Recensioni
28 Febbraio 2017
Da Moonlight a La La Land, cronaca di un thriller da red carpet

Un Oscar da commedia degli equivoci

di Redazione | 4 min

L’Oscar al miglior film con – sconcertante – sorpresa è andato a Moonlight. Incidente sulla proclamazione che aveva dato il premio a La La Land. Un Warren Beatty imbarazzato ed incredulo, salvato in corner dalla sua ‘vecchia’ compagna Faye Dunaway – due leggende viventi ormai –  ha dovuto mollare la busta contenente ‘and the winner is’ e comunicare alla fine dei ringraziamenti del team di La La Land che non avevano vinto.

Sembrava uno scherzo ed invece è accaduto. Forse uno scambio delle fatidiche buste, chissà.

Signorile, pur se malinconico, il cambio di mano della statuetta, mentre i produttori di La La Land  affermavano: “Siamo contenti di passarlo a voi”.

Intanto la Price Water House Cooper, la società che si occupa del conteggio ed i voti agli Oscar ha aperto un’inchiesta sul fatto.

Moonlight, l’opera prima di Jenkins Barry, riporta sul red carpet uomini e donne di colore e per un attimo il ricordo va a Indovina chi viene a cena?, del 1967, capolavoro di Stanley Kramer che affrontava, per la prima volta ufficiale, i rapporti affettivi tra bianchi e neri.

Candidato ad 8 Oscar ne porta a casa 3: miglior film, sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista, un meraviglioso ed umilissimo Mahershala Ali, neopadre da 4 giorni, che alla consegna del premio, ricordando la nonna e tutti i suoi maestri, ringrazia sommessamente, augurando ‘pace e benedizione’ a tutti.

Il film diviso in 3 parti, racconta l’iter di crescita di un uomo da bimbo ad adolescente fino all’età adulta, alla ricerca anche di un’identità sessuale all’ombra dei sobborghi di Miami.

Anche quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è rivelata premonitrice: La La Land è stato, come è successo per altre pellicole da Oscar negli anni scorsi ‘passate’ per Venezia, il film d’apertura della manifestazione veneziana, un autentico portafortuna.

La La Land ha avuto 6 oscar:  il più importante è, oltre a quello di Emma Stone come miglior attrice protagonista, e per la regia ad un giovanissimo Chazelle, è quello per la miglior colonna sonora che va a Justin Hurwitz e per la miglior canzone “City of stars” sempre sua, Benj Pasek e Justin Paul.

Sia permessa una nota a margine di chi scrive: forse il film, è stato sopravvalutato, pur essendo un’ottima prova da film e si può dire, parafrasando Fellini, che sia stato piuttosto un’ottima…prova d’orchestra.

E’ proprio la glossa musicale degna di professionisti ed artisti dei grandi Fifties and Sixties Musicals americani, ‘gli’ Hammerstein e, più tardi, ‘i’ Sondheim, a far la parte del leone ed a rendere magica l’atmosfera della pellicola, non esattamente le pur dignitose, ma non da Gene Kelly o Fred Astaire o Cyd Charisse o Ginger Rogers, performances ‘ballerine’ di Gosling e della Stone.

Note per l’Italia

Alessandro Bertolazzi: “Dedico l’Oscar agli immigrati”

“Sono un immigrato, vengo dall’Italia e lavoro in giro per il mondo. Questo premio è per tutti gli immigrati” – ha detto Alessandro Bertolazzi che ha vinto l’Oscar del cinema per il miglior make-up and hairstyling, insieme con Giorgio Gregorini e Christopher Nelson per il lavoro fatto nel film Suicide squad, scritto e diretto da David Ayer.

Grazie, voglio parlare, devo parlare, ho aspettato per 50 anni e forse di più” – ha aggiunto Bertolazzi sul palco, rendendo omaggio anche alla moglie Giovanna che lo ha supportato per tutta la vita.

Fuocoammare, battuto da O.J. Made in America

Non ce l’ha fatta Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi sugli sbarchi dei migranti a Lampedusa, candidato all’Oscar come miglio docu.

Era l’unica pellicola italiana in corsa per gli Oscar, dopo il trionfo alla Berlinale.

Fuocoammare è stato battuto dal favorito O.J. Made in America, di Ezra Edelman, docu di oltre 7 ore e mezza sulla storia dell’ex-giocatore di football americano O.J.Simpson ( God blesses America!! ).

Essere arrivati nel cuore di Hollywood con immagini e sentimenti legati al dramma dei migranti, è già un grande successo” – ha asserito Rosi, ringraziando, in pectore, la grande ed omaggiata Meryl Streep, in prima fila alla Dolby di Los Angeles, sua massima sostenitrice proprio a Berlino, quest’anno.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com