Attualità
16 Febbraio 2017
Respinto il ricorso di Solvay contro l’ordinanza per il risanamento dell'area fornace ex cave Sef

Bonifica ‘Quadrante est’, il Tar dà ragione a Comune e Arpae

di Redazione | 3 min

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(archivio)

Il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il 15 febbraio, ad esito del primo grado di giudizio , il ricorso presentato da Solvay Sa contro Arpae Emilia-Romagna e il Comune di Ferrara, avente ad oggetto l’ordinanza emanata con la quale si è intimata a Solvay la bonifica dell’area ex cave Sef, nel cosiddetto “Quadrante est” di Ferrara.

L’Agenzia regionale – nella quale sono confluite dal 2016 le competenze in materia ambientale delle Province – era stata attivata a fine 2015, con richiesta istruttoria, dal servizio Ambiente del Comune di Ferrara.

Il Comune, dopo il rilevamento di sostanze inquinanti di origine industriale nell’area, aveva affidato all’Università di Ferrara l’incarico di effettuare le necessarie indagini allo scopo di predisporre tempestivamente l’intervento da parte del Comune di bonifica e messa in sicurezza che nel 2010 portò la Giunta del Comune di Ferrara ad approvare il Piano di Caratterizzazione e nel 2012 il progetto “Messa in sicurezza Quadrante Est: primo intervento per la realizzazione di un sistema di rimozione del percolato”, dell’importo complessivo di 1.350.000 euro (finanziato con fondi regionali).

Ulteriori indagini e verifiche hanno quindi consentito a Comune ed Arpa di individuare in Solvay la responsabilità di tale inquinamento, dal momento che le sostanze contaminanti rinvenute nel Quadrante Est sono riconducibili alla produzione di clorometani e pvc, avvenuta unicamente presso lo stabilimento Solvay di Ferrara (a sua volta oggetto di bonifica), tra l’inizio degli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta.

Il Tar, confermando la tesi delle amministrazioni, ha ritenuto la sussistenza del nesso di causalità tra l’attività della Solvay e l’inquinamento di questa parte del Quadrante est sulla base del principio del “più probabile che non”, affermando inoltre che la scoperta dell’inquinamento, anche se avvenuta a distanza di anni, non impedisce di applicare il principio di responsabilità.

Il giudice, infine, ha condannato la Solvay a rifondere ad Arpae e Comune, difesi dai rispettivi uffici legali, le spese processuali.

“L’ottimo lavoro tecnico, di rilevazione ispettiva, campionamento e analisi, oltre all’attenta e tenace difesa in sede giudiziaria dell’interesse pubblico e della salute della comunità ferrarese ha prodotto questo primo, positivo risultato” – ha commentato il direttore generale di Arpae Giuseppe Bortone – “il principio di responsabilità applicato anche per l’inquinamento avvenuto in aree esterne all’insediamento produttivo è un precedente di grande importanza per altri possibili casi analoghi che possano essere individuati e perseguiti nelle sedi opportune”.

Il sindaco Tiziano Tagliani, complimentandosi con tutti i tecnici e con gli avvocati del Comune Montini, Nannetti ed Indelli e gli avvocati Fantini ed Onorato di Arpae, ha ribadito “l’Amministrazione comunale è fortemente impegnata a difendere e tutelare la salute dei propri cittadini, operando attivamente nel controllo dei siti contaminati. Per fare qualche esempio concreto: oltre agli interventi sul Quadrante Est, il servizio Ambiente del Comune sta coordinando le bonifiche nel sito Petrolchimico; ha attivato il recupero ambientale dell’area inquinata da prodotti petroliferi sul sito denominato Ex-Camilli di via Darsena; svolge monitoraggi per tenere sotto controllo l’attenuazione naturale di vecchi plume di contaminazione riscontrati nelle acque sotterranee nel Quadrante Nord e Quadrante Ovest della città”. “La decisione del Tar – ha concluso Tagliani – ci conferma la necessità di procedere con determinazione nell’individuare le responsabilità di chi causa danni all’ambiente, secondo il principio “chi inquina paga””

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