Spettacoli
18 Febbraio 2017
Maurizio Micheli, Antonella Elia, Nini Salerno e Benedicta Boccoli svelano i tragi-comici segreti dello spettacolo

Dietro le quinte del teatro con “il più brutto weekend della nostra vita”

di Redazione | 3 min

Leggi anche

Tredicenne bullizzato e vittima di estorsioni dai compagni di scuola

Bullizzato e vittima di estorsioni da parte dei suoi compagni di classe. Un tredicenne ferrarese ha ottenuto giustizia grazie all'intervento dei carabinieri che hanno individuato i suoi aguzzini, tre suoi coetanei, ritenendoli i presunti autori del reato e segnalandoli alla Procura presso il Tribunale dei Minorenni di Bologna

Minorenne in fuga dalla struttura di accoglienza, avviate le ricerche

Un altro minore si è allontanato da una struttura di accoglienza e attualmente risulta irreperibile, così da avere attivato il piano persone scomparse della prefettura. Si tratta di Muhammad Said, nato in Pakistan il 20 settembre 2007, che pare abbia manifestato l'intenzione di raggiungere alcuni suoi parenti a Milano

Goro ricorda l’eccidio della Macchinina

Si è scelta la sala consiliare del Municipio di Goro per la commemorazione e il ricordo di una delle pagine più buie della provincia ferrarese. Era il 28 marzo 1944 quando Ernesto Alberghini, Luigi Cavicchini, Arrigo Luppi, Augusto Mazzoni e don Pietro Rizzo, allora parroco di Jolanda di Savoia, furono barbaramente uccisi dagli uomini della Repubblica Sociale

di Cecilia Gallotta

E’ “il più brutto weekend della nostra vita”, ma non certo per la compagnia Sanny, che poco prima dello spettacolo di venerdì sera presso il teatro Nuovo ha concesso qualche rivelazione ‘dietro le quinte’ del gustoso recital “stile Woody Allen”.

“Lo spirito è comune – racconta il regista Maurizio Micheli – un po’ caustico: due coppie che attraversano situazioni critiche si ritrovano a passare il weekend insieme non avendone nessuna voglia. Le verità e bugie dei quattro protagonisti, che si detestano reciprocamente, vengono poi a sfociare nel comico. Questo tipo di spettacolo ha dei padri, come Neil Simon, Woody Allen o Joseph Roth”.

L’odio è dunque il sentimento che prevale nello spettacolo, ma poi sfocia nel comico. Vuol dire che alla fine a prevalere è un altro sentimento?

Purtroppo no. L’odio è un sentimento più comune e diffuso dell’amore, e per questo molto più ‘masticabile’ dal pubblico. Qui si tratta di odio piccolo, quotidiano, dell’odio che la gente comune nutre nella vita reale, dietro ai falsi sorrisi, e di quello provocato dalla convivenza quando ‘non ci si sopporta più’. Ma è pur sempre odio, ed è alla base dello stesso sentimento che oggigiorno domina il mondo, basti pensare al web, dove tutti possono rovinare la vita a tutti, e dove si può riversare odio verso chiunque e qualunque cosa. Questo spettacolo è una grande metafora di questo mondo.

C’è attinenza fra il ruolo che interpretate e la vostra persona nella vita reale? E all’interno del mondo del teatro?

Il ruolo che interpretiamo qui è particolarmente esacerbato, quindi una buona dote recitativa che va oltre alla persona ci vuole. E’ pur vero che quando si recita ci si porta sempre una parte di sé: non sono gli attori a dover passare attraverso il personaggio, ma il viceversa. Anche il mondo del teatro si inserisce bene nella metafora che propone questo spettacolo: non solo perché non siamo più ‘ai tempi d’oro’, dove in una stagione si facevano oltre 120 recite (adesso se va bene arriviamo a 60-70), ma anche perché soprattutto nella comicità, è fondamentale il lavoro di squadra. Ci sono comici che rubano gli applausi o bruciano le battute degli altri. Ci vuole un equilibrio di tempi incredibili, e molti attori rientrano perfettamente nel target dei personaggi che interpreteremo nello spettacolo.

Visto il vostro background televisivo, il mondo del piccolo schermo è dunque preferibile a quello del teatro? E il pubblico è diverso?

Se in tv ci fosse un varietà carino, lo faremmo volentieri. Ma la tv dei grandi maestri come Mike Buongiorno o Raimondo Vianello non esiste più. Il pubblico invece sì, è cambiato: nel senso che è diventato sempre più televisivo. Quello che cambia il pubblico dopo 30-40 anni di telecomando è la pazienza: la pausa teatrale infastidisce, infatti il testo originale dello scrittore canadese Norm Foster è stato prevalentemente tagliato. E’ diventato uno spettacolo più smart, dove una battuta tira l’altra, dove il ritmo è incalzante, e non c’è il tempo per girare gli occhi, visto che non c’è il canale.

Qual è il segreto per far ridere il pubblico? Un giovane che vuole intraprendere questa strada ha ‘vita facile’?

Per far ridere, abbiamo sempre fatto ciò che faceva ridere noi. Poi ovviamente lo stile è qualcosa che da acquisire è più complesso. Ci sono giovani comici che sono scadenti, non sanno cosa sia la battuta brillante, surreale, che rompe gli schemi. Intraprendere il mestiere è difficilissimo, ma non perché manchino le scuole, per quello ci si può iscrivere alle accademie e studiare nei migliori posti. Ma la cosa fondamentale è vedere gli spettacoli. Vederne tanti e fin da piccoli: adesso a teatro i piccoli non vanno più, e questa è un’altra conseguenza del telecomando. Questo è un mestiere che si fa rubando a chi l’ha fatto prima di te.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com