Attualità
26 Febbraio 2017
Il 66enne Luigi Visentin racconta il suo cammino degli 88 templi nell'isola Shikoku

A piedi per 1200 km, un ferrarese pellegrino in Giappone

di Elisa Fornasini | 4 min

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Milleduecento chilometri a piedi, zaino in spalla e tanta voglia di esplorare posti nuovi e culture diverse. E’ l’incredibile esperienza vissuta da Luigi Visentin, 66enne ferrarese, che si è cimentato in uno di quei pellegrinaggi che non si dimenticano facilmente. Come il cammino degli 88 templi in Giappone.

Un viaggio ricco di solenni tradizioni che l’anziano esploratore, ancora giovane di spirito (e nelle gambe), ha completato con una sua amica milanese in 47 giorni, con una media di 25 chilometri a piedi al giorno. Un’avventura mistica, conclusa a cavallo tra ottobre e novembre dello scorso anno, che ci siamo fatti raccontare dal diretto interessato.

Ci racconti del suo pellegrinaggio. In che cosa consiste e che posti ha visitato?

Si tratta di un pellegrinaggio che viene fatto dai buddisti giapponesi della setta Shingon, della lunghezza di circa milleduecento chilometri, durante il quale i devoti vanno a visitare e pregare in ottantotto templi. Per questo viene chiamato il cammino degli 88 templi, oppure il Shikoku, dal nome dell’isola in cui c’è questo percorso, che fra l’altro è la quarta isola per estensione del Giappone. Attualmente la maggior parte dei devoti fa questo pellegrinaggio in auto o autobus, pochi lo fanno a piedi. E ancora meno sono gli stranieri che lo compiono: anche in Italia è quasi sconosciuto.

E come mai lei ha deciso mettersi alla prova? Aveva già precedenti esperienze da pellegrino?

Ero curioso perché è un percorso particolare e davvero caratteristico. In più avevo voglia di scoprire il Giappone, dopo essere andato a piedi fino a Gerusalemme nel 2013. Le due esperienze non sono comparabili, anche se il viaggio a Gerusalemme è stato molto più impegnativo per la lunghezza, perché sono 3500 chilometri compiuti in quattro mesi. Questa volta è toccato al Giappone e conservo un ricordo positivo perché oltre a visitare i templi si vive davvero la vita giapponese.

Allora che cosa ha scoperto della cultura nipponica, misteriosa quanto affascinante?

La vita in apparenza è uguale alla nostra, ma entrando più a fondo si scoprono usi e costumi completamente diversi dai nostri. Come entrare in casa senza scarpe, avere il water in un’altra stanza rispetto alla doccia… piccole particolarità del loro modo di vivere che è bello sperimentare in prima persona. Rispetto a noi sono molto più rispettosi delle cose e delle persone, e non solo perché si inchinano sempre, ma anche per la grandissima disponibilità che offrono in tutte le occasioni. Anche negli uffici pubblici, ad esempio, non danno mai segni di impazienza ma fanno di tutto per aiutarti.

Allora sì, è davvero un altro mondo rispetto all’Italia. Scherzi a parte, qual è la cosa che l’ha colpita di più?

La disponibilità va di pari passo con la generosità. La cosa che mi ha colpito maggiormente, infatti, è che la popolazione è abituata a fare dei regali ai pellegrini lungo il percorso. Abbiamo ricevuto biscotti, caramelle, bevande, frutta, pranzi offerti al ristorante, ospitalità per dormire e anche qualche spicciolo. Questi omaggi, chiamati osettai, vengono in realtà fatti alla divinità che cammina accanto ad ognuno di noi. Per questo rifiutare è un segno di scortesia: se ti fanno un regalo, lo devi accettare.

Un gesto bellissimo. Per contro, qual è stato il momento più difficile, brutto o comunque complicato?

La lingua è stata un problema perché era una zona poco turistica. I giapponesi non conoscono le lingue straniere, solo i giovani e gli abitanti delle zone più turistiche parlano inglese. Nonostante le prime difficoltà per la comunicazione, l’organizzazione e in generale per l’orientamento, siamo sempre riusciti a cavarcela. Grazie, appunto, alla disponibilità di tutti gli abitanti. Anche il clima è stato tosto. Fino a ottobre c’è un clima faticoso, molto caldo e umido, verso novembre invece diventa molto più mite e bello. Si stava davvero bene.

Un viaggiatore instancabile. Ha qualche programma per il futuro?

No, ancora niente di definitivo. Mi piacerebbe ripartire per una nuova avventura ma è ancora tutto da progettare. Per ora mi godo il ricordo di questa vera e propria immersione nella vita giapponese, nei loro usi e costumi, e nella loro religiosità. Abbiamo anche imparato a recitare l’Hannya Shin-Go, il sutra del cuore.

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