza stradale, ai controlli ambientali, fino alla lotta contro il bracconaggio nella pesca e la caccia illegale alla fauna selvatica.

L’elenco dei problemi prosegue con l’assenza, finora, di contributi da parte dei Comuni a sostegno della Provincia per il contenimento delle nutrie, nonostante questa sia attività che una legge nel frattempo ha trasferito nelle competenze proprio dei Comuni.
Ciononostante la Polizia provinciale continua ad assicurare un coordinamento dei coadiutori sul territorio agricolo, i quali prestano la loro opera volontaria in attuazione del Piano di eradicazione della nutria.

Una misura approvata dalla Regione Emilia-Romagna nel 2016, senza però avere previsto risorse economiche e di personale, pur di fronte ai risultati positivi conseguiti in termini di risparmi di contributi fino a pochi anni fa erogati agli agricoltori a titolo di risarcimento danni alle colture, cui si deve aggiungere il completo trasferimento in Regione del personale prima in forza al servizio caccia e pesca della Provincia.

I coadiutori, unici autorizzati dal Piano regionale all’intervento oltre agli agricoltori (limitatamente nel perimetro della loro azienda), nel solo periodo aprile-dicembre 2016 hanno svolto circa 1.400 uscite e presto partirà un nuovo corso per abilitarne altri, visto che rispetto agli 878 dell’elenco degli idonei di sette anni fa ne sono rimasti 200 effettivamente operativi.

Lo stesso Nicola Rossi si fa portavoce di quanti sono toccati dal problema. “I coadiutori – dice – hanno bisogno di maggiori tutele, mentre al territorio provinciale occorre riservare un’attenzione in più per il suo essere per il 40 per cento sotto il livello del mare e attraversato da una fitta rete di canali”. “Tutte condizioni – prosegue – che aumentano le necessità di controllo e monitoraggio, a tutela della sicurezza e delle attività economiche che si svolgono nell’importante settore agricolo”.

L’accento è poi messo sulla necessità di maggiore chiarezza per quanto riguarda risorse e competenze, oltre a rafforzare le possibilità d’intervento ai cacciatori. Richiesta spinta fino all’appello rivolto agli agricoltori di sporgere denuncia ogni volta che si riscontrino danni alle gabbie di cattura delle nutrie.

L’intento di Rossi è verso un’integrazione al Piano regionale anti-nutria per una gestione più coordinata delle azioni e, nel contempo, di esprimere all’assessore regionale Simona Caselli le specificità del territorio.

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